“È morto!” grida la (sua) Madonna. Sulla cima del monte la luce riflette il colore dei fondali marini. “Scansatevi, per favore!” Davanti alla macelleria del Golgota, tutta la gente in servizio non può mutare posizione. I soldati, che fino a prima giocavano a dadi, tengono gli occhi fissi sugli ultimi due sopraggiunti, che si stanno facendo largo coi gomiti: “Fateci passare!” Di quei due sono in pochi a riconoscere le fattezze: sono due che soltanto ora palesano l’amicizia col Cristo, quando chi l’ha giurata da anni ha già fatto cantare il gallo nel pollaio.
Loro due, invece, hanno coltivato un’amicizia sotto traccia: incontri notturni, sguardi annodati all’insaputa dei più, il loro fu un confidarsi soffuso, affidato a piccole rivelazioni.
Uno è Giuseppe, proviene da Arimatea: è membro nobile del Grande Consiglio. Non è uno scappato di casa. L’altro, leggermente più vecchio, è Nicodemo: anche lui tradisce un’appartenenza ch’è tutto un programma: è il capo dei Giudei. Il primo è così ricco che, ancora in vita, s’è fatto preparare uno di quei sepolcri splendidi scavati nella roccia. Per di più “anche lui aspettava il Regno di Dio” (Mc 15,43).
L’altro, con l’orecchio fine, si mise contro la sua stessa cerchia di amici per non prostituirsi intellettualmente: “La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?” (Gv 7,51) disse ai colleghi che, scocciati da Cristo, non avevano però il coraggio di arrestarlo.
Questi due, anni prima, non hanno lasciato tutto per andare dietro a lui, ai suoi discorsi come fece, invece, la masnada di Tiberiade. Per tutta la loro vita, però, nutrirono una certa simpatia verso quel Ramingo che infiammava i cuori e le anime. Arrivarono quasi a picchiarsi con coloro che, invece, invocavano per Lui la pena capitale. Stettero sempre dietro le quinte, a seguirlo da lontano, a darsi appuntamento al chiarore di luna, nel crocevia delle strade. Dietro i cespugli. Fu la morte – una morte che per tutti suonò la campanella di un fuggi-fuggi generale – a fare scoccare in loro la miccia finale: basta più esitazioni, più nessuna incertezza, alle ortiche i calcoli, le défaillances.
Quando tutti coloro che avevano spergiurato: “Maestro, io non ti abbandonerò mai!” se n’erano scappati per salvarsi la pelle, loro due sono saltati fuori da dietro il cespuglio del nascondimento e si sono fatti strada verso la macelleria: “Spostatevi, fateci passare!” Pazienza per la morte, passi anche l’insofferenza agli sputi, ma il vilipendio del cadavere no: “Ridateci il cadavere!” iniziarono a chiedere. Giuseppe si giocò le sue conoscenze altolocate: andò da Pilato in persona a chiedere il corpo del suo Gesù. Lo minacciò, anche a costo d’apparire complice, di rischiare l’osso del collo: “No, nelle fosse comuni voi non lo getterete mai! Voglio il suo cadavere!” La città appare viziata: fatta la frittata, non vorrebbe già più mangiarsela.
I due tornano con il permesso di Pilato in mano: “Lasciateli passare, per carità!”. C’è chi bofonchia nei paraggi. Desta stupore Nicodemo: “Uno intelligente come lui, come può dare retta ad un impostore?” gufano. Ma chissenefrega: Giuseppe si leva il mantello, Nicodemo gli tiene fissa la scala, leve e tenaglie entrano subito in gioco. Giocoforza. La vecchia croce è diventata il crocevia dell’amicizia: qui, a salvare il pudore del Grande Condannato, c’è tutta gente mai vista. Quelli che prima s’erano visti ovunque, non si vedono più da nessuna parte. Nicodemo afferra le cosce a Cristo, Giuseppe lo prende per le ginocchia: Giovanni, l’unico superstite della classe, lo prende da sotto le ascelle.
Scendono la scala, lo stanno per deporre nel lenzuolo quando una voce grida: “Ridatemi il mio Figliolo!”. È la vecchia Madre: è viva, eppure è morta pure lei. Glielo depositano tra le braccia: è il primo bozzetto della pietà di Michelangelo. Poi, quando il buio inizia a pestare come un boia sul cadavere, eccoli i due amici. A presentarsi a lei: “Non ci siamo mai conosciuti prima, Signoranostra. Siamo due vecchi amici di suo Figlio. Accetti il sepolcro, accetti gli aromi. Non è nulla rispetto a ciò ch’è stato Lui per noi”. Maria ha la veste tutta sporca di terra.
Entrano nel sepolcro: “Fate piano, mi raccomando!” supplica Maria. Giuseppe a Nicodemo: “Siamo forse nati per arrivare puntuali a questo giorno?” Mentre se lo chiedono, si raschiano il mento.
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