Neanche i Tomahawk USA possono aiutare l’Ucraina a ribaltare le sorti della guerra. Eppure si creano le condizioni per un’escalation con la Russia

Adesso sembra che l’Ucraina la debbano salvare i Tomahawk americani. E si parla addirittura, così ha chiesto Zelensky, di chiudere il Mar Baltico ai russi per evitare presunti incidenti con i droni. La realtà è che siamo di fronte all’ennesima spiegazione artificiosa di una guerra di cui nessuna arma occidentale potrebbe ribaltare le sorti.



Eppure, osserva Maurizio Boni, generale di Corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa, c’è una regia che proprio in Occidente spinge verso una escalation con i russi, secondo un disegno folle, insostenibile militarmente, al quale le classi dirigenti europee non rinunciano per non dover ammettere i loro errori. Un disegno cui ci si può ribellare uscendo dalla narrativa nella quale gli sconfinamenti di caccia e droni sono provocazioni russe, mentre non ci sono elementi per sostenere questa tesi.



Secondo l’inviato Keith Kellogg, Trump ha autorizzato attacchi a lungo raggio in territorio russo. E ora gli americani dovrebbero consegnare missili Tomahawk a Kiev. Gli USA stanno cambiando atteggiamento?

Non credo. Da più di un anno sentiamo parlare dell’autorizzazione all’uso di armi a medio o lungo raggio per colpire il territorio russo. Si continua a presentare all’opinione pubblica tutto questo come la soluzione finale del conflitto e come il simbolo del decisionismo americano. Non è così, non c’è nessuna arma che possa essere risolutiva. Alla vigilia dell’offensiva ucraina dell’estate del 2023 gli F-16 erano stati dipinti come la soluzione che avrebbe dato all’Ucraina la possibilità di colpire il territorio russo, poi ci sono stati i carri armati Abrams americani, i Challenger inglesi, i Leopard tedeschi: non c’è stato un sistema d’arma occidentale che non sia stato presentato come l’elemento decisivo per risolvere i problemi sul campo di battaglia.



Se i Tomahawk non sono risolutivi, possono almeno modificare qualcosa nelle operazioni militari?

Possono essere lanciati anche da vettori navali, da sottomarini, ma per loro vale quello che è stato detto per gli Storm Shadow britannici e italiani, per i Taurus tedeschi: non ce n’è abbastanza per ottenere un effetto decisivo. I Tomahawk, tra l’altro, sono un sistema d’arma molto vecchio, sono forse i primi missili a medio raggio che gli americani hanno accumulato nei loro arsenali. Di certo i russi non si ritireranno dal Donbass perché gli ucraini avranno queste nuove dotazioni. Tra l’altro Trump sembra abbia dato l’autorizzazione, ma il Pentagono fa un po’ di resistenza: la situazione non è così chiara.

Perché, allora, si enfatizza l’arrivo di questi missili?

L’opinione pubblica vede soccombere la NATO e ci sono inequivocabili segnali di cedimento delle truppe di Kiev: l’arrivo dei missili è un segnale che dà un po’ di respiro, ci fanno credere per l’ennesima volta che questa è la decisione che porterà la Russia a chiedere negoziati. In questa prospettiva non c’è altra soluzione che continuare la guerra in Ucraina “fino all’ultimo soldato ucraino”, aprendo, nel frattempo, altri fronti, come la Moldavia. Uno studio della RAND Corporation del 2019 diceva che poteva costituire un secondo fronte per impegnare la Russia e costringerla a consumare risorse preziose, un terreno di scontro da preparare come era stato fatto con il Maidan ucraino: fa tutto parte di un unico disegno di destabilizzazione dell’Ucraina.

L’Occidente segue ancora questo piano?

il premier britannico Keir Starmer (s) con il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Non ha i mezzi per cambiare le sorti della guerra e quindi cambia scenario: crea le condizioni, specialmente a nord (Danimarca, Svezia, Paesi baltici, Polonia) perché si possa creare un incidente tale da provocare una reazione russa e quindi l’escalation. Il problema è che non disponiamo neanche di un centesimo delle risorse militari della Russia e anche l’articolo 5 del trattato di Washington è di un’ambiguità incredibile: non c’è davvero un obbligo a intervenire per difendere un Paese NATO attaccato. Lo stesso Trump, poi vuole togliersi questo fastidio della guerra, ma non sa come uscirne.

Intanto Zelensky parla di petroliere russe usate per lanciare droni contro l’Europa e chiede la chiusura del Mar Baltico ai russi. Come si spiega questa uscita?

Quello che dice Zelensky non è farina del suo sacco: è la cassa di risonanza di quello che altri gli riferiscono di dire. Creare tensioni nel Mar Baltico attraverso i droni è lo sviluppo di una strategia partita mesi fa, prima dell’estate, quando si è parlato della flotta fantasma russa attraverso la quale Mosca commerciava illegalmente il suo petrolio aggirando le sanzioni. Una strategia narrativa per preparare il terreno a qualche episodio la cui responsabilità potrebbe essere attribuita ai russi.

Ma chi alimenta questa narrazione?

C’è una deriva bellicista, pericolosissima, che viene condotta sfruttando il rancore dei Paesi baltici contro la Russia. La regia è a Londra, in parte a Parigi e in parte a Washington.

Ma perché questa parte di Occidente, se sa si essere inferiore militarmente, continua su questa strada?

Bisognerebbe chiederlo a loro. Sperano sempre che gli Stati Uniti entrino in gioco e che poi forniscano, probabilmente, gli assetti che non avremo mai.

Come si fa a depotenziare questo disegno? Siamo entrati in un vicolo cieco da cui non usciamo?

Bisogna far presente all’opinione pubblica che c’è un altro pensiero, e che bisogna costringere chi governa, chi sta seguendo in maniera pedissequa questa narrativa, a rivedere le sue posizioni. C’è un disegno che ci porta alla follia più totale, voluto da quattro scriteriati che hanno deciso che dobbiamo continuare a colpire la Russia. Potremmo pretendere che questi scenari vengano analizzati in parlamento, che chi li sostiene renda conto all’opinione pubblica, cercando di far capire che tutto questo viene portato avanti a nostre spese e che ci sono soldati ucraini che muoiono senza pietà. L’Estonia ha allargato arbitrariamente lo spazio aereo nazionale per poter parlare di sconfinamento degli aerei russi. Dobbiamo uscire al più presto da questo circolo infernale di menzogne.

(Paolo Rossetti)

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