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Home » Educazione » Didattica » SCUOLA/ Wrw, leggere non basta: non si può “sapere” l’italiano senza scriverlo

  • Didattica
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SCUOLA/ Wrw, leggere non basta: non si può “sapere” l’italiano senza scriverlo

Monica Bottai
Pubblicato 9 Gennaio 2023
(LaPresse)

(LaPresse)

Una risposta alla crisi dell'italiano è il WRW. Centrale è il processo che conduce ad un testo scritto finito. Merita una maggiore diffusione

In una qualsiasi classe della scuola secondaria, l’insegnamento dell’italiano ha solitamente alcune consuete caratteristiche: uso dell’antologia, proposta di generi letterari in sequenza, valutazioni sommative per i vari moduli, lettura individuale assegnata a casa e solitamente su libri dati dal docente, lettura in aula come esercitazione scolastica, poche occasioni di scrittura (e, soprattutto, di scrittura autentica), studio di una grammatica descrittiva.


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A fronte di questo, abbiamo spesso alunni che sono scarsamente motivati alla lettura e allo studio della letteratura, scrivono solo se costretti e con scarso coinvolgimento personale, commettono “sempre gli stessi errori” in ambito grammaticale.

Naturalmente queste prime righe sono una grossolana generalizzazione, ma i miei colleghi troveranno sicuramente qualche corrispondenza rispetto al loro vissuto quotidiano. Che fare? Per cambiare davvero qualcosa, è necessario che il docente accetti la sfida di modificare consuetudini e prassi didattiche che si perpetuano – complice l’editoria scolastica, i cui marchi offrono modelli pressoché identici nella struttura e nei contenuti –, pur essendo inadeguate al vissuto e alle esigenze dei nostri ragazzi.


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Allora, proviamo a ripartire dalle Indicazioni nazionali e dalle competenze chiave europee, chiedendoci: mettere al centro l’alunno, creare contesti autentici, attivare problem solving, potenziare collaborazione e autovalutazione, valorizzare l’esperienza hic et nunc dell’alunno: sono davvero traguardi realizzabili? Come lettura e scrittura promuovono tutto questo? Come creare lettori e scrittori a vita?

Il Wrw, Writing and Reading Workshop, è un tentativo di risposta, “una strada per trasformare i principi pedagogici delle Indicazioni nazionali in una pratica quotidiana di insegnamento” (J. Poletti Riz, Scrittori si diventa, Erickson 2017). Questa metodologia è nata con le ricerche di Donald Murray (Teaching writing as a process, not product) e Donald Graves (Childrens want to write) fra gli anni 70 e 80 ed è attualmente promossa dal Teachers College Reading and Writing Project, fondato e diretto da Lucy Calkins, docente di letteratura nella Columbia University; in Italia, si è imposta all’attenzione di molti docenti grazie a Nancie Atwell (vincitrice nel 2015 del primo Global Teachers Prize e autrice di In the middle) e Jenny Poletti Riz, diffondendosi poi sui vari social (gli articoli di Sabina Minuto) e sul web. Gran parte dei testi di riferimento non sono stati ancora tradotti (Frank Serafini, Penny Kittle, Ralph Fletcher, per citare alcuni autori), ma negli ultimi anni alcune case editrici hanno pubblicato volumetti di didattica e attivato corsi di formazione a cura di docenti sperimentatori del metodo (Erickson, Pearson).


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Sostanzialmente possiamo definire il Wrw come una vera comunità di lettori e scrittori, che, in un ambiente strutturato ma non controllato, si immergono nella lettura e nella scrittura, condividono significati, sperimentano tecniche e strategie. È un luogo di partecipazione, in cui è centrale il processo che conduce o ad un testo scritto finito, o alla costruzione del significato di un testo letto; ogni studente, infatti, è personalmente accompagnato dal docente in un percorso di maturazione, attraverso modelli testuali di riferimento e dentro una costante riflessione metacognitiva. L’alunno è continuamente supportato da strategie, procedure e routine, ma è chiamato a decidere e scegliere in autonomia per poi offrire un personale contributo alla pratica laboratoriale comune, in un continuo scambio di stimoli e feedback reciproci fra docente e studenti, o fra pari.

Le sessioni laboratoriali prevedono una mini-lesson di 10-15 minuti (un solo teaching point, mirato), scrittura/lettura autonoma per 30-40 minuti (pratica immediata del teaching point, o scrittura/lettura autonoma, o consulenze individuali), 10 minuti di condivisione (un pezzo finito, una peer review, un giudizio sulla lettura svolta…). In particolare, il processo di scrittura si dipana secondo alcune fasi: prescrittura, bozza, revisione, editing, pubblicazione del prodotto finale.

Invece, per la lettura, vi sono letture collettive (a voce alta da parte del docente), lettura autonoma (in classe e a casa, supportato da specifiche strategie di lettura, ogni alunno ha un proprio testo, scelto liberamente in una selezione ampia e variegata) e book talk.

Strumento essenziale in ambedue i laboratori è il taccuino, che non è un diario né un quaderno di esercizi, ma uno strumento personale dell’alunno per raccogliere idee, titoli, spunti, strumenti, citazioni…è lo specchio della personalità del lettore/scrittore, essenziale per valorizzare l’esperienza ed il percorso cognitivo-emozionale di ciascuno, nell’ottica di quella “personalizzazione” di cui da anni parliamo. Infatti, qui è il punto centrale del Wrw: uno sguardo unico e personale su ogni alunno, che ha nel docente il suo vero mentore, il modello vivente, che legge e scrive con lui. Merita davvero approfondire la questione.

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