Sondaggi politici in Turchia in vista di potenziali Elezioni anticipate: Erdogan prova a fare la pace in Ucraina ma in patria rischia di perdere leadership

C’È ARIA DI ELEZIONI ANTICIPATE IN TURCHIA? I SONDAGGI NON SORRIDONO PER ERDOGAN

L’ingresso nel partito Akp dell’ex campione di Arsenal e Real Madrid, Mesut Ozil, potrebbe essere un ulteriore segnale che nel partito del Presidente Erdogan si vive una sorta di attesa febbrile per le Elezioni anticipate in Turchia: il calo della popolarità in vista, con la crescita delle opposizioni (specie il partito repubblicano CHP) porterebbero il “sultano” turco a tentare il colpo di mano con lo scioglimento del Parlamento e l’indizione di nuove Elezioni. Ad oggi però i sondaggi politici sull’eventuale voto in Turchia non sorridono affatto per Erdogan, ma anzi lo vedrebbero sconfitto in diversi scenari di voto: l’intento però del Presidente è che più passa il tempo, più la popolarità in calo potrebbe peggiorare arrivando a sconfitta quasi certa e irreparabile nelle prossime Elezioni tra il 2027 e il 2028.



Secondo i sondaggi di Area in Turchia, l’AKP di Erdogan sarebbe pari merito al 30% con il CHP del sindaco di Istanbul Imamoglu, il principale e potenziale avversario del Presidente turco: molto più in basso le altre sigle, con il MHP e il Partito Democratico al 9%. Sempre nei sondaggi dalla Turchia, questa volta però con le interviste di ALF, i diversi scenari sullo scontro diretto tra i candidati principali vedrebbe comunque per Erdogan una sfida piuttosto irta verso una ri-vittoria: se lo scontro fosse con Imamoglu, il sindaco di Istanbul vincerebbe con il 51% contro il 49% del “sultano”, mentre nel caso che il candidato CHP fosse il sindaco di Ankara Mansur Yavas, ecco che lo scarto sarebbe ben più ampio con i repubblicani laici al 53% e il partito AKP invece ko con il 47%.



LA (FINTA) TREGUA CON IL PKK PER INGRAZIARSI I CURDI: LE MOSSE DI ERDOGAN TRA POLITICA INTERNA E TREGUA IN UCRAINA

Mentre prosegue la crisi interna tra economia e crescita del lavoro che non decolla, Erdogan prosegue nel tentativo di intestare la Turchia come organo diplomatico essenziale nei conflitti internazionali, dal Medio Oriente alla Siria fino alla guerra in Ucraina. Dopo aver incontrato negli scorsi giorni il Presidente Zelensky, Erdogan ha ospitato sempre ad Ankara il Ministro degli Esteri russo Lavrov, mentre prosegue la triangolazione con Macron e Meloni per dirimere le parallele sfide geopolitiche su Mediterraneo e Nord-Africa.



Un Erdogan che si pone come “ecumenico” uomo dell’equilibrio ma che nel Governo del suo AKP e del suo stesso Governo, non passa certo un periodo d’oro: l’ultima mossa di avvicinamento allo storico nemico, il partito curdo del PKK, viene vista dagli analisi internazionali come una sorta di “trucco” per provare ad attirare ben 25 milioni di voti dei curdi turchi che potrebbero fare molto comodo in vista delle potenziali Elezioni Presidenziali anticipate, proprio per l’attuale calo di popolarità sempre più ingente (come mostrano i sondaggi in Turchia).

Con il Trump-show che spiazza i vari interlocutori internazionali, Erdogan vorrebbe approfittare per capitalizzare il più possibile il consenso ancora rimasto, magari innalzandolo dopo l’eventuale tregua nelle trattative Russia-Ucraina. L’operazione non è semplice le opposizioni contestano e i sondaggi mostrano un calo preoccupante per l’AKP: che il 2025 sia davvero l’anno delle clamorose Elezioni anticipate?