Trump dice che Putin è impazzito, poi insieme a Merz, Macron e Starmer dà all’Ucraina la possibilità di colpire in territorio russo

A parole la prospettiva è ancora quella di una trattativa, ma nei fatti, sul campo di battaglia, si mostrano i muscoli. Da una parte i russi hanno dato il via a una pioggia di droni e missili balistici lanciati a centinaia sull’Ucraina, dall’altra Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno tolto agli ucraini le restrizioni che impedivano loro di usare le armi fornite dagli occidentali contro obiettivi nel territorio russo. E mentre Trump dice che Putin è impazzito e punta a occupare tutta l’Ucraina, l’unico scenario che si riesce ancora a immaginare è sempre quello della guerra, che non esclude un’escalation dei combattimenti.



Le trattative, osserva Giorgio Battisti, generale già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, lasciano spazio alle dimostrazioni di forza: probabile che un negoziato partirà solo quando Ucraina o USA accetteranno le condizioni di Putin.



Il cancelliere Merz ha dichiarato che Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno tolto le restrizioni che impedivano agli ucraini di attaccare in Russia usando armi fornite dagli occidentali. È una reazione ai violenti attacchi russi di questi giorni? Comunque, una decisione pericolosa per la guerra, come dice il Cremlino?

L’Ucraina, soprattutto con i suoi droni a lungo raggio, colpisce da tempo in profondità la Russia, arrivando fino a Mosca e oltre. Penso che questa decisione sia una forma di pressione contro la Russia, perché non vuole sedersi al tavolo delle trattative concedendo la tregua di un mese che Zelensky aveva chiesto. Utilizzando missili a lungo raggio, gli ucraini potrebbero colpire le officine e i centri industriali russi che producono equipaggiamenti militari. Si tratta di lanci che saranno comunque guidati dall’intelligence statunitense o britannica: vedremo se punteranno su aeroporti, basi aeree o cos’altro.



Una decisione del genere pone di fatto le basi per un’escalation: è una possibilità che rimarrà sulla carta o dobbiamo aspettarci una recrudescenza del conflitto?

Il Cremlino dice che è una decisione pericolosa. È vero, però, che in questi tre anni gli occidentali hanno superato diverse linee rosse, concedendo progressivamente equipaggiamenti sempre più in grado di colpire in profondità, con una maggiore potenzialità di fuoco. E tutte le volte la Russia, per bocca dello stesso Putin o di Peskov, ha messo in guardia sui rischi che si correvano. Però non è mai successo niente di particolare se non bombardamenti nei centri abitati e attacchi con i droni. Certo, i russi prima o poi dovranno fare qualcosa, altrimenti perderebbero credibilità. Dovranno muoversi per rendere conto di questa situazione all’interno del Paese.

La revoca delle restrizioni agli ucraini autorizzerebbe i russi a colpire obiettivi in Francia, in Germania, in Gran Bretagna?

Significherebbe entrare in guerra, non credo che i russi lo faranno. Anche se i collaboratori di Putin hanno dichiarato più volte che la Russia si sente autorizzata a colpire oltre i confini ucraini le basi da dove possono partire minacce per il territorio russo. Se i missili partono dal territorio ucraino, non vedo la possibilità di ritorsioni su basi alleate, in Polonia, in Germania oppure nei Paesi baltici.

Trump ha detto che Putin è impazzito, che vuole prendersi tutta l’Ucraina e che la Russia pagherà caro questo eventuale tentativo. Sono parole che indicano un cambio di atteggiamento da parte degli USA? Macron dice che il presidente americano si è reso conto che il suo pari grado russo gli ha mentito.

Trump, ancora prima di insediarsi alla Casa Bianca, aveva affermato che avrebbe fatto finire la guerra in 24 ore. Dopo i suoi contatti con Putin, ha sempre dichiarato che il capo del Cremlino sembrava in buona fede. Però alle parole non sono mai seguiti i fatti, anche perché l’Ucraina voleva un cessate il fuoco preventivo e i russi lo subordinavano a un accordo di massima già raggiunto. Le affermazioni di Trump sono un po’ l’effetto emotivo di questa frustrazione che ha nei confronti di un negoziato non ancora decollato. L’unico risultato ottenuto è lo scambio di mille prigionieri di questi giorni.

La Pravda ucraina, riprendendo European Truth, sostiene che nel prossimo vertice NATO dell’Aja la dichiarazione finale sarà più stringata e senza citare né Russia né Ucraina, quasi per non nominare un argomento sul quale ci potrebbero essere posizioni diverse. Una prudenza che male si sposa con le dichiarazioni di queste ore contro Putin.

A volte certe situazioni vengono rese note in anticipo per fare in modo che poi si cambi parere. A un mese dal summit è presto per dire cosa verrà riportato nel documento finale. Anche perché, se non si parla di Ucraina, di cosa si discuterà? Solo della percentuale di Pil che i singoli Paesi dovranno dedicare alle spese militari? A volte l’Ucraina mette le mani avanti per evitare che succeda qualcosa di sgradito.

I continui richiami di Zelensky a non lasciare impunito Putin hanno a che fare con la decisione annunciata da Merz?

Penso di no. Zelensky teme sempre di essere messo da parte negli accordi, che diventino un affare solo di Russia e USA. Per questo fa la voce grossa.

Il Washington Post scrive che gli USA potrebbero vendere sistemi Patriot all’Ucraina e i rumors parlano di una UE disposta a comprare armi americane da fornire a Kiev. Più che alle trattative, tutti pensano a mostrare i muscoli?

Non è che ci siano aperture tali da far pensare a una ripresa delle trattative, basta guardare ai bombardamenti dei russi di queste ore: siamo nell’ordine dei 300 droni e decine di missili ogni giorno. Armi che servono a fiaccare il morale della popolazione ucraina e a dimostrare che la Russia non ha timore delle ulteriori sanzioni dell’Europa. Per il resto, Lavrov ha detto no all’incontro in Vaticano fra russi e ucraini, si è proposta la Svizzera ma non si è concretizzato niente. Rispetto all’incontro di Istanbul, vedo passi indietro. Anche l’incontro che doveva esserci fra Putin e Trump è rimasto in sospeso.

Putin potrebbe davvero pensare di occupare tutta l’Ucraina, come ha prospettato Trump?

Ha aumentato l’aggressività dal cielo, ma penso che non abbia nessun interesse a progredire in modo deciso con un’offensiva che possa sfondare il fronte, perché poi avrebbe bisogno di più truppe per controllare i territori. Vuole occupare per intero gli oblast che gli interessano, quello sì. Con la guerra di logoramento che sta conducendo vuole tenere l’Occidente sulla corda, ma non andare oltre gli obiettivi indicati. Fonti dell’intelligence americana dicono che la Russia abbia difficoltà a progredire per mancanza di equipaggiamenti, però è tre anni che si insinuano questi dubbi. Non per niente i russi hanno appena lanciato 355 droni.

Il Financial Times dice che a inizio guerra avevano una capacità di 30 droni al giorno, ora sono sui 300 ma potrebbero arrivare a mille. Numeri che smentiscono la tesi di un esercito in difficoltà?

In questi ultimi giorni i russi hanno anche lanciato più di 50 missili balistici, solitamente utilizzati per obiettivi di un certo valore. E non si può dire che li abbiano usati perché mancavano i droni. Credo che il Cremlino abbia voluto dare una dimostrazione di forza di fronte ai dubbi avanzati sulle sue capacità militari e alle resistenze europee. Le trattative ci potranno essere solo quando Ucraina o America accetteranno le condizioni russe. Qualcuno dice che il problema è Putin, collegando questa osservazione al tentativo di abbattere il suo elicottero. In realtà, se fosse tolto di mezzo, al suo posto potrebbe subentrare qualcuno più estremista di lui. In passato alcuni collaboratori lo avevano criticato perché non ha pensato di usare l’arma nucleare.

(Paolo Rossetti)

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