USA e UK pronti a un accordo sul nucleare per sostenere l’IA. Ma a Starmer non basta per risollevarsi: su immigrazione e periferie la destra lo incalza
Tre giorni di visita, il tempo sufficiente per firmare una serie di accordi commerciali, a cominciare dall’energia nucleare. E per discutere di Ucraina, dove gli americani sono disposti a lasciare il campo agli inglesi come primi sostenitori di Kiev. L’incontro con il premier Keir Starmer per Donald Trump è un altro importante tassello della sua strategia economica, per prima cosa perché ha bisogno di più energia per mantenersi leader nel campo dell’intelligenza artificiale.
Ecco allora che la Gran Bretagna, da sempre grande alleata e tra i Paesi a cui sono stati imposti i dazi più bassi dall’amministrazione statunitense, diventa sempre più un partner importante almeno dal punto di vista commerciale, soprattutto per quanto riguarda l’uso civile dell’energia nucleare.
Starmer, però, osserva Mauro Indelicato, giornalista di Inside Over, deve fare attenzione al fronte interno, dove sul tema dell’immigrazione rischia di rompersi il duopolio laburisti-conservatori, a favore di altri partiti che cavalcano anche l’insoddisfazione popolare per l’insicurezza nelle periferie e per la disoccupazione.
Trump in visita da Starmer: qual è lo stato della storica alleanza fra USA e Regno Unito?
È un’alleanza molto solida, forse è l’unica sopravvissuta allo tsunami Trump: lo si capisce dal fatto che la Gran Bretagna è il Paese cui sono stati imposti dazi inferiori rispetto agli altri, solo al 10%. Trump ha messo in discussione molti aspetti dell’alleanza con i Paesi dell’altra sponda dell’Atlantico, ma non l’alleanza con la Gran Bretagna.
Cosa c’è da aspettarsi dall’incontro?
La tenuta di questa alleanza si deve ad accordi di natura commerciale: è soprattutto su questo fronte che Londra e Washington continuano a essere molto alleate.
Si parla in particolare di un grosso accordo che riguarda l’energia nucleare. In cosa consiste?
Sul tavolo ci sono parecchi miliardi di dollari. Il nucleare civile è un tema che sarà sempre più importante negli anni a venire: si parla molto di intelligenza artificiale, rispetto alla quale, per mantenere in funzione i server, ci vuole molta più energia di prima. E siccome gli Stati Uniti vogliono confermarsi Paese leader nel campo dell’IA, contrastando la Cina, è importante avere nell’immediato una maggiore disponibilità di energia, da ottenere attraverso il nucleare. L’alleanza con la Gran Bretagna da questo punto di vista diventa fondamentale.
Nel vertice anglo-americano si parlerà anche di Ucraina: i britannici sono stati con la passata amministrazione USA i più grandi sostenitori di Kiev, ora però sono tra i promotori dei volenterosi, con i quali non sempre Trump ha avuto gran feeling. Riusciranno a mettere a punto una posizione comune?
La linea comune sicuramente sarà dettata comunque dal sostegno a Kiev, anche se c’è una certa distanza sul ruolo di Mosca. Trump è disposto a un accordo con Putin, a mediare con la Russia reintegrandola nel novero dei Paesi con cui l’Occidente può fare affari. Invece la Gran Bretagna, sia con il precedente governo conservatore che con i laburisti di Starmer, è assolutamente contraria a ogni ipotesi di distensione. Una posizione che viene mantenuta anche in una fase in cui il governo laburista è in totale sintonia a livello economico con il governo repubblicano di Trump.
Sarà difficile, quindi, che sulla guerra in Ucraina si individui una linea comune?
Trump ha uno sguardo politico molto proiettato sull’economia: se c’è sintonia con Londra da un punto di vista commerciale tutto il resto va in secondo piano. Riguardo all’Ucraina il presidente americano vede di buon occhio una presa di responsabilità da parte europea e quindi anche britannica. A Trump può anche andare bene che Londra metta a disposizione i propri soldati e non richiami ancora una volta le forze americane a sovrintendere alla sicurezza europea.
Questo incontro, però, avviene in un momento di grande debolezza del governo Starmer e forse viene visto anche come un’opportunità per guadagnare qualche punto con l’opinione pubblica. Perché i laburisti non stanno facendo tesoro del consenso che hanno ottenuto al voto?
In Gran Bretagna la gente ha votato Starmer semplicemente perché non era conservatore. Dopo 14 anni di Tory l’opinione pubblica voleva cambiare e ha votato l’alternativa più immediata. Non per fiducia nei confronti di Starmer, ma, appunto, perché non è conservatore. Partendo da questo presupposto, la presa del premier sulla gente non può essere molto forte. Per questo si muove con difficoltà, pagando anche il fatto che i laburisti sono un partito molto litigioso.
Su quali temi, però, il consenso a Starmer è sceso?
La Gran Bretagna si trova in grande difficoltà economica, con un pesante tasso di disoccupazione, e ha delle periferie fuori controllo. Si trova in un contesto molto simile a quello tedesco, nel quale, anche nelle grandi città, inizia ad affacciarsi l’estrema destra. Il partito di Farage, intanto, sta crescendo nei sondaggi, penalizzando moltissimo la tenuta del governo.
Sabato scorso c’è stata una mega-manifestazione da parte della destra sui temi dell’immigrazione. È questo uno dei temi su cui si gioca la tenuta di Starmer?
È il tema più sentito, si ricollega al discorso sulla sicurezza nelle grandi città, nelle periferie soprattutto, ma anche alle condizioni di una parte della popolazione, sempre più impoverita e con sempre meno prospettive per il futuro. In un contesto del genere l’immigrazione rappresenta un’autentica bomba a orologeria sociale, che favorirà le parti politiche che hanno posizioni diverse rispetto sia ai laburisti che ai conservatori. Il tema dell’immigrazione potrebbe ridisegnare il panorama politico britannico, da sempre contraddistinto dal bipolarismo conservatori-laburisti, facendo emergere nuove forze politiche, soprattutto a destra. È un po’ quello che sta succedendo in Germania con l’AfD. L’unica differenza è che nel Regno Unito c’è il voto maggioritario, che potrebbe favorire i due partiti principali.
Musk è tornato ad appoggiare la destra estrema di Tommy Robinson. Lo faceva anche prima, quando era nello staff di Trump. L’attuale amministrazione americana rimane schierata nello scenario politico britannico oppure ora il presidente USA ha bisogno di Starmer come interlocutore?
Trump come presidente ha delle responsabilità di governo. L’obiettivo che si è autoimposto è di stringere quanti più accordi commerciali possibili, specialmente con partner come la Gran Bretagna. Sotto questo aspetto non gli importa se c’è Starmer o Farage o qualcun altro, ha bisogno di un’intesa con il governo di turno.
(Paolo Rossetti)
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