Fondazione per la Sussidiarietà ha presentato il report 'Sussidiarietà e welfare territoriale': l'analisi sullo stato dell'assistenza territoriale in Italia

È stato presentato in questi giorni il rapporto ‘Sussidiarietà e welfare territoriale‘ fortemente voluto dalla Fondazione per la Sussidiarietà e realizzato l’auto di Aiccon, IFEL, Ipsos, Istat e della Fodazione Caripolo, interamente incentrato sul presente e il futuro – con una serie di indicazioni di intervento alle quali arriveremo – del sistema assistenziale nella nostra penisola: l’evento si è tenuto nella cornice del Contro Convegni di Roma intitolato a Carlo Azegli Ciampi di proprietà della Banca d’Italia – con il governatore Fabio Panetta che ha aperto le danze -, alla presenza del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, di Lilia Cavallari – presidentessa dell’Ufficio parlamentare di Bilancio -, del presidente Istat Francesco Maria Chelli, del direttore IFEL Pierciro Galeone; ma anche del ragioniere dello Stato Daria Perrotta e della professoressa Lorenza Violini titolare della cattedra in Diritto Costituzionale all’Università milanese.



Investire sullo stato sociale, sulla sua università e inclusività – ha spiegato il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, durante l’evento romano –, non è solo un dovere di solidarietà verso i più fragili” perseguendo l’obbiettivo comune di “costruire società più coese, sistemi più resilienti e una crescita economica più stabile“: oggi più che mai – e i dati che vedremo a breve lo dimostrano – è importante “rinnovare il patto sociale che ci unisce” a fare di una rinnovata “cultura della sussidiarietà” che non può che passare dall’aiuto di “tutti“.



Il rapporto sul welfare della Fondazione per la Sussidiarietà: disparità territoriali, pochi fondi a disposizione e frammentazione dell’offerta

Centrale nel rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà è stata l’attenzione posta sul sistema del welfare territoriale a sostegno dei più bisognosi – anziani, ma anche persone fragili, disabili, emarginati e famiglie in difficoltà -, partendo dalla constatazione che attualmente il 5% della popolazione possiede il 46% della ricchezza complessiva a fronte di un 10% che versa in gravi condizioni di difficoltà: in quest’ultima voce rientrano – in particolare – un 28,4% di famiglie con persone disabili a carico che sono sempre più vicine alla vera e propria esclusione sociale; mentre il 67% delle persone in difficoltà negli ultimi anni ha raccontato di aver trovato gravi difficoltà nell’accedere alle prestazioni assistenziali.



Come spesso accade in questo tipo di rilevazioni, anche per il sistema del welfare restano profondamente marcate le disparità territoriali che oltre ad essere tra Nord e Sud, diventano ancor più marcate guardando alle città e alle periferie, oppure alle zone interne e a quelle esterne; e mentre complessivamente solo il 20% del budget assistenziale viene impiegato per le politiche sociali (e il restante 80% ovviamente è destinato alle pensioni), lo scorso anno le famiglie in difficoltà sono state costrette a spendere circa 5mila 400 euro a nucleo – un totale di 138 miliardi – per accedere a prestazioni private.

Criticità e possibili interventi per salvare il welfare sociale italiano: le proposte della Fondazione per la Sussidiarietà

Complessivamente – rileva, insomma, la Fondazione per la Sussidiarietà nel suo report – a rendere particolarmente complesso il sistema della sussidiarietà c’è un’enorme frammentazione di uffici e responsabilità tra Stato, Regioni e Comuni che rende complesso – unitamente alla carenza di personale e fondi – aiutare in modo rapido e chiaro chi è in difficoltà; così come sembra ormai anacronistico un sistema assistenziale ancora fortemente incentrato sul trasferimento monetario più che sulle persone vere e proprie in una visione olistica dei servizi.

I punti sui quali è più urgente lavorare secondo la Fondazione per la Sussidiarietà sono almeno cinque e partono dal cambiamento di rotta verso la presa a carico della persona e dei sui bisogni per aiutarla ad accedere ai giusti servizi, fino ad una più vasta e chiara progettazione integrata che includa anche un sistema di valutazione dei servizi; passando poi per nuovi centri territoriali unici, per un controllo sullo stanziamento dei fondi e per il rafforzamento dell’unione tra pubblico e Terzo Settore che superi definitivamente le logiche di mercato.