I dati dell'Inail ricordano la piaga degli infortuni sul lavoro presente nel nostro Paese, ma su cui è possibile intervenire
Il ricordo del crollo del Ponte Morandi e i dati dell’Inail che, con cadenza regolare mensile, ci aggiornano sugli incidenti sul lavoro aprono una riflessione molto seria sulla tragedia che quotidianamente stiamo vivendo e che pare non arrestarsi. Questa verità per cui uomini, donne, ragazzi e ragazze escono di casa la mattina e non li vediamo più è lacerante.
A fine luglio i dati mostrano un calo delle denunce, ma un aumento delle morti (+30,5%), in particolare quelle sul tragitto casa-lavoro, e il rilevante incremento di denunce degli studenti è sicuramente un dato che si collega alla recente estensione della tutela assicurativa di cui beneficiano studenti delle scuole pubbliche private introdotta dal 2023/24 e confermata. Rappresentano ben il 13% del totale delle denunce sul lavoro ed è giusto considerarle come fenomeni lavorativi, anche se è vero che i giovani sono sovente in modalità di rapporto di apprendistato.
Non si può dimenticare, però, l’ampliamento del Dpr 30 giugno 1965, n. 1124, relativo alla copertura assicurativa per gli infortuni e le malattie professionali anche al personale della scuola e agli studenti coinvolti nell’utilizzo per non occasionale di macchine elettriche o elettroniche per esercitazioni. L’Inail, in ogni caso, diffonderà prossimamente un “Dossier Scuola” con un’analisi più specifica.

Tornando agli ultimi dati diffusi, vi è una diminuzione anno su anno delle denunce di infortunio degli uomini (-3,6%), mentre aumentano dello 0,9% quelle relative alle donne, spesso in ragione della molteplicità di compiti che sono chiamate a svolgere, anche fuori dall’attività lavorativa. Scendono, inoltre, le denunce dei lavoratori italiani (-3,1%), mentre crescono (+0,9%) quelle degli stranieri.
Una crescita si registra anche per i lavoratori con più di 59 anni (+6,6%), mentre c’è un calo nella fascia di età che va dai 15 ai 59 anni (-3,5%). Si tratta di un dato verosimilmente legato alla scelta delle aziende di impiegare lavoratori “anziani”, che hanno un’esperienza consolidata e profili professionali di difficile reperimento.
Nell’industria e nei servizi sono aumentati (+21,7% rispetto al 2023) i casi relativi a patologie professionali (l’83,3% dei casi) e anche qui vi è un aumento complessivo (+22,8%) dei casi riguardanti le donne.
La prevenzione e la cultura della formazione in tutti i settori, non solo degli addetti ma soprattutto dei datori, devono quindi diventare un obbligo fondamentale, un aggiornamento sulle competenze comunicative dei lavoratori, sulla patente a crediti e sulla natura autonoma dei rapporti di lavoro che migliorano la gestione della sicurezza aziendale.
Le aziende che organizzano con persone esperte – e non di dubbia preparazione – percorsi formativi sulle soft skills registrano benefici concreti come maggiore coesione del gruppo, riduzione degli errori e un clima lavorativo più sereno.
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