Storie Italiane ha parlato con Teresa Manes, la mamma del ragazzo con i pantaloni rosa: ecco che cosa ha detto sul suicidio di Paolo Mendico
Storie Italiane ha parlato stamane con Teresa Manes la mamma del ‘ragazzo dei pantaloni rosa’, ragazzino che nel 2012 si tolse la vita dopo una continua violenza psicologica. In collegamento vi erano i genitori di Paolo Mendico, il 14enne che si è tolto la vita pochi giorni fa in provincia di Latina dopo essere stato preso in giro per anni e a riguardo Teresa Manes ha spiegato: “Volevo stringermi in un abbraccio solidale in questa famiglia di cui conosco il dolore e ha ravvivato il mio, un senso di sconfitta profondo, io sono 13 anni che uso questo dolore per sensibilizzare la coscienza ma quando arrivano queste notizie lancinanti si assiste ad una profonda sconfitta”.
E ancora: “Io in 13 anni ho visto le cose cambiare, c’è un impegno delle istituzioni, apprezzo l’azione di Valditara che spero faccia emergere tutta la verità per fare emergere un segnale forte, dobbiamo lavorare a monte ma anche a valle. Le persone che sono a scuola non devono mostrarsi indifferenti. E’ indispensabile mettere al centro il comportamento umano, i ragazzi non se ne possono uscire solo con il buffetto sulla guancia quando si rendono autori di crimini”.
Quindi Teresa Manes ha proseguito: “Quando l’adulto ha notizia di reato ci deve essere un intervento tempestivo, ci sono dei protocolli da attivare, ma quando i fatti sono così gravi tutti devono essere chiamati all’assunzione delle proprie responsabilità, se no si va a legittimare queste condotte di devianza sociale”. Teresa ha proseguito: “E’ pericoloso distinguere bullismo o cyberbullismo. Io quando vado nelle scuole dico di parlare, denunciate. Quando un ragazzo di 13 anni ma anche più piccoli – visto che la soglia della violenza si sta abbassando – trova questo coraggio, deve trovare anche un adulto che possa ascoltarlo”.
TERESA MANES: “FALLA NON IMPUTABILE ALLA SCUOLA”
Aggiungendo che secondo lei: “C’è stata una falla che non è imputabile solo alla scuola. Il genitore del bullo che rinforza il comportamento sbagliato del figlio che lo sminuisce, ha delle responsabilità”. In collegamento a Storie Italiane, oltre a Teresa Manes, vi era anche Vittoria, la mamma di Leo, un altro ragazzino che si è tolto la vita dopo atti di bullismo, suicida in quel di Senigallia l’anno scorso: “Quando ho saputo di Paolo Mendico (il 14enne che si è ucciso a Latina ndr) ho fatto un post su Facebook, io speravo che nella mia battaglia contro le scuole non sarebbe più successa una cosa del genere ma mi dispiace tanto, la società ha fallito, le scuole hanno fallito, i carabinieri hanno fallito, le istituzioni hanno fallito, come è possibile che non sia stato protetto.
E ancora: “Quanti bambini ancora devono andarsene per far cambiare qualcosa? – dice in lacrime – la legge non protegge niente e nessuno. Ci sono 350mila commenti dei genitori su TikTok che sono dispiaciuti per Paolo, io ho pianto tutta la sera, è un dolore immenso, io nel mio piccolo cerco di fare qualcosa ma chiedo di aiutarci a vicenda, se non volete mandare i vostri figli a scuola non mandateli, in Italia la scuola è la più stressante di tutto il mondo, gli atti di bullismo sono aumentati nell’ultimo anno”.
TERESA MANES E NON SOLO: LE STORIE DI BULLISMO A STORIE ITALIANE
Così invece l’avvocato della famiglia di Leo: “La scuola è stata silente come sempre, il preside è stato trasferito altrove e se da una parte può far piacere dall’altra può far meno piacere perchè continua a fare il preside e a mio parere in una scuola in cui si verificano i fatti e che i ragazzi erano a conoscenza di ciò che succedeva, con episodi ai danni di altri ragazzi, significa che c’è un meccanismo che non funziona e in Italia non si ha il coraggio di fare le cose che devono essere fatte. Il ministro Valditara ha ordinato diverse ispezioni, abbiamo avuto un incontro anche con lui, ho avuto le audizioni delle ispezioni e ci sono dichiarazioni in cui si dice che Leo veniva preso di mira tutti i giorni, ma tutto questo è stato sminuito dai docenti”.
E ancora: “La colpa di questi ragazzi è di tutti, non solo scuola, docenti ma anche società, ci sono genitori troppo accondiscendenti, che se ne fregano, docenti che non sono preparati ad affrontare determinate situazioni perchè abbiamo una carenza e dobbiamo intervenire, il bullo ha bisogno che qualcuno intervenga in maniera decisa e qui deve intervenire il docente”. Una serie di storie molto toccanti, dei drammi vissuti da ragazzini e subito dopo dalle loro famiglie, che purtroppo non sembrano trovare la parola fine: quanti ragazzini devono morire ancora? La scuola deve essere un luogo di crescita, socialità, istruzione, cultura e divertimenti, non un luogo dove uno studente deve vivere con la paura.