Donald Trump nell'intervista alla NBC lancia un alert a Russia e Ucraina: “pace forse impossibile, troppo odio”. L'affondo su dazi, FED e voto 2028

PACE IMPOSSIBILE MA NON TROPPO: L’INTERVISTA DI TRUMP SULLA GUERRA IN UCRAINA

Nell’intervista che andrà in onda nel prime time americano stasera sulla NBC, il Presidente Usa Donald Trump offre come sempre svariati “titoli” alle proprie argomentazioni: in particolare però, nelle dichiarazioni del 4 maggio 2025 lascia trasparire un passaggio piuttosto scettico sull’effettivo tavolo di negoziati tutto ancora da ottenere tra Ucraina e Russia per una pace dopo tre anni di guerra incessante. Come già avvenuto nel recente passato, sia in direzione Ucraina che nei confronti della Russia, il tentativo di Trump – accompagnato dal piano di pace già presentato – è quello di mettere pressione ai partner per provare ad ottenere la tregua tanto attesa in questi primi 100 giorni di Presidenza GOP.



E così quando nelle anticipazioni emerse dal testo integrale dell’intervista NBC (qui a fondo pagina, ndr) Trump sottolinea come «forse non è possibile una pace tra Ucraina e Russia» in realtà potrebbe aver lanciato una sorta di alert a Kiev e Mosca: gli Stati Uniti non attenderanno in eterno e non sono disposti a farsi tirare in mezzo all’ingarbugliata matassa dei negoziati, senza che non si ottenga prima un vero cessate il fuoco. Come del resto già lo stesso vicepresidente Vance aveva fatto intuire lo scorso venerdì, la pace tra Ucraina e Russia non è così imminente.



«C’è un odio tremendo tra questi due uomini (ovvero i Presidenti Zelensky e Putin, pur se non li ha citati direttamente, ndr) e tra i generali», ammette Trump al “Meet the Press with Kristen Welker” della NBC parlando della guerra degli ultimi 3 anni: questo vuole dire che gli USA comunque proveranno ancora a negoziare le posizioni con i rispettivi paesi, ma fissando una potenziale scadenza in massimo i prossimi mesi («dirò ad un certo punto “andate avanti, continuate ad essere stupidi»).

Si fa sibillino quando si fa sfuggire un «siamo vicini ad un accordo con una parte», mentre non così tanto con l’altra, «ma non voglio dire quale…». Resta l’impegno e pure la consapevolezza che alla fine sia Kiev che il Cremlino possano giungere ad un vero accordo grazie alla mediazione americana, ma il quadro resta complicato nonostante vi siano ancora «ottime possibilità di farcela».



DALLE ELEZIONI 2028 AI DAZI FINO ALLO SCONTRO CON LA FED: COSA HA DETTO UN DONALD TRUMP ‘INUSUALE’ ALLA NBC

Un Trump insolitamente disposto a spiegare nel dettaglio ogni passaggio dell’intervista, pur non “giocando” in casa sull’emittente NBC, senza risparmiarsi su temi delicati come la rielezione nel 2028, la guerra sui dazi e lo scontro costante con la Federal Reserve. Una notizia importante è quella che il Presidente americano dà alla nazione in merito alle possibilità (remote, per via dell’età) di una rielezione alla prossima corsa per la Casa Bianca: «no, non mi ricandiderò», ha ammesso il leader del movimento MAGA, sottolineando tra l’altro che altri potrebbero sostituirlo senza per questo far mancare l’appoggio della sua gente al Partito Repubblicano.

Su tutti, i nomi fatti (e con elogi in aggiunta) sono quelli del vicepresidente J.D. Vance così come il Segretario di Stato Marco Rubio: Trump vuole portare «quattro anni grandiosi» per poi lasciare ai suoi eredi politici la guida della nazione nella nuova battaglia con i Democratici verso il 2028. Il tycoon insomma non cerca un terzo, clamoroso, mandato da Presidente ma punta dritto ad ottenere in questi anni di Presidenza già molti risultati, a cominciare dalla pressione sulla “deadline” per i negoziati in Ucraina e Medio Oriente.

Dopo aver nuovamente rivendicato la Groenlandia come territorio, sul Canada ha fatto un passo indietro e reputa lo Stato del G7 un ottimo partner su cui assolutamente non vi sarà alcun uso della forza militare: sull’Iran ribadisce lo stop netto al nucleare come accordo tra le parti, mentre sul fronte dazi la partita si fa ancora più complicata per il confronto sempre più apro con il partner cinese, sebbene «Pechino vuole un accordo, vedremo ma deve essere equo per tutti». Al momento non ha intenzione di sospendere il fronte battagliero sui dazi commerciali, senza temere una recessione e puntando ad ampliare la produzione delle imprese sul suolo americano quanto prima.

Davanti però all’opposizione su alcune politiche economiche e commerciali spinta dalla FED “contro” la Casa Bianca, al momento Trump non intende puntare al licenziamento del presidente Powell: il mandato scade nel 2026 e la sua intenzione è di rispettare i termini, «perché licenziarlo ora quando posso sostituirlo tra poco tempo», sottolinea sempre alla NBC, specificando che sicuramente Powell non è un “fan trumpiano” ma che comunque prima o poi dovrà «abbassare i tassi di interesse negli Stati Uniti».