A Belve Crime si torna a parlare di Yara Gambirasio: la sparizione della 13enne, il ritrovamento e le piste seguite dagli inquirenti
Aprendo con il botto la prima stagione e puntata del programma Belve Crime, questa sera – a partire dalle ore 21:25 su Rai 2 – la giornalista Francesca Fagnani tornerà a parlare del delitto di Yara Gambirasio con un’intervista esclusiva a Massimo Bossetti, unico condannato per l’omicidio della 13enne bergamasca e che da sempre si professa completamente innocente: una tesi che certamente tornerà a ribadire anche questa sera, in contrasto con l’ampia ed articolata indagine condotta dagli inquirenti; mentre qui vorremmo ripercorrere le tappe salienti dell’omicidio di Yara Gambirasio, dalla sua sparizione al ritrovamento, passando per le primissime indagini.
Del caso di Yara Gambirasio si parlò soprattutto a partire dal 26 novembre del 2010, quando la ragazza 13enne – residente all’epoca a Brembate di Sopra – sparì misteriosamente nel nulla mentre si trovava alla palestra di ginnastica ritmica in cui si allenava: l’ultima traccia certa della ragazza risalirebbe alle ore 18:44, quando mandò l’ultimo messaggio a un’amica; mentre il suo cellulare, una decina di minuti più tardi, risultò essere agganciato a circa 3 km di distanza dalla palestra (nell’area di Mapello), prima di perdere ogni tipo di segnale.
Yara Gambirasio: la prima indagine, il ritrovamento del corpo e la condanna di Massimo Bossetti
Il caso di Yara Gambirasio ottenne da subito un grandissimo risalto mediatico e, sulla spinta delle richieste di giustizia che attanagliavano gli inquirenti, già nel dicembre dello stesso anno (con la 13enne che ancora non era stata ritrovata) si arrivò a un primo arresto: si trattava di Mohammed Fikri, raggiunto su una nave diretta in Marocco e incastrato da un’intercettazione in cui, in arabo, disse “che Dio mi perdoni”; e dopo che si riuscì a dimostrare che la frase pronunciata era “che Dio mi protegga” e che l’uomo non era intento a fuggire, la sua posizione fu archiviata e mai più riaperta.
La svolta definitiva nel caso di Yara Gambirasio ci fu il 26 febbraio dell’anno successivo, quando un aeromodellista scoprì per caso il corpo senza vita della 13enne: le analisi – oltre ad appurare la ferocia con cui fu colpita la vittima, usando diversi oggetti, e che non sembravano esserci segni di violenza sessuale – riuscirono a isolare sui suoi slip un DNA nucleare che passò alla storia con l’identificativo di “Ignoto 1” e che aprì a una lunghissima partita – sulla quale trovate i dettagli in un altro articolo già pubblicato – che portò alla condanna di Massimo Bossetti, attualmente all’ergastolo, con il movente dell’omicidio legato a un tentativo di violentare Yara Gambirasio.