Stefano Maniscalco, karateka due volte campione del mondo e cinque volte campione d’Europa, è stato ospite a Rtl 102.5 nel corso della trasmissione Trends & Celebrities per parlare della sua passione per lo sport. “Ho iniziato a fare arti marziali a Palermo a 10 anni, prima facevo ginnastica artistica. A suggerirmelo è stato mio padre, che è stato il primo maestro. Mi sono appassionato guardando gli action movie di Hollywood, ma arrivo da una famiglia di atleti. Sono un figlio d’arte. Le mie sorelle fanno Judo e Karate”, ha raccontato.
Le arti marziali sono la sua passione, ma col tempo sono diventate anche un vero e proprio lavoro. Prima come atleta, ora come allenatore. La sua carriera agonistica si è infatti conclusa nel 2017, all’età di 35 anni, come previsto dalle norme della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (FIJLKAM). “Oggi sono allenatore del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle e della Nazionale militare di Karate. Sono contento di avere portato tante medaglie all’Italia”, ha aggiunto.
Stefano Maniscalco “Nato in famiglia di atleti”. Il film e il libro
Stefano Maniscalco, dopo l’addio alle gare, ha scelto di raccontare la sua carriera in un libro, in uscita nei giorni scorsi, dal titolo “L’ultimo imperatore del Karate”. A spiegare tale scelta è stato proprio l’atleta nel corso della trasmissione Trends & Celebrities su Rtl 102.5. “Quando disputai l’ultima gara ho affrontato un amico, Christian Toni. Gli piazzai un bel calcio alla fine. Lui mi abbracciò e mi disse ‘è finito l’ultimo imperatore del Karate’. Mi emozionò e quando decisi di raccogliere la mia vita in un’autobiografia ho voluto darle questo titolo. Avevo tanto da dire. Un karateka non smette mai di esserlo, finisce solo l’agonismo. Resta quello che hai fatto e quello che hai lasciato. Adesso mi dedico alle nuove generazioni”, ha spiegato.
Oltre al libro, tuttavia, c’è anche un film su di lui che uscirà intorno a marzo 2022. “L’ho girato con Claudio De Falco due anni fa, ma con l’avvento della pandemia non abbiamo potuto fare sì che fosse pronto. Adesso ci stiamo lavorando. Il cinema mi ha sempre appassionato. Ho voluto portare le arti marziali sul grande schermo come accade in Francia. In Italia è difficile sdoganare altri generi di film, ma ci proviamo”. E precisa: “L’arte marziale cinematografica con quella di gara non c’entra nulla. È molto coreografica”.