La tassazione dell’affitto con cedolare secca ha come obiettivo quello di agevolare chi aderisce a questa soluzione e limitare l’evasione fiscale. E non è un caso che il tax gap – emerso da Confedilizia – si sia ridotto di 222 milioni di euro relativamente alle tasse da versare per gli immobili in affitto.
A ridursi è anche il dato sull’evasione fiscale, calato di 10 punti negli ultimi anni (secondo il ministero dell’Economia si parla del 2,9% in meno). La cedolare secca è stata introdotta per la prima volta nel 2011 con il Decreto fiscale 23 e implica il pagamento di un’imposta fissa.
Tassazione affitto cedolare secca: come funziona?
La tassazione dell’affitto con cedolare secca è fissa. L’aliquota infatti, non dipende dal reddito personale del locatore ed è pari al 21% da conteggiare sul canone annuo (a meno che non si opti per il canone concordato con aliquota agevolata al 10%).
La cedolare secca può essere concessa soltanto ai titolari che sono titolari di immobili ad uso abitativo e che rientrano nelle categorie catastali A1 – A11 (escludendo le abitazioni nelle categorie A10 e che sono finalizzate ad un’attività imprenditoriale).
Qualora il contratto venisse prorogato la Legge impone un preavviso di almeno 30 giorni rispetto alla sua naturale scadenza.
Canone concordato
La cedolare secca e il canone concordato prevede il pagamento dell’imposta al 10% e per una durata pari a 3+2 anni. Una volta terminati i due anni le parti possono decidere liberamente se rinunciare al rinnovo o accettarlo (anche con il “silenzio tacito”).
A questo punto il proprietario dell’immobile può godere di uno sconto IMU pari al 25% (ma senza la possibilità di modificare il canone annuale di locazione). Viceversa nel regime ordinario avrebbe il diritto di poterlo fare.
Affitti brevi e canone libero
La cedolare secca è applicata al 21% nel caso del canone libero (con contratto 4+4, ovvero con rinnovo automatico dopo i primi quattro anni) e per gli affitti brevi (purché non prevedano il soggiorno oltre 30 giorni).
Per gli affitti brevi la Legge impone un limite massimo per usufruire della cedola secca corrispondente a massimo 4 appartamenti da affittare.
Dal momento in cui la tassazione di un affitto con cedolare secca non tiene conto del reddito personale, non è possibile godere di possibili detrazioni o deduzioni fiscali come ad esempio dei potenziali bonus edilizi.