La statistica ha sempre più peso nello sport per giudicare atleti, strategie di gioco, infortuni. Anche se la magia di una gara va oltre i numeri

Negli ultimi anni, il ruolo della statistica nello sport è cresciuto in modo esponenziale, trasformando il modo in cui atleti, allenatori e dirigenti prendono decisioni, sia in campo che fuori. Un tempo, le scelte strategiche si basavano quasi esclusivamente sull’intuito e sull’esperienza, mentre oggi il supporto dei dati consente un approccio più razionale e mirato. Ma in che modo i numeri hanno rivoluzionato lo sport e quanto contano davvero?

L’utilizzo della statistica ha reso possibile un’analisi approfondita delle prestazioni, sia individuali che di squadra. Monitorando parametri come velocità, precisione nei passaggi, distanza percorsa e rendimento offensivo, gli allenatori possono adattare gli allenamenti e affinare le strategie per massimizzare il potenziale dei giocatori. Un esempio chiaro arriva dal calcio, dove metriche come gli Expected Goals (xG) permettono di quantificare la probabilità che un tiro si trasformi in rete.

Se un xG è pari a 0,2, significa che in media quel tipo di tiro si traduce in gol due volte su dieci. Questo tipo di analisi consente di valutare la qualità delle occasioni create e non solo il numero di gol segnati.

Nel basket, i Golden State Warriors, squadra con sede a San Francisco, hanno dimostrato come la statistica possa affinare le tattiche di gioco. Analizzando i dati sui tiri, hanno rivoluzionato il modo di giocare, puntando su un maggior numero di triple rispetto ai tiri dalla media distanza. Questa strategia ha portato a risultati straordinari e ha spinto molte altre squadre NBA a seguire la stessa filosofia.

Un supporto fondamentale in questo processo è il Warriors Player Dashboard, una piattaforma sviluppata sotto la guida di Pabail Sidhu, direttore dell’analisi e innovazione della squadra. Questo strumento permette di raccogliere e analizzare dati sulle performance dei giocatori, fornendo agli allenatori informazioni precise per prendere decisioni strategiche in tempo reale.

L’analisi dei dati ha cambiato profondamente anche il modo in cui vengono selezionati i giocatori. Un esempio emblematico è quello degli Oakland Athletics, squadra di baseball della Major League Baseball (MLB) con sede a Oakland, California.

Pur avendo un budget molto più basso rispetto ad altre squadre, gli Oakland Athletics sono riusciti a costruire un team altamente competitivo grazie a un approccio innovativo basato sulla statistica. Questo metodo, noto come sabermetrica, è stato raccontato nel libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis, pubblicato nel 2003, e successivamente adattato nel film Moneyball del 2011, con Brad Pitt nei panni del general manager Billy Beane.

Il termine sabermetrica deriva dall’acronimo SABR (Society for American Baseball Research) e si basa sull’analisi avanzata delle prestazioni, andando oltre le tradizionali statistiche come battute valide e punti segnati. Grazie a questa strategia, gli Athletics hanno dimostrato che una gestione intelligente dei dati può compensare le limitazioni economiche, e oggi questo modello è utilizzato anche in altri sport come calcio e basket, dove gli algoritmi e le analisi predittive giocano un ruolo sempre più decisivo nella selezione e nella gestione dei giocatori.

Anche nel tennis, la statistica è diventata uno strumento prezioso. Un esempio perfetto è Novak Djokovic, che utilizza, come da lui stesso dichiarato in diverse interviste, analisi dettagliate per studiare i suoi avversari, analizzando le loro abitudini di gioco, le aree di campo più battute e i loro punti deboli.



Questo gli ha consentito di adattare la propria strategia e di ottimizzare l’uso delle energie per affrontare tornei impegnativi. L’analisi dei dati ha permesso all’atleta di distribuire lo sforzo fisico in modo più efficace, massimizzando le probabilità di successo e garantendosi una carriera longeva ai massimi livelli.



La statistica è centrale anche nel mondo degli scacchi, dove il sistema di punteggio Elo, ideato dal fisico Arpad Elo negli anni ’60 e adottato ufficialmente dalla Federazione Scacchistica degli Stati Uniti (USCF) nel 1960 e dalla Fédération Internationale des Échecs (FIDE) nel 1970, valuta la forza relativa dei giocatori in base ai risultati ottenuti contro avversari di diversi livelli.

Quanto più forte è l’avversario battuto, tanto maggiore sarà il punteggio assegnato al vincitore. Questo metodo, oltre agli scacchi, è stato adottato in numerosi altri sport e negli e-sports, permettendo di classificare gli atleti in modo più oggettivo.



Un aspetto spesso sottovalutato dell’uso dei dati nello sport è la prevenzione degli infortuni. Oggi, grazie a tecnologie avanzate, è possibile monitorare in tempo reale parametri fisiologici come la frequenza cardiaca, il livello di affaticamento e il carico di lavoro. Questi dati permettono di prevedere il rischio di infortuni e di adattare di conseguenza gli allenamenti. Sport come calcio e rugby fanno largo uso di software dedicati per gestire meglio i carichi di lavoro e garantire il recupero ottimale degli atleti, contribuendo a prolungare la loro carriera.

Lo sport è in continua evoluzione, e molte delle recenti modifiche regolamentari sono state introdotte proprio per garantire maggiore sicurezza e migliorare lo spettacolo. Nel baseball, ad esempio, a partire dal 2019 sono state introdotte modifiche regolamentari come il pitch clock (una regola volta a rendere più omogenei i tempi di battuta) e l’ampliamento delle basi per ridurre il rischio di collisioni tra i giocatori.

Nel football americano, la National Football League continua a rivedere le regole per limitare gli impatti più violenti, mentre in Formula 1 la FIA ha introdotto alcune restrizioni aerodinamiche per aumentare la sicurezza e ridurre i costi di sviluppo delle vetture. È verosimile che le nuove regole siano state pensate sulla base di accurati studi statistici.

Tutto questo dimostra quanto la statistica sia diventata una componente fondamentale nello sport moderno, capace di trasformare il modo in cui le squadre si preparano, competono e gestiscono i propri giocatori. Tuttavia, per quanto i numeri possano aiutare a prevedere e analizzare le dinamiche di gioco, non potranno mai sostituire la componente umana dello sport: il talento, l’imprevedibilità e l’emozione che rendono ogni competizione unica.

Ciò significa che, per quanto il futuro dello sport sia sempre più segnato dall’uso strumentale dei numeri e degli algoritmi, rimarrà sempre uno spazio per eventi che sfuggono a qualsiasi previsione. Alla fine, infatti, che si tratti di un gol all’ultimo minuto, di un tiro impossibile o di una vittoria contro ogni aspettativa, la vera magia dello sport risiede proprio nell’imprevedibile.

 

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