Dopo la caduta di Bashar al-Assad dello scorso 8 dicembre, sembra che la nuova guida della Siria – l’ex terrorista Ahmed al-Sharaa – stia preparando il terreno per una nuova fase aperturista della storia siriana chiudendo le sue porte a quelli che erano storicamente stati alleati dell’ex presidente ed aprendola a chi – invece – era considerato una sorta di nemico: proprio in quest’ottica infatti va interpreta la recentissima circolare del ministero delle Finanze che vieta l’importazione in Siria di prodotti provenienti da paesi come l’Iran, la Russia e Israele; ma anche l’analoga apertura alle transazioni in dollari americani che potrebbero favorire una nuova fase finanziaria sul territorio siriano.
Facendo innanzitutto un passetto indietro, è interessante notare che (contrariamente al contenuto della circolare a cui abbiamo appena accennato e alla quale torneremo tra qualche riga) dopo il suo insediamento in Siria Ahmed al-Sharaa – considerato per ora un leader di transizione, in attesa di elezioni ufficiali – aveva detto di voler mantenere relazioni positive e costruttive con tutti gli attori internazionali: con la Russia non intendere recidere completamente i legami e seppur con l’Iran la situazione resti tesa per il suo sempre fermo supporto ad Assad; dal lato di Israele resta ancora aperta (almeno tecnicamente) la guerra legata all’occupazione di alcuni territori siriani da parte di Tel Aviv.
In Siria vietata l’importazione di beni da Russia, Iran e Israele: le ipotesi sulle motivazioni di Ahmed al-Sharaa
Non sorprenderà – a fronte delle complesse relazioni locali – che già diversi giorni fa la Siria aveva negato l’accesso al suo territorio a chiunque provenisse dall’Iran e da Israele coinvolgendo nel piano anche le compagnie aree con un esplicito divieto di trasportare i viaggiatori provenienti dai quei due paesi; mentre non è ancora chiara la natura della decisione di vietare l’importazione di beni anche dalla Russia, pur parlando di una presunta volontà di “facilitare l’importazione di materie prime per sostenere i produttori locali” e dare una spinta alle produzioni interne.
Di certo c’è che tutti i beni provenienti da Russia, Iran e Israele che saranno individuati nei mercati e nei negozi della Siria – sempre da circolare – saranno sequestrati e distrutti, ma non è chiaro se a questa decisione ne faranno seguito altre simili specialmente nei confronti della Turchia che fin dalla caduta di Assad ha letteralmente invaso con i suoi prodotti (talvolta ritenuti scadenti e scarsamente acquistati dai cittadini) il mercato siriano; mentre la scelta di accettare anche i dollari americani si può ascrivere alla volontà di allacciare una rapporto preferenziale con gli USA e di far parte di quel ‘gioco’ finanziario internazionale.