La Fed non solo ha tagliato i tassi, ma ha dato indicazioni sulle sue future mosse. Cosa che continua a non fare la Bce
La Federal Reserve mercoledì ha tagliato (dello 0,25%) per la prima volta quest’anno i tassi di interesse. Il Presidente Jerome Powell ha spiegato che non si può più dire che il mercato del lavoro negli Stati Uniti sia solido, dal momento che non crea sufficienti posti per mantenere costante il tasso di disoccupazione. Ora le aspettative sono di un’ulteriore riduzione dei tassi di mezzo punto entro la fine dell’anno.
Secondo Nicola Rossi, già Professore ordinario di Economia all’Università di Roma Tor Vergata, quella della Fed «era una decisione attesa. Forse l’unico elemento addizionale importante riguarda l’indicazione degli ulteriori tagli che ci saranno nei prossimi mesi. Qui si nota un diverso atteggiamento della Fed rispetto alla Bce: la Banca centrale americana in questo momento sta dando delle chiare indicazioni prospettiche, mentre da quella europea non vedo altrettanta nettezza nell’indicare la strada a venire».
Giudica migliore il comportamento della Fed?
In generale penso che le Banche centrali dovrebbero dare indicazioni chiare circa il loro atteggiamento, ritengo che faccia proprio parte dei loro compiti, così da evitare che gli operatori economici restino con un margine di incertezza. Non ho mai considerato ideale il voler prendere le decisioni di politica monetaria solamente sulla base dell’ultimo dato disponibile.
In effetti critiche di questo tipo sono state avanzate dopo la riunione del Consiglio direttivo della Bce della scorsa settimana, vista anche l’incertezza in cui si trova l’Eurozona, in particolare per la situazione francese…
In effetti, proprio nei momenti in cui l’incertezza è palpabile, come oggi in Europa, sarebbe importante che la Banca centrale prendesse sulle proprie spalle il compito di dare una direzione, altrimenti c’è il rischio che si aggiunga ulteriore incertezza a quella già esistente.
A parte il tema delle indicazioni sulle mosse future, ritiene che la Bce abbia fatto bene a lasciare i tassi invariati?
Direi di sì. Mi sembra che il livello attuale dei tassi sia ragionevole e compatibile con le condizioni macroeconomiche prevalenti nell’Eurozona.

Se ci fosse qualche ulteriore tensioni sugli Oat francesi o sul mercato dei titoli di stato europei in generale?
Auguriamoci che non ci siano, ma dobbiamo sapere che se per caso ci fosse qualche nuova tensione la Banca centrale europea ormai ha le modalità e gli strumenti per intervenire. Dirò di più: non solo è attrezzata, ma ha un’esperienza tale per cui può essere in grado di intervenire, senza necessariamente agire sulla leva dei tassi.
Tornando alla Fed, le proiezioni sono di una riduzione dei tassi di un altro mezzo punto entro la fine dell’anno. Crede che sia adeguata rispetto alla situazione americana?
È molto difficile dirlo senza avere a disposizione tutte le informazioni che invece possiede la Federal Reserve. Noto, tuttavia, segnali contrastanti, sia sul versante dell’inflazione che del mercato del lavoro, quindi credo che non sia stato semplice fornire un’indicazione quantitativa sui passi futuri che la Banca centrale americana intende compiere.
A suo avviso può essere la situazione del mercato del lavoro americano quella più incerta?
No, penso sempre che in questi casi la cosa importante è mettere insieme più di un dato per non correre il rischio di confondere le tendenze con quelli che possono essere invece dei movimenti episodici. Aspetterei, pertanto, di vedere che cosa accadrà nei prossimi mesi per capire se c’è una tendenza in un senso o nell’altro, sia per quanto riguarda l’inflazione, sia per quel che concerne il mercato del lavoro.
(Lorenzo Torrisi)
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