In Argentina è ormai al capolinea l'alleanza Pro-Lla, mentre in Bolivia il Mas potrebbe subire una sconfitta elettorale
Ogni giorno in America Latina accadono fatti che, con il trascorrere del tempo, delineano una situazione di una complicazione sia politica che sociale ai limiti del dramma: in pratica si sta assistendo al consolidamento in alcuni casi, e lo smantellamento in altri, di Governi che, presentatisi come difensori della democrazia, stanno formando delle vere e proprie copie del regime chavista venezuelano come ad esempio capita sia in Brasile che in Colombia.
Ma in altri Paesi siamo alla vigilia o di cambiamenti che allontanano il populismo di sinistra o in scandali ripetuti che rivelano come anche dove il liberalismo ha trionfato a livello elettorale il suo cammino sta diventando piuttosto tortuoso a causa di decisioni che ben poco hanno a che fare con i proclami elettorali e ben più si rivelano una diga a protezione della “casta” tanto combattuta (a parole, ovviamente) nelle campagne presidenziali.
Quest’ultimo caso riguarda principalmente l’Argentina, dove sono scoppiati due casi veramente importanti: il primo riguarda la scoperta dell’adulterazione di un farmaco a base di Fentanyl che, finora, ha provocato 90 morti e dove non si capisce come mai, nonostante l’Agenzia nazionale di regolamentazione farmaceutica (Anmat) avesse disposto la chiusura del laboratorio incriminato per la diffusione dell’oppiaceo già tre mesi prima che iniziasse la catena dei decessi,
tale decisione non sia stata portata avanti, causando una vera e propria strage di ignari consumatori del farmaco.
Il Presidente Milei però accusa il kirchnerismo di proteggere la casa farmaceutica HLB Pharma, responsabile della produzione del medicamento, dove le famiglie dei deceduti hanno supportato l’indagine portata avanti dal giudice federale Ernesto Kreplak, che in pratica accusa il Governo di mancanze importanti nel controllo a carico dello Stato sulla produzione e commercializzazione dei farmaci, nel processo di aggiustamento e deregolamentazione dell’amministrazione pubblica che viene portato avanti da due anni.
Ma come sempre piove sul bagnato, e di conseguenza scoppiano altri casi importanti, a livello politico, che iniziano a rompere l’alleanza tra il Pro di Mauricio Macri e Lla di Milei alla vigilia delle importanti elezioni provinciali di ottobre che dovrebbero definire l’assetto parlamentare.

Lo stesso Macri ha rotto il patto elettorale quando nell’importante provincia di Rio Negro si è scoperto che il candidato di Milei, Lorena Villaverde, accusata anche di legami con il narcotraffico, sarà prima nella lista elettorale.
E a proposito del potere narco, piuttosto esteso in America Latina a livello anche politico da molto tempo, ecco scoppiare un fatto estremamente importante che riguarda le elezioni in Bolivia che si sono tenute domenica scorsa in primo turno, salvo poi replicarsi in ottobre in caso di mancata elezione.
Come sappiamo e abbiamo scritto in altri articoli, il potere del sindacato dei “cocacoleros” nel Paese è estremamente forte al punto da aver condizionato le presidenze degli ultimi 20 anni, in particolare quella di Evo Morales, attualmente fuori da ogni gioco politico anche perché implicato in processi di ogni genere e anche in uno scandalo a sfondo sessuale e pedofilo: giudizi dai quali l’accusato è fuggito ai vari arresti ordinati per trasferirsi in una regione del Paese che è la sua roccaforte.
La notizia è che la parte indigena della popolazione, sua maggioranza, che finora aveva sempre sostenuto il Mas, movimento socialista, ha dichiarato di non voler più votare questo partito (attualmente al potere con il Presidente Luis Arce che da delfino di Morales si è trasformato in acerrimo nemico) e quindi dopo tanto tempo siamo alla vigilia di un cambio epocale nelle politiche di questa nazione
con la probabile vittoria dell’imprenditore Samuel Doria Medina che è leader nei sondaggi con il 21% di preferenze seguito da un candidato conservatore (l’ex Presidente Jorge “Tuto” Quiroga) che conta sul 20%, mentre il primo candidato legato alla sinistra e che è l’unico con eventuali possibilità di arrivare al secondo turno elettorale è Andronico Rodriguez, con appena il 5,5% dei voti.
Morales, che punta all’annullamento delle elezioni, ha quindi perso in un colpo solo la sua maggioranza e quindi per lui si prospetta un futuro veramente problematico, ma definitivamente lontano dalla politica.
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