Wesley Sneijder ha giocato per due anni nel Real Madrid ma, di fatto, non ha lasciato tracce. Ha vinto Liga e Supercoppa di Spagna, ha disputato 66 partite segnando appena 11 gol (solo in campionato), ha lasciato come ricorderete per raggiungere l’Inter: voluto da José Mourinho, fu l’ultimo tassello per completare la squadra che vinse il Triplete. Dello Sneijder nerazzurro, almeno in quella stagione, si ricorda lo straordinario talento nel giocare di raccordo, segnare gol pesanti e mandare in porta Diego Milito; ecco, prima c’è stato il biennio al Real Madrid in cui invece l’olandese, già considerato uno dei migliori prospetti del calcio europeo, ha fallito. Il motivo, almeno parte del motivo, Sneijder l’ha raccontato nell’autobiografia scritta insieme a Kees Jansma: un matrimonio finito (con la sua prima moglie) e a causa della cui conclusione vedeva poco il figlio Jessey (poi sarebbero arrivate le nozze con Yolanthe Cabau Van Kasbergen), e dunque la solitudine. “Perché restare soli quando hai abbastanza amici con cui passare il tempo libero?” si è poi chiesto Sneijder, che ha rivelato una certa consuetudine ad attaccarsi alla bottiglia.
SNEIJDER E L’ESPERIENZA AL REAL MADRID
Bottiglia di vodka, per la precisione; in squadra erano presenti anche Arjen Robben e Ruud Van Nistelrooy, connazionali che provavano a dargli una mano ma senza successo. “Giocavo abbastanza bene ma loro dicevano che avrei potuto fare ancora meglio, che non potevo durare a lungo continuando a fare così”. Cioè a bere: nella sua seconda stagione con il Real Madrid, nel 2008-2009, Sneijder si è definito “drammatico”. Il campo lo vedeva sempre parecchio – del resto era uno dei migliori giocatori di una squadra poco fortunata, strapazzata dal Barcellona di Pep Guardiola che andò a vincere 6-2 al Bernabeu archiviando la Liga – ma sempre con poca concentrazione e, di conseguenza, una qualità e una resa peggiori. “Mentivo a me stesso dicendomi che andava tutto bene, la verità è che il mio atteggiamento non era degno dei blancos”.
Sneijder ha ammesso che fisicamente affondava: correva molto meno rispetto al passato e cercava di nascondere la cosa con la tecnica, che non gli è mai mancata. “Pensavo che nessuno se ne accorgesse” ha detto, ma evidentemente non era così. E dire che per arrivare al Real Madrid aveva forzato l’Ajax a venderlo: Sneijder ha raccontato di come i Lancieri volessero 30 milioni e non intendessero abbassare le pretese, le merengues invece offrivano 24. Alla fine Wes fu ceduto a 27 trovando l’esatto compromesso tra le due posizioni; perché la sua partenza verso la Spagna avvenisse, tuttavia, fu necessario chiamarsi fuori dalla Supercoppa d’Olanda contro il Psv Eindhoven. “Avevo trascorso tutta la mia giovinezza all’Ajax, ci avevo giocato per anni. Il club mi aveva dato molto ma anch’io avevo dato molto al club”.