Tasso di povertà soggettiva decresce in Ue, arrivando al 17,4%, un dato senza dubbio positivo per quanto riguarda il nostro continente: i dettagli

Il tasso di povertà soggettiva è sceso nel corso del 2024 nell’Unione Europea. Si tratta di una notizia senza dubbio positiva tenendo conto che la povertà soggettiva è di fatto il modo con cui le persone percepiscono la propria situazione finanziaria. Al di là dello stipendio, uno può sentirsi povero anche se “ricco” e nel contempo uno può sentirsi ricco anche se in realtà percepisce uno stipendio misero. La povertà soggettiva tiene conto di parametri come il reddito ma anche le condizioni di vita, la ricchezza e i debiti e va ad influire ovviamente sul benessere psico-fisico.



Ebbene questo dato, così come comunicato ieri dalla Commissione europea, è sceso rispetto al 2023, passando dal 19,1 per cento di persone che si sentivano soggettivamente povere all’attuale 17,4, quindi una decrescita di 1,7 punti percentuali. Prendendo in considerazione i singoli stati membri dell’Ue, emerge una mappa a macchia di leopardo con enormi differenze fra Paesi. Ad esempio la Grecia è quello con il più alto tasso di persone che si considerano soggettivamente povere, ben il 66,8%, quindi più di due su tre. Segue a debita distanza la Bulgaria con il 37,4% della popolazione, e quindi la Slovacchia con il 28,7 percento.



TASSO DI POVERTÀ SOGGETTIVA, GERMANIA E PAESI BASSI “RICCHI”

Chi invece si considera “soggettivamente ricco”, sono i cittadini dei Paesi Bassi e della Germania, che registrano una percentuale del 7,3 per cento, ma anche quelli del Lussemburgo, a quota 8,5%.

Se si prende in considerazione il sesso, la povertà soggettiva risulta più alta nelle donne rispetto agli uomini, leggasi il 17,8 per le prime contro il 17 per cento secondi. Germania e Paesi Bassi (già citati sopra), rappresentano comunque una eccezione, tenendo conto che le percentuali sono uguali per entrambi i sessi. Povertà percepita inoltre maggiormente fra i giovani, fra gli under 18, e molto meno fra gli anziani, fra gli over 65. Nel primo caso la percentuale media è del 20,6%, che scende ad un 14,9% nel secondo caso, ma anche in questo caso ci sono delle eccezioni, leggasi 10 stati membri, fra cui la Grecia, in cui il tasso di povertà soggettiva è superiore nella popolazione più anziana rispetto ai giovani.



Un altro dato significativo emerso dal report della Commissione europea riguarda il fatto che quelle persone con un livello di istruzione più basso hanno una probabilità maggiore di 3 volte di sentirsi soggettivamente povere. Nel 2024, infatti, più di un quarto della popolazione poco istruita (il 27%), era considerato soggettivamente povero, una percentuale che cala drasticamente, scendendo all’8,5%, nelle persone con un livello di istruzione elevato.

Commissione Ue (Foto: Pixabay)

TASSO DI POVERTÀ SOGGETTIVA, CHI SI SENTE POVERO È DI PIÙ DI CHI È EFFETTIVAMENTE POVERO

Da segnalare anche che le persone soggettivamente povere sono considerate di più rispetto a coloro che sono effettivamente a rischio povertà: queste ultime sono infatti il 16,2 per cento contro il 17,4 per cento già spiegato sopra. In totale in 16 Paesi vi sono ampi divari fra i due indicatori, soprattutto in Grecia, con il 66,8% di persone che si sente soggettivamente povero contro il 19,6% effettivamente a rischio povera. Altri divari importanti si registrano in Bulgaria, Cipro e Slovacchia, mentre in Italia il divario è stato minimo – 0,2 punti percentuali, lo stesso di Malta.

Un risultato quindi positivo quello mostrato da questo importante report realizzato dalla Commissione Europea che potrebbe ulteriormente migliorare nel 2025, tenendo conto dell’importane traguardo ottenuto nelle scorse settimane, quello della fine della guerra a Gaza: come ben si sa quando finisce un conflitto, oltre ovviamente ad una soddisfazione “etica e morale”, subentra anche una sorta di sensazione di benessere. Oggi il mondo è fortemente interconnesso, soprattutto per quanto riguarda le risorse energetiche, e la fine di una guerra non può che giovare alle nostre tasche e quindi il tasso di povertà soggettiva potrebbe ulteriormente decrescere.