Vincenzo Albertini, ex patron di Napoli Sotterranea condannato per violenza sessuale dopo la denuncia di una sua collaboratrice, Grazia Gagliardi, che raccontò di essere stata molestata e abusata, a costo di perdere il lavoro, facendo poi scattare le indagini e in seguito il processo. La vicenda giudiziaria, protagonista anche di una delle storie raccontate in tv al programma Sopravvissute, si è conclusa nel 2021 con una sentenza della Corte di Appello che ha confermato la prima decisione dei giudici e stabilito una pena di 1 anno e 8 mesi, anche se inizialmente l’accusa aveva chiesto 7 anni.
Particolarmente soddisfacente, come ha affermato la vittima, il respingimento del ricorso che gli avvocati del capo del sito archeologico avevano presentato, cercando di scagionare l’imputato, creando un alibi inesistente e cercando prove che in quel momento l’uomo si trovasse altrove. Vincenzo Albertini, che è stato rimosso anche dall’importante incarico che ricopriva è stato costretto a pagare anche una provvisionale di 5mila euro.
Vincenzo Albertini, chi è: presidente di Napoli Sotterranea condannato per violenza sessuale, la vittima denunciò l’accaduto in un video sui social
Ad incastrare Vincenzo Albertini, che nel 2017 era presidente di Napoli Sotterranea, uno dei più importanti siti archeologici della città, fu proprio il racconto della vittima Grazia Gagliardi ex collaboratrice e guida turistica. La donna, all’epoca dei fatti 36enne, denunciò infatti di essere stata costretta una mattina ad entrare in una zona isolata all’interno del Teatro Romano, chiamata Summa Cavea, qui l’uomo si abbassò i pantaloni iniziando a baciarla e toccarla sul corpo in particolare sulle parti intime e poi cercando di avere un rapporto sessuale sotto minaccia.
Oltre alla grave molestia, la collaboratrice testimoniò un altro abuso, confermando anche di aver lavorato per Vincenzo Albertini senza essere stata messa mai in regola: “Ho lavorato per quattro anni in nero per Napoli Sotterranea in piazza San Gaetano“. Il tutto venne reso pubblico in un video pubblicato sui social che diventò subito virale e portò poi al processo conclusosi con la condanna.