Silvio Novembre è il maresciallo della Guarda di Finanza chiamato ad indagare sulla Banca Privata Italiana di Michele Sindona dove Giorgio Ambrosoli ricopre l’incarico di commissario liquidatore sulla situazione economica della banca. “L’incarico affidato a Giorgio era davvero impegnativo ma fu quell’incarico che ci ha fatto incontrare visto ad indagare sul caso della Banca Privata Italiana di Michele Sindona fu mandata anche la Guardia di Finanza e a capo di quel gruppo c’ero proprio io: Silvio Novembre”. Sono queste le parole fuori campo di Silvio Novembre, interpretato nel docu film di Raiuno dall’attore Claudio Castrogiovanni. Nel film anche una scena in cui Ambrosoli ringrazia il Maresciallo: “le devo delle scuse, è grazie a lui se abbiamo trovato quella stanza e quei documenti”. Poi le parole della nipote di Silvio Novembre: “mio nonno è stato un punto di riferimento per Giorgio” racconta la nipote del maresciallo e collaboratore di Giorgio Ambrosoli. Un rapporto che, seppur partito male, ha poi portato Giorgio e Silvio a condividere il lavoro, ma anche una sincera amicizia. “La stima che si è poi creata sul lavoro quotidiano li ha portati a fidarsi l’uno dell’altro fino a diventare amici” precisa la nipote di Novembre. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)
CHI ERA SILVIO NOVEMBRE?
Non si può raccontare la storia di Giorgio Ambrosoli senza parlare di Silvio Novembre, il maresciallo in pensione della Guardia di Finanza che fu il più leale collaboratore dell’avvocato impegnato nelle inchieste sulla Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Fu lui a proteggere Ambrosoli, fino a quando questi non venne ucciso sotto casa con quattro colpi di pistola la sera dell’11 luglio 1979 a Milano. Un paio di anni dopo, Silvio Novembre decise di lasciare la Guardia di finanza, ma continuò ad impegnarsi per la diffusione della cultura della legalità. In questo senso va interpretata, negli anni a venire, la fondazione a Milano del circolo Società civile, a cui si aggiunge una serie di incontri nelle scuole al fine di sensibilizzare gli studenti su questo tema. Per raccontare il legame tra Ambrosoli e Novembre, morto nel settembre di quest’anno a 85 anni, basta ricordare uno stralcio di intervista rilasciata da quest’ultimo a La Repubblica: “Messi insieme, non eravamo una somma ma una moltiplicazione. Senza di lui, io valevo un quarto, non la metà. E lo stesso lui senza di me. Giorgio ci metteva la grande competenza tecnica, la capacità di analisi. Io, la forza dei miei quarant’anni. La voglia di buttare giù i muri. Sempre”.
SILVIO NOVEMBRE: IL LEGAME SPECIALE CON GIORGIO AMBROSOLI
Per descrivere il legame fraterno, più che professionale, che legava Silvio Novembre e Giorgio Ambrosoli, basta dire che il maresciallo in pensione della Guardia di Finanza decise di smettere di festeggiare il compleanno, poiché all’indomani dell’uccisione dell’amico avvocato. Il figlio di Giorgio Ambrosoli, Umberto, come riportato da “Il Fatto Quotidiano”, alla notizia della morte di Silvio Novembre ha ricordato, a nome di tutta la famiglia, l’amico e collaboratore paterno come una “persona dai modi molto umili, sfuggiva a qualunque occasione di protagonismo, negli eventi pubblici stava sempre in seconda fila. Era una persona generosa”. Umberto Ambrosoli ha continuato: “La prima considerazione è che perdiamo un amico, vicinissimo a papà ma anche a tutti noi in questi quarant’anni. La seconda è che perdiamo un esempio altissimo di cittadino, che ha saputo esercitare la propria responsabilità di privato e di uomo delle istituzioni con profondo amore per l’Italia. E che, nonostante per comprensibili ragioni abbia voluto lasciare la Guardia di finanza, non ha mai abdicato all’impegno per il Paese”. Contattato dall’AdnKronos, Umberto Ambrosoli aggiunse: “Sarebbe riduttivo guardare alla sua persona solo attraverso il filtro delle vicende della Banca Privata Italiana. Il suo impegno è andato ben oltre: quando lasciò la Guardia di finanza mise la sua esperienza e competenza a disposizione dei commissari liquidatori del Banco Ambrosiano, avendo in quella occasione la possibilità anche di insegnare il suo metodo di lavoro ai tanti giovani collaboratori dei commissari”