Il gesto choc dell’inviata de La Vita in Diretta, che ha mostrato il dito medio davanti alla telecamere pensando di non essere ripresa in quel momento, è solo l’ultimo dei casi che vede nella bufera il programma condotto da Alberto Matano. Una bufera è scoppiata nei mesi scorsi, infatti, a causa della pagina dedicata alla chirurgia estetica sui minori in occasione della puntata dell’1 ottobre scorso (qui il video). Ad aprire il caso, che comunque fece discutere i telespettatori, fu Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai. In un post su Facebook denunciò la violazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori e parlò di una «pagina nera» per il servizio pubblico. «Per mezz’ora si è discusso di chirurgia plastica ed estetica su adolescenti e minori, discutendo in maniera davvero inopportuna del caso specifico della figlia minorenne della showgirl Maria Monsè, con tanto di particolari sulla situazione psicologica della bambina». Per Anzaldi fu «una scelta editoriale ingiustificabile per un canale del servizio pubblico, peraltro in fascia protetta». Non mancò un attacco diretto a Maria Monsè e al programma: «La ricerca di visibilità di una showgirl non giustifica certamente che la Rai dia risonanza di fronte a milioni di persone non soltanto di un argomento del genere, ma addirittura del caso specifico di una ragazza quattordicenne».
LA VITA IN DIRETTA, SANZIONE PER CASO CHIRURGIA ESTETICA MINORI
Michele Anzaldi sollecitò l’intervento del Comitato Media e Minori presso il Ministero dello Sviluppo Economico. La decisione, presa tramite risoluzione n. 2/21 del 17 dicembre 2020, è stata annunciata dalla presidente Donatella Pacelli in data 21 dicembre 2020. Nel documento non si fa riferimento esplicito a Maria Monsè, ma si parla di una «madre che motiva con convinzione la scelta di aver sottoposto la propria figlia a un intervento chirurgico per farle superare il disagio creato da un difetto estetico». Inoltre, si evidenzia «l’inadeguatezza dei contenuti proposti e la responsabilità dell’emittente nella scelta di mandarli in onda in fascia protetta, pur prendendo distanza dalla posizione della madre ospitata in studio, attraverso esperti (chirurgi e psicologi) interpellati in merito nell’ambito della stessa puntata». L’emittente, stando a quanto si evidenzia nel documento, aveva presentato in data 26 novembre 2020 una memoria difensiva in cui precisava «tra le altre argomentazioni, che il vero obiettivo del servizio era quello di “dissuadere i più giovani dal fare scelte di tal genere”».
Le motivazioni addotte dall’emittente di La Vita in Diretta nella memoria difensiva «non risultano sufficienti a giustificare l’avere dato spazio e visibilità ad una madre che con le sue decisioni spregiudicate continua a farsi pubblicità e a presentare – in fascia protetta – un modello diseducativo che distorce il rapporto adulti-minori», scrive il Comitato Media e Minori nella risoluzione con cui ha ribadito l’inadeguatezza dei contenuti, «che disorientano i soggetti in età evolutiva nell’accettazione del proprio essere, orientando verso una ricerca ossessiva della perfezione fisica». Ma soprattutto ha confermato la violazione del Codice di autoregolamentazione da parte de La Vita in Diretta condotto da Alberto Matano, richiedendo all’emittente di dare notizia della risoluzione.