"Sindone non fu stesa su un corpo umano, ma su una scultura" rivela un nuovo studio. Ma gli scienziati ed esperti sono divisi
La Sacra Sindone fu stesa su una statua a bassorilievo, non su un corpo umano: a sostenerlo è uno studio di un team brasiliano, guidato dall’esperto Cicero Moraes, pubblicato sulla rivista Archaeometry. Come e quando sia stata realizzato il sudario è al centro di un lungo dibattito tra scienziati, storici e religiosi: le due teorie più accreditate sono che si tratti di un pezzo di lino effettivamente avvolto attorno al corpo di Gesù Cristo dopo la sua morte, oppure che risalga al periodo medievale e sia stata realizzata per un’opera d’arte.
Uno studio del 1989 accreditava quest’ultima ipotesi, ma lo studio più recente – risalente a tre anni fa – su un singolo filo del tessuto del sudario, testato con un nuovo metodo, afferma che risale al I secolo dopo Cristo, collocando quindi la Sindone in un periodo molto più vicino all’epoca di Gesù.
Ora c’è questo studio che, tramite una simulazione in 3D, ha concluso che l’immagine della Sindone è più compatibile con il modello a bassorilievo, perché la proiezione di un corpo tridimensionale produce un’immagine significativamente distorta. Questo studio, però, non fornisce indicazioni particolari sulla datazione.
GLI STUDI SULLA SINDONE E LE TESI A CONFRONTO
Per il suo studio, Moraes ha confrontato due diversi corpi: uno umano, l’altro di una scultura a bassorilievo; poi ha paragonato entrambe le immagini alla Sindone di Torino, scoprendo una corrispondenza con l’opera, mentre quella basata su un essere umano risultava più distorta.
Ciò può essere spiegato con il fenomeno noto come “effetto maschera di Agamennone”, secondo cui, se qualcuno premesse il viso contro un tovagliolo di carta, l’immagine risultante sarebbe larga e distorta, e non rifletterebbe accuratamente le caratteristiche dell’individuo. L’ipotesi di Moraes è che il sudario sia stato realizzato in un contesto funerario, infatti lo definisce un “capolavoro dell’arte cristiana”.
Ma la questione resta aperta, perché molti ricercatori sono convinti che l’immagine della Sindone corrisponda a Gesù Cristo. Ad esempio, il professor Giulio Fanti, dell’Università di Padova, ha affermato in uno studio che la Sindone di Torino offre una prova legittima delle ferite della crocifissione di Gesù Cristo, grazie alle tracce di sangue.
Fanti ha ipotizzato che «le diverse direzioni del flusso sanguigno dalla ferita laterale sono discusse, la probabile presenza di liquido polmonare» e «alcune macchie di sangue» indichino il trauma subito dal Salvatore.