Il ruolo "marginale" dell'Europa sulla guerra Iran-Israele: Von der Leyen conferma Di Maio e chiama Netanyahu ma viene tagliata fuori da Teheran
L’EUROPA IMMOBILE (MA CONFERMA DI MAIO NEL GOLFO PERSICO): L’APPELLO DELL’IRAN CHE TAGLIA FUORI BRUXELLES
La guerra Iran-Israele rischia di avere un singolare “record” mondiale, quello delle tentate e proposte mediazioni: tutte per ora ancora molto lontane dall’avere qualche minimo successo (a parte la Cina e, forse, l’appello del Vaticano). In tutto questo chi rischia di rimanere ancora una volta “fuori” dalla partita internazionale è l’Europa di Ursula Von der Leyen, nonostante le telefonate avvenute nelle ultime ore con il Presidente Trump (alla finestra l’accordo sui dazi al 10%, ndr) e con il Premier israeliano Bibi Netanyahu.
La leader della Commissione UE ha chiesto a Israele di permettere una trattative negoziale con l’Iran per evitare che la guerra iniziata lo scorso venerdì possa protrarsi, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’intero panorama internazionale: l’Europa si sforza per la pace, così come nelle ultime ore si erano proposte “singolarmente” anche Uk, Francia, Germania e pure l’Italia, mentre sullo sfondo il Cremlino con Putin ritiene di poter essere un attore chiave per condurre a negoziati tanto Israele quanto soprattutto l’alleato iraniano.

Mentre in questo contesto “schizofrenico” nei rapporti tra Occidente, asse Cina-Russia e Medio Oriente – tra due guerre e svariati focolai “accesi” – l’Europa arriva a confermare il mandato di Luigi Di Maio fino al 2027 come Rappresentante speciale UE nel Golfo Persico, a livello concreto i passi negoziali di Bruxelles sembrano sempre più “spompi”. Dopo i vari bilaterali tra i leader del G7, la proposta scattata da Macron, Merz e Starmer punta alla proposta di contribuire a dei negoziati diretti con Teheran per impedire il delflagrare di una guerra nucleare, tutti però mantenendo la posizione di difesa dello Stato Ebraico dalla minaccia atomica del programma iraniano.
A riconferma del ruolo marginale dell’Europa vi è l’appello-richiesta sganciato dall’Iran stamane, non diretto a Von der Leyen ma nuovamente ai singoli Paesi interni alla UE che firmarono l’accordo sul nucleare iraniano nel 2015: «impegnatevi a fermare Israele», spiega il portavoce del Ministero degli Esteri Esmail Baghaei riferendosi direttamente a Gran Bretagna, Germania e Francia. Teheran vuole che i Paesi europei arrivino a condannare gli attacchi di Israele contro gli impianti nucleari dell’Iran, e si impegnino poi a negoziare una pace immediata.
LA TELEFONATA TRA VON DER LEYEN E NETANYAHU RISCHIA DI RIMANERE SENZA CONSEGUENZE
La telefonata di Von der Leyen con Netanyahu invece resta importante dal punto di vista politico ma difficilmente potrà avere “sbocchi” se qualcosa non cambierà sui veri asset che contano oggi: gli USA, l’Arabia Saudita, la Russia, la Cina e forse la Turchia, insomma tutti gli attori internazionali con cui l’Europa gioca un ruolo al momento “minoritario”. «Israele ha il diritto di difendersi. L’Iran è la principale fonte di instabilità regionale», riporta ancora la Presidente della Commissione UE in merito alla necessità di una negoziazione immediata, pur difendendo lo Staro Ebraico e ritenendo non corretto che l’Iran possa dotarsi di armi atomiche.
Parlando però del fronte a Gaza, lo scenario attuale e la situazione umanitaria impongono ad Israele di fermarsi almeno per consentire gli aiuti umanitari in soccorso dentro la Striscia: su questo Von der Leyen al leader israeliano intima di «cessare il fuoco», chiedendo poi ad Hamas il rilascio degli ostaggi per la fine delle ostilità.

Davanti invece alla continua proposta della Russia di portare a compimento il ruolo di mediazione con Iran e Israele, il commento secco dell’Europa è che da Mosca non vi è alcuna credibilità per dei possibili negoziati di pace, confermando il ruolo ancora molto ostile di Bruxelles davanti agli ultimi 3 anni di guerra in Ucraina. Giudizio perfettamente legittimo e condivisibile nel merito, ma che pone nuovamente l’’UE lontano da un piano diplomatico di “realpolitik” e sempre più fuori dalla “partita” internazionale, almeno come ente politico comunitario.
Just spoke with Prime Minister @netanyahu.
We are following developments in the Middle East with deep concern.
I reiterated our commitment to peace, stability, and diplomatic efforts leading to de-escalation.
In this context, I underlined that Israel has the right to defend…
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 15, 2025
