Anef è impegnata a trasformare le montagne in destinazioni aperte tutto l'anno: la destagionalizzazione è una scelta strategica
Dopo un’ottima stagione invernale, caratterizzata da un forte afflusso di turisti, soprattutto internazionali, Anef (l’associazione nazionale esercenti funiviari che rappresenta il 90% degli impiantisti italiani) guarda ora a quella estiva, promuovendo una “narrazione” della montagna che vada oltre l’inverno.
Con questa visione, gli impiantisti italiani stanno trasformando le montagne in destinazioni aperte tutto l’anno, un’evoluzione che porta con sé, oltre alla soddisfazione dei turisti che hanno la possibilità di vivere esperienze più variegate, anche nuove opportunità di sviluppo per le comunità locali e per l’intero settore turistico.
Per Anef la destagionalizzazione è una scelta strategica. “Investiamo sempre più risorse per estendere l’apertura degli impianti anche in primavera e in autunno – dice Valeria Ghezzi, presidente Anef -. In alcune valli alpine gli impianti riaprono già a maggio, poche settimane dopo la chiusura invernale, e continuano l’attività anche oltre settembre, arrivando in alcuni casi fino ai primi giorni di novembre”.
Qualche esempio? A Molveno, in provincia di Trento, si è iniziato a lavorare già il 12 aprile e si continuerà fino al 2 novembre, l’estate più lunga di sempre per questo impianto. La cabinovia del Passo Pordoi, al confine tra Veneto e Alto-Adige, è operativa dal 21 maggio. A San Martino di Castrozza, nel Trentino, al Lagazuoi, Cortina d’Ampezzo, e alle telecabine del Lussari di Tarvisio, Udine, si parte il 31 maggio. E poi c’è Cervinia, Valle d’Aosta, che non chiude mai.
“L’allungamento delle stagioni – sostiene Anef – permette di offrire nuove esperienze per chi cerca un ambiente salubre e attività all’aria aperta. Questa evoluzione risponde a una crescente domanda di scoprire un nuovo lato della montagna che si distingue per la combinazione di sport, natura, cultura, gastronomia e benessere.
Le aperture primaverili, estive ed autunnali consentono di realizzare iniziative che affiancano e integrano la tradizionale offerta turistica invernale e che compongono un’offerta innovativa e trasversale, idonea a soddisfare tutte le attitudini dei turisti, con particolare attenzione agli anziani, ai disabili e ai soggetti più fragili. Esperienze rilassanti come passeggiate tematiche, picnic in alta quota, escursioni in mountain bike o corsi di fotografia panoramica, fino ad attività più specialistiche e adrenaliniche quali il downhill, l’arrampicata o il parapendio.
La destagionalizzazione è una strategia che consente di vivere la montagna senza vincoli, anche nei periodi considerati ‘meno vocati’, e di identificarla quale luogo di cultura, tradizione, natura, avventura e benessere, creando valore condiviso per il territorio e per le persone che lo abitano”.
È una strategia, però, che può avere successo e può generare risultati concreti solo con un approccio coordinato. “Il processo di destagionalizzazione richiede tempo, lavoro e investimenti – aggiunge Ghezzi -. Per distribuire in modo più uniforme i flussi turistici e supportare le economie locali, è fondamentale anche l’intervento delle istituzioni, ad esempio attraverso l’introduzione di vacanze scolastiche scaglionate, come accade in altri Paesi”. Da parte loro, gli impiantisti rendono accessibili a tutti gli appassionati i territori di alta quota. Così, funivie e cabinovie non servono più solo gli sciatori, ma diventano un mezzo che apre le porte della montagna anche a chi vuole scoprire il lato estivo delle Alpi e degli Appennini.
Ovviamente, il coordinamento invocato dalla presidente Ghezzi implica anche un salto di qualità nell’hospitality e nella ristorazione, ben attive anche d’estate, ma tradizionalmente tarate su chiusure definite e consistenti, concentrate in periodi di bassa affluenza che invece potrebbero evolversi su flussi maggiori. Frustrante offrire impianti aperti ma trovare alberghi chiusi. E resta infine da mettere in conto la carenza cronica delle staff house, quegli alloggi per i dipendenti, soprattutto gli stagionali, che non trovando soluzioni abitative abbordabili sono costretti a rinunciare all’impiego, lasciando le imprese in estrema difficoltà.
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