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Home » Hi-Tech » “Su Facebook e Whatsapp più teorie complotto su Covid”/ Studio: “Twitter no perché…”

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“Su Facebook e Whatsapp più teorie complotto su Covid”/ Studio: “Twitter no perché…”

Un nuovo studio citato dal sito SapienJournal sostiene che Facebook, Whatsapp e Messenger hanno amplificato le teorie del complotto sul Covid-19 durante la pandemia. Twitter no: ecco i motivi

La Redazione
Pubblicato 20 Ottobre 2021
Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Foto di Thomas Ulrich da Pixabay

Un nuovo studio citato dal sito SapienJournal sostiene che la maggior parte dei social media (come Facebook, ma anche Whatsapp) hanno amplificato le teorie del complotto sul Covid-19 durante la pandemia. Solo Twitter avrebbe frenato con successo la diffusione. I ricercatori hanno intervistato persone provenienti da 17 paesi (per lo più europei) sull’uso dei social media e sul pensiero cospirativo chiedendo in particolare fino a che punto credevano alle seguenti affermazioni con una semplice risposta vero/falso.


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Queste le domande: il vaccino contro il coronavirus è già stato sviluppato, ma le grandi aziende farmaceutiche ce lo nascondono per aumentare i profitti; il coronavirus è un’arma biologica creata deliberatamente dalla Cina per danneggiare le persone; il coronavirus è la fuga accidentale di un esperimento segreto militare statunitense. Le risposte alle tre domande erano altamente correlate (il che significa che le persone che credono in una teoria della cospirazione, avevano maggiori probabilità di credere nelle altre).


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TEORIE COMPLOTTO COVID: “TWITTER LE RIDUCE DEL 3%”

Se con Facebook, YouTube, WhatsApp e Messenger si verificava un aumento delle teorie del complotto sul Covid 19, con Twitter si riducevano. “In media, Twitter riduce le convinzioni sulla teoria della cospirazione del 3% sulla scala della cospirazione… YouTube aumenta il CTB tra il 2% e il 3% e WhatsApp tra l’1% e il 2%”, afferma lo studio.

Il motivo è che piattaforme come Facebook e WhatsApp/Messenger sono progettate per interagire con familiari e amici e le relazioni su queste piattaforme sono simmetriche: se la persona A segue la persona B, significa che la persona B segue anche la persona A. Su Twitter predominano le interazioni con estranei e le relazioni sono asimmetriche.


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“SU TWITTER CONTENUTI COMPLOTTISTI SMENTITI, ANCHE PER ASSENZA DI PARENTELA E AMICIZIA”

Lo studio su social e teorie del complotto sul Covid aggiunge: “Le informazioni si diffondono più facilmente in reti piccole e dense di relazioni reciproche, come quelle che le persone costruiscono con parenti stretti e amici delle superiori su Facebook o sui servizi di Messenger. Le cose sono diverse nelle reti più grandi, aperte, unidirezionali e asimmetriche, come quelle che le persone stabiliscono con celebrità, politici e giornalisti su Twitter, dove è possibile che i contenuti complottisti possano essere smentiti velocemente o forse “soffocati” con informazioni di migliore qualità o con il volume totale di coloro che sono disposti a saltare rapidamente e correggere le percezioni errate”.

Su Facebook e simili c’è meno probabilità di essere smentiti perché le persone tendono a voler evitare il disprezzo di amici e familiari, a differenza di Twitter, che “offre un controllo pubblico più rapido e preciso, portando a un controllo dei fatti più rapido e a smascherare pubblicamente le percezioni errate rispetto ad altre piattaforme”. Twitter è stato anche rapido nel mettere in atto misure di moderazione all’inizio della pandemia per controllare la diffusione di contenuti cospirativi. Facebook è stato più lento. I ricercatori pensano che questo potrebbe essere un altro motivo per cui le due piattaforme hanno avuto effetti contrastanti sulle credenze delle persone.


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