Ci siamo abituati a convivere con la potenza mostruosa addormentata nei Campi Flegrei. Come se un terremoto serio non dovesse mai accadere. Un errore
La meraviglia naturale dei Campi Flegrei è figlia del vulcano enorme su cui giacciono. Rigogliose alberature, fonti termali, anse marine e colline dolci sono tutte manifestazioni di un gigante che dorme e che coi suoi movimenti involontari spaventa chi ci abita. Gli uomini vivono questi luoghi da ben prima che Roma esistesse e li scelsero proprio perché davano riparo e benessere a buon mercato, cibo ed acqua calda senza sforzo.
Dopo un paio di millenni ne abbiamo dimenticato un po’ la vera natura e pretendiamo che non ci disturbi. Purtroppo le cose stanno diversamente. La grande inurbazione che insiste su quei territori è fatta di un popolo oggi terrorizzato e spaventato e che chiede aiuto. I 500 milioni stanziati dal Governo produrranno il loro effetto in alcuni anni, come ammesso dalla Protezione civile, e potranno dare strade più larghe ed edifici pubblici ancor più stabili, ma non potranno mai impedire alla terra di avere un costante tremolio o degli scossoni forti che porteranno spavento o, ancor peggio, terrore.
La scelta che oggi viene offerta è o quella di restare e convivere con tutto ciò, o andare via. Non è previsto lo sgombero di popolazione o la predisposizione di siti alternativi. Non lo si fa perché si ritiene che quel che oggi accade sia normale per il vulcano. Le scuole sono aperte, gli uffici pubblici anche, ma le famiglie con persone fragili, gli anziani non autosufficienti vivono un’enorme angoscia, non sapendo se arriverà o meno una scossa più forte.
Le voci incontrollate aumentano la paura e non aiutano a trovare una soluzione che sembra affidata solo alla natura, padrona di decidere se e quando placarsi o se dare una forte spallata. Difficile dire quale possa essere la soluzione, ma almeno si potrebbe pensare ad un’allocazione temporanea per le persone fragili e sole che vogliano per un periodo allontanarsi da una condizione di difficoltà, intanto che la situazione si chiarisce.
Certo è che il nostro Paese vive di questo rapporto di amore con la natura che spesso capisce poco o non rispetta affatto. Case sui greti di torrenti asciutti che diventano fiumi con le pioggerelle, terreni friabili su cui si costruiscono case, terreni alluvionali scambiati per zone industriali sono esempi che valgono per tutta l’Italia e che pongono sempre lo stesso problema, ovvero come convivere con la natura e non restarne vittime per non averla compresa e rispettata.
Gran parte degli abusi e della scarsa sensibilità ambientale vengono dagli anni sessanta e si sono protratti fino agli ottanta, ma anche in anni recenti la potenza della tecnica ha sfidato la saggezza della natura. Confidare che una casa possa resistere alle scosse perché antisismica non vuol dire che si possa vivere con un terremoto perenne. Sapere che si può scappare non significa avere la prontezza e la capacità di farlo in modo ordinato.
Perciò molto va fatto. Proteggere i fragili e offrire soluzioni che possono mettere in protezione chi lo desidera, educare la popolazione a convivere con i rischi ed educarli a saper affrontare un evento che, per quanto improbabile, è pur sempre possibile. Poco è stato fatto in questo senso, non essendo noi un popolo che programma e gestisce ma un popolo che reagisce con istinto cercando le soluzioni migliori.
Ora che ci troviamo difronte ad un rischio immanente e importante dovremmo cambiare passo e provare ad affrontare con la ragione il pericolo dei Campi Flegrei, lasciando a chi vuole la libertà di restare ma offrendo a chi non può tutto il supporto che serve per avere, anche altrove, una vita più serena. Non è semplice per chi vive lì lasciare luoghi ed affetti volontariamente, ma le scelte della vita sono così. Difficili e complesse, soprattutto quando si deve scegliere tra la bellezza, gli affetti e la propria storia da mettere da parte per stare sereni.
A chi guida il compito di fare strade e preparare per tempo i rimedi, a chi resta l’onere di accertare che siamo tutti servi della Natura e dei suoi potenti, inarrivabili strumenti.
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