La Siae, Società Italiana degli Autori ed Editor, è stata vittima di un ransomware, ovvero un attacco hacker ad opera del gruppo Everest. Nelle scorse ore sono stati rubati all’ente preposto alla protezione e all’esercizio dell’intermediazione del diritto d’autore in Italia ben 60 gigabyte di dati che erano riservati agli artisti. Essi sono stati esfiltrati e pubblicati con l’obiettivo di essere rivenduti sul dark web. I colpevoli hanno richiesto un riscatto in bitcoin per fermare il contrabbando.
I dati in questione contengono anche informazioni sensibili sugli artisti, tra cui ad esempio quelle contenute nei contratti sottoscritti, nei documenti di identità e nei metodi di pagamento registrati. È per questa ragione che la Siae ha allertato gli associati in merito a quanto accaduto: “Se hai ricevuto telefonate o link via SMS da un numero che apparentemente risulta essere quello di SIAE, non rispondere e non cliccare sul link perché si tratta di una truffa”. In molti, tuttavia, ci sono già cascati.
Siae vittima attacco hacker: chiesto riscatto, ma non verrà pagato
Il gruppo Everest, autore dell’attacco hacker di cui è stata vittima la Siae, ha chiesto un riscatto in bitcoin. La Società Italiana degli Autori ed Editor, tuttavia, non intende pagarlo, in quanto non si hanno garanzie concrete in merito al fatto che la diffusione dei dati verrebbe bloccata. “La Siae non darà seguito alla richiesta di riscatto”, ha spiegato ai microfoni dell’Ansa il direttore generale Gaetano Blandini.
L’ente, piuttosto, si è immediatamente rivolto alla Polizia. “Abbiamo già provveduto a fare la denuncia alla polizia postale e al garante della privacy come da prassi. Verranno poi puntualmente informati tutti gli autori che sono stati soggetti di attacco. Monitoreremo costantemente l’andamento della situazione cercando di mettere in sicurezza i dati degli iscritti della Siae”, ha aggiunto. Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche sta indagando su quanto accaduto.