La chiusura delle scuole, disposta dal governo fino al prossimo 15 marzo per cercare di contenere la diffusione del coronavirus, non solo scombussola il calendario delle lezioni, ma mette alla prova l’organizzazione didattica, ponendo diversi problemi, a partire dalla Dad (Didattica a distanza). Il Dpcm del 4 marzo, che elenca le misure emergenziali adottate conferma, per esempio, affida maggiore autonomia sulle iniziative di e-learning ai presidi, annullando di fatto ogni coinvolgimento degli organi collegiali da sentire prima di attivare le attività da remoto, soprattutto per evitare di tenere riunioni pomeridiane “affollate”. Quindi, dirigenti scolastici in prima fila per promuovere e gestire le lezioni virtuali. Sono misure che i presidi si aspettavano? “Le misure adottate dalle autorità in via precauzionale – risponde Antonello Giannelli, presidente nazionale di Anp (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola) – sono il segno del fatto che ci troviamo davanti a una situazione seria che va affrontata anche con provvedimenti severi. Le notizie degli ultimi giorni lasciavano presagire uno sviluppo della vicenda in questo senso, per cui l’estensione del provvedimento di sospensione delle attività didattiche non ci ha colto di sorpresa”.
E come valuta la risposta dei dirigenti scolastici?
I problemi organizzativi esistono ma i dirigenti si stanno muovendo con senso di responsabilità e con la consapevolezza che nei momenti di emergenza si devono e possono trovare le energie e le risorse per affrontarli nel modo migliore.
Dopo la decisione del governo di chiudere le scuole in tutta Italia fino al 15 marzo, si è presentata la necessità di provvedere a modalità di didattica a distanza. Quali problemi presenta? E come va organizzata?
Il sistema scolastico italiano non è ancora del tutto pronto per rendere prassi consueta la didattica 3.0. Tuttavia il Dpcm del 4 marzo impone alle scuole di compiere uno sforzo in tale direzione. Occorre verificare le condizioni di fattibilità di tale modalità didattica: la mia scuola possiede le risorse umane in grado di applicarla? Dispone di strumenti tecnologici adeguati? Gli studenti sono nelle condizioni di poter accedere a questa forma di didattica? Sono quindi tre le aree da valutare per capire come e da chi vada adottata.
Che cosa bisogna valutare?
L’organizzazione della teledidattica impone di fare delle scelte in termini di supporti tecnologici, di ambienti digitali, di competenze da valutare, di tempi da dedicare. A tal fine va immaginata come una naturale prosecuzione del fare scuola in presenza, anche per non far venire meno negli studenti la continuità del rapporto educativo. Fa piacere riscontrare il grande entusiasmo tra i docenti: molti di loro si stanno misurando con questa sfida nella consapevolezza che ciò che va privilegiato sia sempre e comunque l’alunno.
Il governo ha disposto anche il blocco dei viaggi d’istruzione. Come va gestita questa situazione? E se il diritto di recesso non viene accolto dall’agenzia?
La sospensione di viaggi e visite di istruzione è stata una misura molto forte, ma anche comprensibile. La situazione non consente ad alunni e docenti di muoversi sul territorio nazionale ed estero con serenità. I vari interventi normativi, a partire dal Dl 6/2020 fino al Dpcm del 4 marzo, hanno ribadito questa misura precauzionale estendendola al 3 aprile prossimo. I provvedimenti hanno indotto le scuole a gestire situazioni differenziate: sospensione e annullamento di procedure non ancora concluse, contratti già sottoscritti, acconti versati. Noi crediamo che il perimetro di azione richiamato dalle norme per una situazione eccezionale come quella che stiamo vivendo possa permettere di gestire con equilibrio questa vicenda. Comprendiamo anche le grandi difficoltà in cui si sta trovando il settore turistico e auspichiamo la costituzione di un apposito fondo per affrontare le conseguenze economiche determinate da questa misura.
Sulla riammissione degli alunni dopo un’assenza superiore ai 5 giorni l’Anp ha sollevato dubbi sull’applicabilità di quanto previsto dal Dpcm del 1° marzo. Perché?
Riteniamo di dubbia applicabilità la disposizione del Dpcm perché il dirigente che si trova a decidere sulla riammissione degli alunni assentatisi per più di cinque giorni non può conoscere la causa dell’assenza e deve attenersi a quanto dichiarato dai genitori, in mancanza di una certificazione medica che andrebbe comunque presentata. Il medico, infatti, in base alla legge, è tenuto a notificare solo i casi di malattie diffusive pericolose per la salute pubblica.
In questi giorni di chiusura delle scuole è opportuno che i presidi provvedano alle operazioni di sanificazione dei locali scolastici? Come devono comportarsi?
Diverse ordinanze sindacali hanno previsto la sanificazione delle scuole, in linea con le misure di prevenzione richieste dall’emergenza coronavirus. Si tratta di un’operazione che va svolta da personale formato e idoneo. Non è questo il caso dei collaboratori scolastici, tra le cui mansioni non rientrano operazioni di questo genere. I dirigenti per questo tipo di intervento devono interfacciarsi con l’ente locale cui spetta l’esecuzione di operazioni più incisive della semplice pulizia dei locali, operazione, quest’ultima, già garantita dagli operatori della scuola.
L’emergenza coronavirus colpisce anche i programmi di formazione e aggiornamento dei neo-dirigenti?
Stante l’obbligo di evitare situazioni di affollamento e viste le recenti disposizioni che sospendono meeting, convegni e attività di simile natura, molti Uffici scolastici regionali si stanno muovendo nel solco di questa misura, interrompendo momentaneamente le attività di formazione e aggiornamento dei nuovi dirigenti scolastici. Altri, invece, hanno optato per la continuità degli interventi garantendo, però, l’applicazione di misure preventive in linea con le raccomandazioni riportate nelle norme.
Qualora la chiusura delle scuole dovesse essere prorogata dopo il 15 marzo, quali ulteriori problemi potrebbero insorgere?
Nella prospettiva di uno scenario simile la scuola è in grado di approntare misure e adottare soluzioni che siano in grado di fronteggiare l’emergenza. È evidente che si dovrebbero rimodulare tempistiche e attività che il calendario scolastico impone, anche secondo le disposizioni del ministero, così come si prospetterebbe la necessità di insistere sul percorso della didattica a distanza, nella consapevolezza che urge mantenere la relazione educativa con gli studenti, soprattutto con quelli più deboli. La situazione ci consentirebbe, comunque, di sperimentare la capacità di resilienza del sistema scolastico e di cogliere nelle esperienze determinate da fatti eccezionali le positività quali, per l’appunto, la possibilità di rendere sistematica la teledidattica in funzione ora ancillare nei confronti di quella in presenza, ora primaria, come nelle situazioni emergenziali.
(Marco Biscella)