Dopo l’incontro di Roma si parla di una linea comune Macron-Meloni sull’Ucraina. Che però l’Europa non può aiutare né con soldati né con armi
Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si sono incontrati a Roma, ma quale sia, nei contenuti, l’esito del vertice bilaterale è ancora tutto da capire. Soprattutto per quanto riguarda la posizione sull’Ucraina. In assenza di informazioni precise, i media hanno raccontato di una linea comune di sostegno a Kiev; nella realtà, però, osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, Italia e Francia, così come anche gli altri Paesi europei, non hanno modo di sostenere lo sforzo bellico di Zelensky: nessuno vuole inviare truppe, né ha la possibilità di inviare subito agli ucraini le armi di cui hanno bisogno, soprattutto per la loro difesa antiaerea.
Si possono solo fare delle promesse, annunciare finanziamenti, ma prima che si producano veramente gli armamenti necessari passerebbe almeno un anno: troppo tardi per aiutare un esercito che, secondo il capo dell’intelligence ucraina Budanov, entro fine mese rischia di collassare.
Insomma, al di là dei proclami e delle dichiarazioni, l’alleanza Roma-Parigi sull’Ucraina può ben poco, anche se Italia e Francia, su molti altri dossier, possono e devono collaborare.
I giornali parlano di linea comune Meloni-Macron, di sostegno comune all’Ucraina, qualcuno addirittura di “Agenda Macroni”. Cosa hanno concordato i presidenti di Italia e Francia, in particolare sulla guerra?
Che i due Paesi possano avere qualche interesse in comune è evidente, anche se continuo a vedere nella Francia una grande rivale dell’Italia, per esempio in relazione all’industria della difesa e al Mediterraneo. Quanto alla guerra, non so cosa vuol dire dare sostegno all’Ucraina. L’Italia, come ha detto il ministro della Difesa Crosetto, non ha più Samp/T da dare, se non quelli che verranno costruiti e saranno pronti tra 12 o 18 mesi. Nel frattempo, l’Ucraina non ha più armi per difendersi: ha esaurito i missili.
La Francia, invece, come è messa da questo punto di vista?
Macron ha detto che i francesi non hanno più niente da dare all’Ucraina. E parliamo del Paese europeo messo meglio sul piano militare. Parigi ha destinato un miliardo e mezzo alle armi per l’Ucraina, ma per produrle, le aziende avranno bisogno di un anno o più. L’Italia, nell’ultimo pacchetto di forniture militari, per quello che sappiamo dai giornali, comprende 400 M113, cingolati per trasporto truppe in pessime condizioni, che, una volta rimessi in sesto, offrono una protezione così bassa ai soldati che gli ucraini, per usarli, li hanno messi nelle buche, in postazioni fisse. Insomma, l’Europa dice che è al fianco dell’Ucraina, ma, come ha dichiarato anche Tajani, nessuno vuole mandare soldati a combattere. E non ci sono armi da fornire: non capisco quale possa essere la linea comune Italia-Francia su questo tema.
Ma per aiutare l’Ucraina davvero, cosa ci vorrebbe?
Il generale Kirill Budanov, comandante del GUR, l’intelligence militare ucraina, certo non un putiniano, ha detto che l’Ucraina, a partire da giugno, rischia il collasso, cioè che il fronte tracolli fino a rischiare la disgregazione della nazione. È lo stesso ufficiale che ha detto al Kiev Indipendent che la produzione di missili russa, gli Iskander-M, che sfuggono ai Patriot, e i Kinzhal (missili ipersonici, nda), che sfuggono a tutto, è aumentata fra il 70 e il 90%. Forse voleva far capire che continuare a combattere non ha più senso, perché, senza difesa antiaerea ucraina, i russi demoliranno, con i missili e i droni, tutte le capacità militari e industriali del nemico, fino alle retrovie.
Italia e Francia possono almeno esprimere una posizione comune per quanto riguarda il riarmo europeo?
L’Italia ha annunciato di aver raggiunto l’obiettivo del 2% del PIL per la spesa militare e tutti sono d’accordo sul riarmo europeo. Il problema è che ha dei costi insostenibili. Per le armi occorre l’acciaio e noi ne produciamo poco, a costi inaccessibili. Possiamo tutti fare qualcosa di più, ma, in questo momento, avendo l’energia ai costi più alti tra tutte le aree industrializzate del mondo, la mia impressione è che questo sforzo non sia sostenibile nel tempo. Quindi l’Europa vuole essere al fianco dell’Ucraina, ma non ha strumenti per aiutarla.
L’asse Roma-Parigi, insomma, non va da nessuna parte?
L’asse Parigi-Roma non riguarda solo l’Ucraina, ma anche tanti altri temi. Abbiamo rapporti stretti con la Francia. Che i due Paesi debbano collaborare in ambito bilaterale e dentro la UE è fuori discussione.
Ma con Kiev, allora, cosa bisogna fare?
Putin ha posto delle condizioni: bisogna accettarle, non perché piacciano, ma perché le condizioni che verranno poste fra sei mesi sarebbero più pesanti. L’Ucraina ne esce sconfitta, perché perde dei territori, ma non verrebbe distrutta completamente. Potrebbe avere un futuro in ambito Unione Europea.
Perché l’Europa continua a tenere in considerazione la guerra come possibilità?
Non sarà che la guerra deve continuare perché qualcuno vuole salvarsi la poltrona? Se la guerra finisce oggi, quella di Zelensky traballa, e anche quella di alcuni leader europei. Non quelli italiani: penso alla Germania, alla Gran Gretagna e alla Francia. Macron non ha grande consenso interno e ha già perso l’Africa.
(Paolo Rossetti)
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