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Home » Educazione » Scuole Superiori » SCUOLA/ Quel “ritorno ai Romani” che c’entra poco con la storia e col latino

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SCUOLA/ Quel “ritorno ai Romani” che c’entra poco con la storia e col latino

Domenico Fabio Tallarico
Pubblicato 7 Ottobre 2023
Esame di maturità (LaPresse)

Esame di maturità (LaPresse)

"La carne è carne": valeva per gli stupratori di Palermo, ma anche per i Romani, che qualcuno oggi propina come modello. Ma ci sono studenti che chiedono altro

C’è un uomo in Italia che mette tutti d’accordo, che in caso venisse varata l’elezione diretta del Presidente della Repubblica non avrebbe rivali, vincendo con un plebiscito popolare; una figura più unificante di leader religiosi come il Papa o il Dalai Lama: quest’uomo è Alberto Angela.

Il conduttore televisivo ha sicuramente tante capacità e un grande pregio, quello di riuscire a portare con successo ad un grande pubblico cultura, storia e bellezza che nella tv generalista rischiano ormai di scomparire.


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Sui social sono molto simpatici e di moda meme e battute che lo riguardano; si è però arrivati alla divulgazione di veri e propri “santini” in cui oltre alla foto del bravissimo divulgatore vengono virgolettate citazioni tratte dalle sue trasmissioni.

Quella che recentemente ha suscitato più scalpore è sicuramente questa: “Tra i Romani non c’erano categorie: non c’erano omo, etero e bi. C’era solo l’amore, che doveva essere vissuto in modo libero, naturale, bello”.


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L’intento ideologico di chi ha divulgato questi “santini” è abbastanza evidente: far passare al grande pubblico l’idea che il mondo dei Romani fosse più progressista e aperto di quello attuale, un mondo che sembrerebbe bigotto e liberticida.

È già abbastanza assurdo (e antistorico) paragonare due mondi così lontani, con culture profondamente diverse, per darne giudizi morali, ma ci sono alcuni aspetti che emergono dalla frase e dalla puntata di Ulisse condotta da Alberto Angela che forse è utile segnalare, e che forse sono ancora più attuali di quanto non sia stato sottolineato.


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Far coincidere qualcosa di potente e grande come l’amore alla mera pratica sessuale è parziale e riduttivo in sé, ma già si comprende perché l’ideologia del mondo contemporaneo, sintetizzata nella frase “love is love” dalla comunità LGBTQ+, vorrebbe in qualche modo sdoganare e attualizzare quelle che sono state le pratiche sessuali nell’antica Roma.

In realtà dalla trasmissione si capisce come gli uomini e le donne liberi, i cittadini romani, vivessero in totale sottomissione al potere politico dominante; le persone venivano uccise, sfruttate e usate dall’imperatore di turno, trovandosi in balia di interessi, pazzie o piaceri momentanei.

Poi non va taciuta la grande presenza degli schiavi nel mondo romano (forse poco accennata nella trasmissione), che vedeva in questi uomini e donne lo strumento di realizzazione del grande impero: venivano considerati veri e propri oggetti, acquistabili al mercato, vendibili e usabili per qualsiasi tipo di lavoro, per qualsiasi tipo di violenza e per qualsiasi tipo di piacere personale.

In sintesi la grande costante di quel periodo è la violenza sugli uomini e le donne, che non venivano considerati come persone.

Nel dialogo con i miei alunni sugli stupri e gli omicidi che hanno coinvolto tanti adolescenti in varie parti d’Italia, la frase che ha suscitato più rabbia è quella pronunciata da un ragazzo di Palermo: “La carne è carne”. In questo modo di pensare infatti non c’è più una persona davanti a sé, ma le proprie voglie e una ragazza considerata utile al soddisfacimento del proprio piacere.

Nella mentalità dominante e in particolare in quella dei nostri giovani è già chiara l’idea romana, presentata nella trasmissione, per cui la soddisfazione del proprio piacere è il criterio ultimo della società. L’altro è funzionale al mio piacere, è mero oggetto per il mio soddisfacimento; già oggi i ragazzi si prendono e lasciano velocemente per essere usati.

La “educazione sessuale” nelle scuole si basa già su questi semplici criteri: cerca il piacere come e quando vuoi, usa i preservativi per proteggerti e per poter continuare a soddisfare il tuo piacere, non mettere o rimanere incinta (per poter continuare la tua attività sessuale).

Il favorire questa mentalità dello sfruttamento egoistico non rende le persone più libere ma più schiave di se stesse e più emarginate, soprattutto facendo sentire inadeguate, fuori dal mondo e depresse quelle che invece cercano altro, quelle che cercano l’amore vero, ricordato da un grande scrittore come Antoine De Saint-Exupéry in modo semplice ma grandioso: “Il vero amore comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio”.

Qualcuno ha scritto che Alberto Angela con la sua frase avrebbe messo d’accordo tutti. Tutti no: i miei alunni, come tanti altri giovani, desiderano amare ed essere amati senza ricatti, senza essere considerati oggetti; desiderano qualcuno che voglia loro bene per quello che sono e non per essere sfruttati.

I primi che dovrebbero capirlo sono gli adulti, ma talvolta viene da pensare che siano i più interessati a renderli schiavi.

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Tags: Palermo


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