Susanna Tamaro riflette sulla modernità in cui la relazione con Dio e il cielo non trova più spazio nelle menti affollate da tecnologia e scienze
È tornata a parlare sulle pagine del quotidiano La Verità la scrittrice Susanna Tamaro, da poco tornata in libreria con il saggio “La via del cuore” nel quale riflette sul senso della vita in un periodo storico che il senso l’ha completamente smarrito per inseguire – a suo avviso – i diritti a tutti i costi e un individualismo sempre più spinto che ha messo da parte addirittura il rapporto degli esseri umani con l’ultraterreno e – soprattutto – con il cielo e Dio: un vero e proprio problema perché, secondo Tamaro, così la vita perde ogni significato in cambio di una manciata di illusioni.
Un problema – spiega Tamaro – che sorge nel momento stesso in cui veniamo al mondo e siamo costretti dalla società a dare tutto il “potere al cervello”, eliminando quelle “esigenze fondamentali” che già don Giussani postulava parecchi anni fa, ovvero “il desiderio di bellezza, verità e giustizia”: il cuore – continua la scrittrice – lascia spazio alla scienza “che toglie (..) lo stupore” alla base delle domande fondamentali che tutti dovremmo porci.
Per Tamaro resta, comunque, il fatto che “la scienza è importante”, ma questa non deve diventare una scusa per renderla “un oggetto di adorazione” sostituendosi ai Dieci Comandamenti che secondo la scrittrice sono la base per “la società civile”: il risultato è che nella modernità è stato “reciso il rapporto con il cielo“, lasciando da parte qualsiasi interrogativo sulla “nostra responsabilità” e sull’importanza di “un cambiamento personale”.
Tamaro: “La tecnologia ha distrutto il nostro modo di relazionarci gli uni con gli altri”
Tra le tante forme di modernità tossica, Tamaro elenca – per esempio – la tecnologica che ci ha donato l’illusione dell’invincibilità ben testimoniata dal “trattamento anticipato della morte”, dall’aborto e dall’utero in affitto che avvalorano l’idea che “l’uomo sia solo materia” da plasmare a nostro piacimento; arrivando perfino a dire che la vita è “un cancro in sé” da estirpare per rendere “la terra (..) un paradiso”, quando in realtà può diventarlo solo grazie alla “conversione del cuore”.

Tecnologia – continua Tamaro – che ha anche “creato analfabetismo affettivo e primitività nell’elaborazione del sentimento“, a sua volta all’origine di “molte forme di violenza” secondo le quali “è la forza a dominare”; ma anche alla base dei crescenti problemi dei giovanissimi mai educati all’uso della tecnologia, non più in grado di “ragionare” come si faceva un tempo e sempre più attaccati ad “alcool, droghe” e psicofarmaci.
Un altro chiaro esempio dell’individualismo galoppante nella modernità secondo Tamaro arriva anche dagli anni della pandemia da Covid, che ritiene essere stati una vera e propria “guerra civile” nella quale è stato deriso “chiunque osasse porre delle domande razionali”: un ferita che a suo avviso è “ancora aperta” in una forma di “pacificazione” tra i due ideali schieramenti che non si è ancora vista e – probabilmente mai si vedrà.
