A Linea di Confine il caso della strage di Ustica: dopo 45 anni dal disastro aereo, l'inchiesta si è arenata e la Procura ha chiesto al GIP l'archiviazione
Sono passati poco meno di 45 anni dalla strage di Ustica e ad oggi non è ancora chiara la catena effettiva di eventi che ha portato all’abbattimento del volo di linea DC-9 di Itavia, con le inchieste – e ci torneremo a breve – che per ora sembrano essere naufragate in un sonoro nulla di fatto, nonostante la Procura si dica certa della dinamica che causò la morte di 81 civili: un caso complesso – quello della strage di Ustica – che proprio questa sera sarà protagonista di un approfondimento durante la trasmissione Linea di Confine.
Prima di arrivare alle inchieste e ai processi sulla strage di Ustica è importante partire dal principio, ovvero da quel 27 giugno del 1980: il volo DC-9 partì con circa un paio di ore di ritardo a causa del maltempo per percorrere la tratta da Bologna a Palermo, quando improvvisamente, poco dopo le 21, mentre sorvolava le acque al largo di Ustica, perse ogni contatto radio con le torri di controllo che lanciarono immediatamente l’allarme.
Già quella stessa sera, nelle acque marittime vennero trovati alcuni resti della fusoliera quasi completamente distrutta del piccolo aereo di linea e nella giornata successiva riaffiorarono anche i primi cadaveri: complessivamente, la strage di Ustica costò la vita a tutte ed 81 le persone che si trovavano a bordo dell’aereo e, per semplice prassi, inizialmente si ipotizzò che ci fosse stato un qualche problema tecnico.
I dubbi sulla strage di Ustica iniziarono quando la scatola nera del volo DC-9 di Itavia smentì definitivamente la tesi del guasto e, se da un lato iniziò a farsi strada la pista della bomba a bordo, dall’altro lato qualcuno ipotizzò che il piccolo aereo poteva essere stato colpito tragicamente da un missile: proprio quest’ultima versione trovò riscontro molti anni più tardi nelle dichiarazioni dell’ex presidente Cossiga e dell’ex ministro degli Interni Amato, entrambi ovviamente in carica all’epoca della strage di Ustica.

A che punto è l’inchiesta sulla strage di Ustica: l’omertà francese e americana rende impossibile scoprire la verità
Venendo a noi, sulla spinta delle parole di Cossiga e Amato sulla strage di Ustica, dopo decenni di incertezze, dubbi e misteri, nel 2008 la Procura di Roma ha deciso di riaprire il fascicolo cercando conferme sulla tesi del missile; mentre, al contempo, un’altra inchiesta fu aperta su spinta dell’associazione Verità su Ustica per vagliare la tesi della bomba a bordo e la possibile pista terroristica dietro al disastro aereo.
Secondo le dichiarazioni di Cossiga, dietro alla strage di Ustica ci sarebbe stato un tragico errore dovuto a un cacciabombardiere francese che viaggiava poco più in basso del DC-9 e che sparò un missile contro un altro aereo sul quale si trovava il libico Gheddafi: una tesi che, secondo la Procura, trova solidi riscontri nella realtà fattuale dei resti dell’aereo; mentre sarebbe – sempre per la Procura – da escludere l’idea di una bomba a bordo.
Nonostante le certezze della Procura sulla strage di Ustica legata all’errore commesso dal caccia francese, a marzo di quest’anno è stata chiesta al GIP l’archiviazione del fascicolo: la ragione, secondo i procuratori, è legata soprattutto al fatto che, nonostante le rogatorie internazionali, né la Francia, né gli USA, né la NATO hanno mai contribuito veramente a confermare la verità che da tempo è sotto gli occhi di tutti; mentre per ora manca ancora la conferma da parte del GIP sull’archiviazione.
