Tragedia Natisone, a Le Iene le chiamate inedite dei soccorritori: cosa non ha funzionato, ci sono state sottovalutazioni o addirittura negligenze?

Le Iene tornano a occuparsi della tragedia Natisone: prosegue l’inchiesta dell’inviata Roberta Rei sulla morte dei tre ragazzi trascinati via dal fiume nel maggio dell’anno scorso. L’obiettivo del programma è contribuire a fare chiarezza su cosa sia successo quel giorno, nello specifico cosa non abbia funzionato e il motivo per il quale i soccorsi arrivarono ben dopo mezz’ora. Qualcuno ha sottovalutato la situazione o ci sono state negligenze? La settimana scorsa furono trasmessi gli audio di una delle vittime con i soccorritori, mentre stavolta verranno mandate in onda le telefonate inedite tra i soccorritori coinvolti, da quelli della Sores Fvg al Nue112 e ai vigili del fuoco.



TRAGEDIA NATISONE, CHI SONO GLI INDAGATI

Sono state registrate, ad esempio, le parole del capoturno dei vigili del fuoco di Udine, Andrea Lavia, che rispose in maniera piccata a Patrizia Cormos dopo la sua terza chiamata, mentre l’acqua saliva attorno a lei e agli amici Bianca Doros e Cristian Molnar. Ma quelle parole sono tra le oltre venti telefonate finite agli atti dell’inchiesta, con Lavia che rischia il processo con Enrico Signor e Luca Mauro, che erano con lui in sala. Sotto accusa anche un operatore della Sores, Michele Nonino. La tesi della procura di Udine è che ci sia stata una catena di errori nella gestione di quell’emergenza.



TRAGEDIA NATISONE: LE CHIAMATE AI SOCCORSI

Non abbiamo più tempo, non ce la facciamo più“, diceva disperata Patrizia Cormos. La sua prima richiesta risale alle 13:29, dopo sette minuti scatta una seconda chiamata, nella quale spiegò che erano circondati dall’acqua. Ma Lavia si spazientì e consigliò ai ragazzi di “prendersi da qualche parte, perché non ci vuole un attimino“. Due minuti dopo la seconda chiamata, scattò la terza con le urla di Patrizia.

In una di queste tre rimase in attesa per sei minuti, con la linea che poi cadde. In un’altra telefonata richiese l’intervento dell’elicottero, peraltro l’unico mezzo che poteva salvarli. Le fu risposto che era stato attivato anche quel soccorso e di mandare i video di dove si trovavano.



Le immagini furono mandate alle 13:50, poi non c’è stato più alcun contatto. L’elicottero arrivò 23 minuti dopo. I vigili del fuoco, invece, avevano provato a raggiungere i tre ragazzi con delle corde lanciate dall’alto, mentre uno in acqua desisteva per la troppa corrente. Alle 14:13 era ormai troppo tardi, perché erano già finiti nelle acque del fiume Natisone in piena.