Rivelate conversazioni del leader UE: temono che Trump tradisca l’Ucraina. Ma negli USA convivono due visioni diverse: è questo che blocca la pace
Macron e Merz, ma anche altri leader europei, non si fidano degli americani: lo rivelano conversazioni pubblicate da Der Spiegel, secondo le quali Francia e Germania (e non solo) vogliono dissuadere Zelensky dal fidarsi degli USA e hanno paura di un accordo di pace che non garantisca condizioni di sicurezza per l’Ucraina.
In realtà, osserva Alberto Bradanini, ex ambasciatore italiano in Iran e Cina, stanno perdendo un’occasione per realizzare la pace, perché non hanno a cuore gli interessi ucraini, ma hanno solo paura di ripercussioni politiche negative per loro. La trattativa per porre fine alla guerra, però, non va fino in fondo per colpa dell’ambiguità degli USA, dove una parte dell’amministrazione vuole la pace e una la guerra e Trump continua a non avere le idee chiare sul da farsi.
Der Spiegel ha rivelato i colloqui tra i leader UE sull’Ucraina. Merz e Macron (e non solo loro) non si fiderebbero degli USA, anzi hanno paura che gli americani tradiscano Kiev. E per questo non vogliono abbandonare Zelensky. Come giudica questa posizione europea?
Merz e Macron sono usciti di senno. Il loro problema è che se prevale una posizione diversa dalla loro, rischiano seriamente di essere spazzati via dalle loro constituencies politiche in Francia e in Germania. È l’unico motivo che potrebbe spingerli a comportarsi in questo modo aberrante davanti alla possibilità che ci sia una pace: se continua la guerra può solo andare peggio.
Le loro considerazioni e il contesto della trattativa cosa ci dicono riguardo agli americani?
Se davvero hanno detto queste cose dovremmo capire bene come si comporteranno gli americani. Se il generale Cavo Dragone ha dichiarato ciò che tutti sappiamo per conto della NATO, qualcuno lo ha autorizzato. E siccome l’Alleanza atlantica fondamentalmente è l’esercito americano in Europa, questo significa che gli USA stanno facendo il doppio gioco, oppure che ci sono anime diverse nel sistema americano che rimbalzano nella NATO: il Deep State e la CIA che vogliono la guerra, Trump (e qualcuno altro) che vuole la pace per avere il Nobel.
Gli europei, Merz e Macron in particolare, sprecano la possibilità di una pace di cui l’Ucraina ha bisogno?
Gli interessi dell’Ucraina per loro sono l’ultima cosa. Pensano ai loro, di interessi. Tanto più che, se la guerra continua, i russi si prenderanno anche Odessa: con gli attentati alle navi nel Mar Nero hanno capito che non è facile controllare le coste. Forse si vuole portare all’esasperazione il contrasto tra Russia ed Europa: se Mosca prende Odessa, allora la minaccia russa viene presentata in maniera ancora più concreta.
C’è stato l’incontro Witkoff-Putin e gli americani non hanno parlato con Zelensky anche se poi è stato fissato un incontro con il suo braccio destro Umerov. A che punto stanno le trattative? C’è riservatezza da parte di russi e americani perché qualcosa si sta muovendo?

Faccio fatica a pensare che i russi si fidino degli americani. Credo che da parte USA, e i russi ne sono consapevoli, vi sia una forte ambiguità. Da una parte vorrebbero mettere fine a questa guerra, dall’altra invece vorrebbero che continuasse. A proseguirla, però, come azione di contenimento di Mosca, dovrebbero essere gli europei, a spese loro: gli statunitensi vogliono portare le loro truppe in Estremo Oriente per contenere la Cina. L’obiettivo è contenere la Cina, non più la Russia, che gradualmente potrebbe diventare addirittura un alleato sul fronte occidentale.
Trump non riesce a concludere la pace perché è lui stesso vittima di questa ambiguità americana?
Trump non ha le idee chiare. Non credo che nella storia degli Stati Uniti d’America vi sia stato un presidente che ha oscillato come un pendolo dalla mattina alla sera come lui. Non è neanche un cultore di politica internazionale, si basa sui rapporti che riceve, in particolare da Marco Rubio e Pete Hegseth, Segretario della guerra.
Quindi non sono veramente gli europei a mettere i bastoni fra le ruote al processo di pace?
Gli europei finiranno per fare quello che decidono gli americani, non hanno la possibilità di fare altrimenti. Dove sono gli eserciti europei da mandare al fronte per contenere la Russia? Dove le risorse e l’unità di intenti?
Putin ha detto che se Kiev non si ritirerà dal Donbass i russi se lo prenderanno con la forza. L’unica vera prospettiva, arrivati a questo punto, è quella della guerra?
I russi hanno fatto una proposta persino comprensibile: occupano anche una parte di Kharkiv (e di Zaporizhzhia) che non è né Donetsk, nè Lugansk, ma sono disposti a ritirarsi da lì se gli ucraini concedono tutto quello che manca dei quattro oblast rivendicati dal Cremlino. Agli ucraini converrebbe, perché il fronte è sfaldato e i russi avanzano in continuazione, con l’obiettivo di distruggere il più possibile l’esercito ucraino, che si riformerebbe all’indomani di un trattato di pace.
Nello stesso giorno dell’incontro fra la coppia Witkoff-Kushner da una parte e Putin dall’altra, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha incontrato il suo pari grado cinese. La stampa ucraina ha anche parlato di incontri frequenti tra ufficiali russi e cinesi. La Cina sta svolgendo un ruolo nella vicenda ucraina? Sostiene la Russia nel conflitto?
Cina e Russia non sono legate da un’alleanza militare tipo NATO, Pechino non ama le alleanze che mettono in moto degli automatismi, perché vuole sempre essere libera di valutare caso per caso il da farsi. La Cina è diventata un importante mercato di sbocco per la Russia e tra i due Paesi ci sono scambi commerciali e dal punto di vista degli investimenti si va verso i 300 miliardi di dollari, anche se gli affari reciproci avvengono in rubli e yuan.
La visita di Wang Yi si inquadra in questa prospettiva?
Non era legata alla guerra in Ucraina, perché la Cina è un Paese fondamentalmente pacifico in questa fase storica e non vuole mettere a disposizione soldati neanche come peacekeeper: il commercio ha una un ruolo rilevante nella crescita cinese e un conflitto che dovesse coinvolgere la Cina, ma anche un conflitto lontano, impensierisce o danneggia l’economia cinese. Non a caso è l’unico Paese che ha presentato una piattaforma per un possibile compromesso per l’Ucraina già nel 2023.
Macron, in visita in Cina, ha chiesto a Xi Jinping di contribuire alla soluzione della crisi ucraina e lo stesso aveva fatto tempo fa Trump. Pechino asseconderà queste richieste?
La Russia non ha bisogno della Cina per vincere la guerra. L’uscita di Macron è velleitaria: l’Europa non ha nessuna leva da utilizzare contro la Cina e la stessa cosa vale per gli americani, che hanno minacciato di imporre dazi al 100% e poi hanno dovuto fare marcia indietro.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
