Simone Cristicchi sul palco dei teatri in tutta Italia porta Dante e il suo Paradiso: "Vedo sempre l'uscita dal tunnel..."
Da tre anni Simone Cristicchi viaggia per l’Italia con lo spettacolo “Paradiso. Dalle tenebre alla luce”, in cui porta sul palco la Terza Cantica della Divina Commedia. Quel percorso non è solo quello di Dante, ma rappresenta anche quello dell’uomo in generale. Quella luce che il Sommo Poeta vede raggiungendo proprio l’ultimo regno, secondo l’artista, non è così lontana. “Sono ottimista, tendo a vedere sempre l’uscita dal tunnel. È il desiderio insito in ogni uomo di aspirare all’eternità. E più prosaicamente, a vivere meglio. È l’amore che muove tutto, come dice Dante” spiega a La Stampa.
Eppure in tutti noi esistono anche forze oscure: si tratta di due poli opposti che combattono. “Chi vincerà alla fine è questione di crescita personale” sottolinea Cristicchi. Ma oggi, siamo permanentemente nella selva oscura? “Oggi abbiamo una paura maggiore: si sente nell’aria una tensione che non possiamo ignorare” spiega. Cristicchi si dice preoccupato dalle decisioni di questi “pazzi guerrafondai che governano il mondo e da cui dipende il destino dell’umanità. Però dobbiamo continuare a sperare in un Paradiso”. Questo non è un rifugio bensì la meta di un viaggio che ci ospita sul pianeta.
Simone Cristicchi: “Io, artista atipico”
Simone Cristicchi si descrive come “un cantautore ma anche un attore atipico” sulle pagine de La Stampa. “Anche se amo Gaber, che per me è stato un faro a 20 anni, non affronto le sue stesse tematiche. Volevo ispirarmi a lui, ma poi ho scoperto Marco Paolini, Vajont e il suo teatro civile e mi sono spostato in quella direzione. Ma alla fine anche da lì mi sono allontanano, raggiungendo questo ibrido” spiega ancora. Secondo l’artista c’è sete, anche tra il pubblico, di tematiche spirituali: la stessa sete che ha sempre avuto lui, che dice di essersi messo in salvo dai propri inferni da bambino.
“Lo dico perché io stesso l’ho fatto da bambino, di fronte a un grande dolore. Mio padre era morto che avevo 10 anni. Reagii a quel grande vuoto chiudendomi nella mia stanza a scrivere e disegnare fumetti. Ho riempito in modo quasi compulsivo centinaia di quaderni di storie strampalate e buffe, alla Jacovitti” spiega. Proprio l’arte, i fumetti, la musica e il teatro, hanno permesso a Cristicchi di uscire da quella camerata e di raggiungere il suo Paradiso.
