L'analista Dario Fabbri riflette sull'Ucraina: l'ingresso in UE farebbe comodo alla Russia che otterrebbe un potenziale nuovo diritto di veto
In un momento storico in cui l’Ucraina sembra essere sempre più in difficoltà tra l’indagine sulla corruzione che si sta avvicinando a Zelensky e l’aggressore russo che non arretra e continua a tardare ogni tentativo di riappacificazione, le parole dell’analista geopolitico Dario Fabbri – nel corso di un’intervista per il quotidiano La Verità – ci aiutano a capire meglio cosa sta succedendo negli alti palazzi politici in cui le decisioni vengono prese e – forse soprattutto – manovrate da interessi non sempre chiari all’opinione pubblica.
Proprio in tal senso, Fabbri ci tiene a chiarire che al di là di ciò che si dice, l’eventuale perdita per l’Ucraina della città di Pokrovsk – da molti descritta come “chiave” per la resistenza – non sarebbe affatto “decisiva per (..) le sorti della guerra”: secondo l’analista, in realtà, “nessuna città del Donbass” è veramente in grado di cambiare le sorti del conflitto, ma si tratta soprattutto di obbiettivi – sul lato russo – strategici e – sul lato dell’Ucraina – “morali”.
Anche se l’intero Donetsk cadesse – spiega ancora Fabbri – “la guerra non sarebbe vinta” per i russi perché Putin ha un disperato bisogno di non passare alla storia come “l’uomo che ha perso l’Ucraina”; mentre per gli americani – che tirano i fili dell’intero occidente – in gioco ci sono i rapporti tra Mosca e Pechino, con Kiev che – in questo contesto – diventa un elemento chiave per “sedurre i russi”, reso complesso dal fatto che gli USA “non vogliono cedere l’influenza che hanno ottenuto in Ucraina” dopo parecchi decenni.
Dario Fabbri: “La ricostruzione dell’Ucraina? Decideranno gli USA e la pagheremo noi”
Interessante – sempre nel lungo ragionamento di Fabbri – anche il capitolo dedicato al destino dell’Ucraina nelle grandi alleanze mondiali: chiaro e pacifico il fatto che Kiev non entrerà mai a far parte della Nato, ma un discorso diverso si applica all’Unione Europa visto che – secondo Fabbri – con un “nuovo regime a Kiev” possibilmente filorusso sarebbe un vero e proprio “cavallo di Troia russo” tra le file europee, con Putin (o chi per lui, in futuro) che potrebbe conquistare un nuovo “diritto di veto” utile per bloccare qualsiasi trattative in UE.
D’altra parte – ricorda Fabbri in chiusura – resta anche il tema non trascurabile della ricostruzione dell’Ucraina che “certamente non pagheranno i russi”, né “gli americani”: si parla degli asset congelati, ma è una soluzione che rischia di portare a “una rappresaglia simmetrica” e finirà quasi certamente che “ci troveremo noi a pagare”; con l’unica certezza che – alla fine – “decideranno gli americani” e noi ci dovremo adattare a qualsiasi sarà la loro scelta.
