Se appare giustificata la prudenza della Fed nel tagliare i tassi, la Bce sembra non aiutare a rimuovere incertezza dal quadro economico

Donald Trump è tornato a criticare le scelte della Federal Reserve, che anche questo mese ha lasciato invariati i tassi di interesse, con toni duri, definendo il Governatore della Banca centrale americana, Jerome Powell, una “persona molto stupida e testarda”.

Il Presidente Usa ha anche ricordato che la Bce ha tagliato diverse volte i tassi quest’anno. Da parte sua Powell, durante l’audizione al Congresso, ha spiegato di ritenere necessario avere maggiori certezze sull’andamento dell’economia, su cui non sono ben chiari gli effetti che potranno avere i dazi che l’Amministrazione adotterà, “prima di considerare aggiustamenti alla nostra posizione”.



Intanto tra gli analisti c’è che ritiene che dalle proiezioni economiche rilasciate dalla stessa Fed la scorsa settimana emerga uno scenario aperto al rischio di una stagflazione, dal momento che il Pil è stato rivisto al ribasso, mentre l’inflazione al rialzo, così come la disoccupazione.

Secondo Nicola Rossi, già professore ordinario di economia all’Università di Roma Tor Vergata, “c’è effettivamente il timore, da parte della Fed, che i dazi possano portare a un aumento del livello dei prezzi interni, ma non penso che questo sia sufficiente per far temere il rischio di una stagflazione”.



Dunque, la stagflazione è lontana da venire…

Mi sembra che in questo momento la Fed manifesti una preoccupazione di ordine diverso: se la politica tariffaria è quella che si sta prefigurando, è molto probabile che ci sarà un incremento del livello dei prezzi interni negli Stati Uniti. Probabilmente si riverbererà anche all’esterno, ma la questione riguarda in particolare gli Usa.

È, quindi, appropriata la postura che sta tenendo la Fed in questo momento?

Sì, se le premesse sono quelle poc’anzi dette, mi sembra giustifichino una certa prudenza da parte della Fed, che infatti ha lasciato ancora invariati i tassi di interesse.



Fa bene, quindi, il Governatore della Fed a resistere alle pressioni della politica.

Questo varrebbe in qualunque condizione. Che ci sia o meno un pericolo di ripresa dell’inflazione, in generale è bene che le Banche centrali siano indipendenti e facciano il loro mestiere.

La Bce ha invece tagliato ancora i tassi a inizio mese, ma non è ben chiaro cosa farà nelle prossime riunioni. Ritiene appropriato il livello attuale dei tassi nell’Eurozona?

In questo momento mi sembra che siamo in una condizione abbastanza ragionevole dal punto di vista del livello dei tassi. L’unica osservazione che mi sento di fare è che sarebbe opportuno che le Banche centrali dessero delle indicazioni più a medio termine anziché attenersi strettamente all’ultima informazione disponibile.

In effetti, la Bce sembra voler seguire la linea di prendere le decisioni sui tassi volta per volta in base ai dati disponibili.

Non so verrà confermata questa impostazione, ma credo che dalle Banche centrali occorra aspettarsi anche delle indicazioni per il medio termine ed è chiaro che se ci si limita alle ultime informazioni, si perde un po’ questo ruolo che invece credo sia piuttosto rilevante.

In settimana Christine Lagarde ha spiegato che l’approccio adottato dalla Bce è appropriato soprattutto nelle attuali condizioni di “eccezionale incertezza”. Cosa ne pensa?

Di incertezza, in effetti, ce n’è tantissima, ci conviviamo da mesi, ma la mia convinzione è che proprio perché siamo in periodo di elevata incertezza è importante che l’autorità monetaria segnali qual è il suo obiettivo di medio termine, altrimenti all’incertezza circostante si aggiunge anche quella relativa ai comportamenti della Banca centrale e questo certamente non è positivo.

Dovrebbe, quindi, esserci un cambio di rotta da parte della Bce…

Sì e in questo momento non lo vedo ancora. Per ora sappiamo solo che molto probabilmente lascerà invariati i tassi il mese prossimo e poi vedrà cosa fare nella successiva riunione in programma a settembre.

(Lorenzo Torrisi)

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