Stefano Lorenzi, marito di Annamaria Franzoni e i figli Davide e Gioele: un "contesto familiare coeso" anche dopo l'omicidio del piccolo Samuele
LA FAMIGLIA DI ANNAMARIA FRANZONI
Tra gli aspetti del delitto di Cogne che hanno colpito l’opinione pubblica c’è anche Stefano Lorenzi, marito di Annamaria Franzoni, perché è rimasto al fianco della moglie e non ne ha messo in dubbio l’innocenza. Anzi, i due un anno dopo l’omicidio del piccolo Samuele, hanno avuto un altro figlio Gioele, che ora ha 21 anni, mentre Davide, il primogenito ne ha 28.
In un approfondimento del Corriere della Sera degli anni scorsi, la famiglia è stata descritta molto unita. Dopo il delitto, scapparono da Cogne che ormai percepivano come ostile, rifugiandosi sull’Appennino bolognese, dove si occupano di un agriturismo.
Anche i giudici che concessero la semilibertà alla donna parlarono di un “contesto familiare coeso“, che era stato scandagliato durante le indagini e il processo. Infatti, avevano fatto discutere diverse scelte della coppia, da quella di Annamaria Franzoni di chiedere al marito, dopo il decollo dell’eliambulanza con il figlio gravemente ferito, di fare un altro figlio alla visita di qualche anno fa nella villa di Cogne, luogo del delitto, in occasione del Capodanno.
STEFANO LORENZI SEMPRE AL FIANCO DELLA MOGLIE
Dei figli di Stefano Lorenzi e Annamaria Franzoni si sa poco, anche perché la coppia ha protetto la privacy di Davide e Gioele dopo il delitto di Cogne, dunque non è chiaro se lavorino con i genitori nell’agriturismo che gestiscono in Emilia-Romagna. Dunque, il marito della donna ritenuta dalla giustizia responsabile dell’omicidio del piccolo Samuele si è dovuto rifare una vita, dopo aver svolto l’attività di perito elettronico e consigliere comunale a Cogne.
Ma come evidenziato da Stefano Mazzi, entrambi sono originari del bolognese e si erano trasferiti a Cogne nel 1993, dove lui aveva un’impresa di impianti elettrici, mentre lei era casalinga. Sono poche le dichiarazioni rese negli anni da Stefano Lorenzi, ma in nessuna ha mai fatto trasparire dubbi sull’innocenza della moglie, condividendo la tesi che il vero assassino del figlio Samuele non sia stato mai individuato e che la moglie abbia pagato ingiustamente per un delitto che non avrebbe commesso.