In Sudan si aggrava la crisi umanitaria: secondo l'ONU in una settimana sono morte di fame 60 persone, con gli sfollati che superano i 13 milioni
È tra le più gravi – e purtroppo ignorate – crisi umanitarie in corso nel mondo quella che sta vivendo il Sudan, dilaniato da una guerra civile che perdura ormai da più di due anni e vede il governo (per così dire) regolare retto dal presidente di transizione Abdel Fattah Abdelrahman Burhan opporsi alla milizia – sempre più potente e sostenuta da influenti governi arabi – nota come Rapid Support Forces, guidata da Mohamed Hamdan Dagalo.
Prima di arrivare ai numeri attuali dell’emergenza umanitaria in Sudan è utile ricordare che la guerra è ufficialmente scoppiata nell’aprile del 2023, ma in realtà le tensioni perdurano ormai dal 2021: proprio quell’anno, infatti, un’insurrezione popolare ha portato alla destituzione dell’ex presidente Omar al-Bashir creando una situazione di stallo tra le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido.
Dopo mesi di scontri su chi dovesse prendere il comando del governo destituito, a dicembre del 2022 sembrava che una quadra fosse stata trovata grazie alla mediazione di attori come gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita: entrambe le formazioni avrebbero dovuto cedere il loro posto e delle elezioni avrebbero formato il nuovo governo; ma né le Forze armate, né le Forze di supporto hanno rispettato l’accordo dando origine alla guerra civile di cui si parla oggi, con l’aggiunta anche delle Movimento per la liberazione ad aumentare il livello di complessità.
I numeri della crisi umanitaria in Sudan: 13 milioni di sfollati e 25 milioni di persone che soffrono quotidianamente la fame
Gli scontri attualmente sono diffusi su tutto il territorio del Sudan con l’epicentro che sembra essere concentrato nella regione del Darfur, il tutto – come sempre accade in queste situazione di conflitto a metà tra il politico e il militare – a spese dei civili che attualmente faticano ad avere accesso anche ai normali comfort (come, per esempio, l’acqua per l’igiene personale o il cibo) che dovrebbero essere garantiti a chiunque.

Un semplice sacco di farina in Sudan attualmente costa più di 200% in più rispetto al periodo precedente alla guerra, con un sacco da 5 chili che supera facilmente i 3mila dollari: non a caso, recentemente l’ONU ha denunciato il fatto che nel Darfur, in uno dei più importante campi profughi – ovvero quello di Abu Shouk, alle porte del capoluogo regionale -, sono morte di fare 60 persone, nettamente superiore alle 4 dello scorso mese.
Non solo, perché sempre secondo l’ONU si contano circa 25 milioni di persone sudanesi che devono fare i conti con una grave insicurezza alimentare e altre 9 milioni sono in condizioni definite dalle Nazioni Unite “catastrofiche”; mentre in un contesto in cui si contano già più di 100mila casi di colera al mese, il numero di sfollati – secondo stime dell’ONU e del WFP – oscilla tra i 12 e i 13 milioni di persone.
