Continua stancamente questo finto campionato di Serie A. Il variegato mondo delle tribune calcistiche rappresenta uno spaccato importante della nostra società. Il calcio stesso è il modo per far comprendere che i risultati derivano dal collettivo e non dall’individualismo. In nessuno sport si vince da soli. C’è sempre un preparatore, un motivatore, un tifoso alle spalle di un campione. Il calcio vive tutto ciò in modo completo. La sommatoria fra chi è in campo e chi tifa dagli spalti è la società nella sua completezza. Da ciò discende lo spettacolo. Se manca una componente, ti ritrovi con una trentina di ragazzotti che inseguono un pallone, per chi? Per gente che fra un caffè e una birretta li guarda su uno schermo senza poterli incitare. Però a qualcuno piace così per cui diciamo che ci divertiamo.
La Lazio,ancora intontita dalla scoppola di Bergamo, le avrebbe prese anche dalla Fiorentina se sant’arbitro non avesse ingigantito, trasformandolo in rigore, un falletto difensivo dei viola. Sarà contento Lotito che rimane, a distanza incolmabile, l’unico inseguitore dei Gobbi. Costoro si sono mangiati, neanche fosse una bagna cauda estiva, il Lecce volonteroso ma rimasto in dieci dopo mezz’ora per una stupidaggine del loro pilastro difensivo Lucioni. Dybala segna splendide reti e Ronaldo i rigori che, a Juve e Lazio, non mancano mai. Si sta arrabattando bene il Milan di Pioli nel pantano del centroclassifica di Serie A. Ha battuto, nel forno di San Siro, la Maggica che, nel finale, è letteralmente scoppiata. Quando si gioca a temperature proibitive vale più la forza fisica del gioco, e i casciavit, di forza, dimostrano di averne. Un pareggio avrebbe meglio rispettato l’andamento della gara, ma i rossoneri hanno saputo sfruttare le occasioni, i giallorossi no.
Il Napoli e l’Atalanta pensavano di essersi sbarazzati dei loro avversari – non era una grande sorpresa – la Spal non segnava a Napoli da 59 anni, c’era ancora Giovanni Gronchi Presidente della Repubblica. Invece, passate in vantaggio dopo pochi minuti, sono state raggiunte praticamente in contemporanea da Lasagna e Petagna. Due splendidi contropiede dell’Udinese e dei ferraresi. Poi, come intuibile dalla classifica, i bergamaschi soffrendo, i partenopei tranquillamente, si sono portati a casa i tre punti facendo valere la troppa differenza di gioco e di complesso generale di squadra.
Veniamo ai bauscia. L’inter è nella situazione del nostro Governo: basta promesse, ci vogliono i fatti altrimenti la Juve per la Beneamata, il rilancio economico per il Belpaese, non verranno mai raggiunti. I fatti li fa però Gervinho, una rete fotocopia di quella dì Ribery contro la Lazio: incantevole. Conte ha cambiato tutti i difensori e a centrocampo, senza Brozovic, nessuno costruisce gioco. Si ha quasi il sospetto che, persa la Coppa Tim e quasi assicuratasi la Champions League per la prossima stagione, i nerazzurri si siano rilassati e puntino ad avanzare in Europa League piuttosto che puntare allo scudetto in Serie A. Eriksen impalpabile, tale Scozzarella lo ha dominato. Nessun vantaggio per gli attaccanti, dannoso quando deve difendere. Godin inesistente. Ma questi sarebbero i top player che debbono far grandi i milanesi? Parliamoci chiaro: i nerazzurri hanno giocato un primo tempo da schifo! Alla ripresa l’Inter non cambia assolutamente. Lentissima nel giro palla, permette ai ducali di difendersi a cinque chiudendo così le corsie e bloccando con i tre centrali Lautaro e Lukaku. Non potrà mai passare. Infatti passa solo su battuta da fermo: azione d’attacco, calcio d’angolo, deviazione di Lautaro e rete di De Vrij: 1-1 e, per me, va bene così. Ma non va bene all’Inter: si ributta sotto e, su cross di Moses, Bastoni uccide i gialloblu. Talvolta un po’ di sano lato B può valere tre punti.