La lunghissima indagine sulla morte di Yara Gambirasio: come si arrivò a Massimo Bossetti prendo dal famoso DNA di 'Ignoto 1'

Tra le indagini in assoluto più famose della recente storia del nostro bel Paese, quella relativa al delitto di Yara Gambirasio tornerà protagonista questa sera della primissima diretta di Belve Crime – condotto nella prima serata di Rai 2 da Francesca Fagnani, già alla guida di un similare programma dedicato più al mondo del gossip – con un’esclusiva intervista a Massimo Bossetti: proprio su quest’ultimo ricaddero tutti i sospetti sul delitto di Yara dopo una lunghissima ed articolata indagine; e mentre il muratore bergamasco si è sempre professato innocente, dal 2018 è condannato all’ergastolo e non è mai riuscito a ottenere la riapertura dell’indagine.



Partendo giusto rapidamente dai retroscena – e poi tra queste righe parleremo soprattutto delle lunghissime indagini – è bene ricordare che Yara Gambirasio sparì misteriosamente nel nulla nel 2010: il suo corpo venne trovato martoriato da numerosi colpi inflitti con un’arma mai identificata solamente tre mesi più tardi, e sugli slip della 13enne venne trovato un DNA maschile che passò immediatamente alla storia con l’identificativo di “Ignoto 1” e fu proprio lì che si aprì una delle più grandi ed ampie indagini della storia italiana; mentre è bene ricordare che sul corpo della ragazzina non fu trovato alcun segno di violenza sessuale.



Le indagini e i processi per la morte di Yara Gambirasio: il DNA di “Ignoto 1” e la pista Massimo Bossetti

Inizialmente, le analisi sul DNA di “Ignoto 1” prelevato sul corpo di Yara Gambirasio non diedero alcun frutto rispetto ai nominativi presenti nel database delle Forze dell’Ordine, e fu proprio in quel momento che le autorità decisero di sottoporre al test del DNA più di 25.000 persone residenti nell’area della sparizione della 13enne: in particolare, ci si concentrò sui frequentatori di una discoteca vicina al luogo in cui fu trovato il corpo di Yara Gambirasio e si arrivò a un soggetto – mai reso noto – che permise di restringere la cerchia a tale Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999.



Secondo le autorità, il DNA sul corpo di Yara Gambirasio era compatibile con un familiare stretto (quasi certamente un figlio) di Guerinoni, ma nessuno dei suoi eredi risultò compatibile al 100% con la traccia: fu un ex collega dell’uomo a rivelare di una sua presunta relazione extraconiugale avuta parecchi anni prima e, grazie alla medesima traccia di “Ignoto 1”, si riuscì a risalire a Ester Arzuffi e, con l’espediente di un controllo stradale, fu prelevato il DNA di Massimo Bossetti, unico figlio della donna residente nell’area bergamasca.

Il match tra Bossetti e la traccia sugli slip di Yara Gambirasio fu perfetto, e contro il muratore venne usato anche un video delle telecamere della palestra frequentata dalla 13enne che inquadrarono il suo furgone transitare in quell’area in diverse occasioni: inutile dire che Massimo Bossetti – sempre professatosi completamente innocente – fu condannato da tutti e tre i gradi di giudizio all’ergastolo con il movente riconosciuto in una tentata violenza sessuale; pur avendo sostenuto la tesi che il suo DNA finì sulla scena tramite degli attrezzi prestati a un collega, macchiati del suo stesso sangue a causa della sua accertata epistassi.