L'amministrazione Trump fa sul serio: verso chiusura Dipartimento di Istruzione Usa, ma servono voti al Congresso che al momento il GOP non ha. Gli scenari
NON ERA UNA BOUTADE: TRUMP PUNTA A CHIUDERE IL DIPARTIMENTO DI ISTRUZIONE AMERICANA
Alla fine, non si trattava di una “bufala” e nemmeno di una “minaccia” persa poi per strada: Donald Trump mira dritto all’eliminazione del Dipartimento dell’Istruzione Usa, al momento diretto dalla Segretaria alla Scuola Linda McMahon, con pronto l’ordine esecutivo che potrebbe essere firmato alla Casa Bianca nelle prossime ore. Le fonti del “Wall Street Journal” confermano quanto già vi avevamo raccontato in questo focus ad inizio febbraio 2025: l’amministrazione Trump mira alla chiusura del ministero dell’Istruzione, confermando la battaglia a lungo termine contro i vari programmi di fondi federali sovvenzionati dal Governo americano.
Mentre però lo scontro sui fondi USAID si fa sempre più acceso dopo la sospensione di alcuni tribunali federali americani, Trump contro il dispositivo burocratico alla guida della scuola Usa scommette forte e punta ad ottenere la chiusura in poco tempo: contro la scuola “dominata dall’ideologia woke”, come spesso ricordato del Presidente repubblicano in campagna elettorale, l’ordine preparato dalla Casa Bianca potrebbe essere davvero pronto ad essere attuato, nonostante la presenza problematica di un vincolo di legge di cui trattiamo qui sotto.
Come riferisce lo stesso ordine preparato da Trump – e inviato alla ministra McMahon per portarla alla chiusura del Dipartimento dell’Istruzione Usa – quel ministero avrebbe visto negli ultimi anni un controllo sistematico della scuola tramite fondi federali e programmi, organizzati da «burocrati irresponsabili» che avrebbero deluso famiglie, insegnanti e alunni stessi. Il piano di tagli rientra nel progetto del DOGE guidato da Elon Musk, che continua il braccio di ferro con le amministrazioni pubbliche e federali per ridurre gli sprechi e adottare una burocrazia più snella, sulla scia di quanto compiuto in Argentina dalla Presidenza Milei.
PRONTO L’ORDINE ESECUTIVO, MA LA LEGGE USA LO BLOCCHEREBBE QUASI SUBITO: COSA PUÒ SUCCEDERE AL CONGRESSO
In termini meramente pratici, l’ordine di Trump verso la chiusura del Dipartimento di Istruzione Usa intende restituire più potere alle realtà e amministrazioni locali, che già hanno da tempo un buon controllo sulle università pubbliche e le scuole dell’obbligo. Per la segretaria all’istruzione vi sarebbe anche la possibilità che le funzioni e gli incarichi del Dipartimento potrebbero essere “smistati” su altri ministeri, anche se decisivo sarà il parere eventuale di tribunali che potrebbero impugnare l’ordine esecutivo della Casa Bianca.
Non solo: non tutti gli ordini esecutivi siglati dal Presidente degli Stati Uniti d’America divengono legge effettiva: vi sono alcuni limiti fissati dalla legge secondo cui dopo un “decreto urgente” della Casa Bianca occorre passare dal via libera del Congresso. Il problema è che ad oggi i repubblicani hanno 53 voti al Senato, mentre ne servono 60 per l’approvazione definitiva dell’ordine contro il Dipartimento di Istruzione: la battaglia politica e parlamentare rischia dunque di trasporsi per mesi, con possibile sospensione dell’iter in vista delle Elezioni di Midterm nel 2026 che potrebbero ribaltare i rapporti di forza nel Congresso Usa.
Alla fine, lo scenario più probabile per il Governo Trump potrebbe prevedere un taglio su personale e programmi di sovvenzione, se non proprio la chiusura completa del Dipartimento: contro i programmi woke e LGBTQ, contro tutti i progetti milionari di fondi ritenuti non prioritari, questo l’effetto voluto dall’affondo repubblicano. Il problema è che nei circa 1600 miliardi di dollari mossi nel programma federale di prestiti agli studenti occorre capire come verrebbero gestiti senza più il Ministro, così come i piani per le scuole in aree svantaggiate o per gli studenti con disabilità.