Intervista Zelensky alla CBS dopo strage di Sumy: “non mi fido dei negoziati, no territori ceduti. Trump vittima propaganda Russia". La reazione del tycon
NEGOZIATI, CESSIONE TERRITORI E RAPPORTI CON GLI USA: L’INTERVISTA “INCENDIARIA” DI ZELENSKY ALLA CBS
Il “day after” dell’attacco russo sulla Domenica delle Palme a Suny vede la pronta reazione del Cremlino che sottolinea l’intento di colpire sul suolo in Ucraina «solo obiettivi militari»: appena prima era stato il Presidente americano Donald Trump a parlare di un attacco «orribile e disgustoso» per cui però, secondo lui, Mosca avrebbe ammesso essersi trattato di un errore strategico nel lancio delle bombe a grappolo.
Al di là delle posizioni – con Zelensky che ha subito parlato di un «bastardo che colpisce in un giorno di festa», e alcune fonti interne ucraine che lamentano la scelta di una cerimonia così in pubblico con il rischio, poi avvenuto, di attacchi – sono alla fine due le evidenze si stagliano dopo Sumy: le vittime, persone morte senza colpa per una guerra insensata e orrenda in corso da oltre 3 anni; la forte complicazione ora per i negoziati di pace che erano ripresi la scorsa settimana in Turchia.
«Trump venga in Ucraina a vedere di persona le conseguenze di questa guerra, il mondo e la sua sicurezza sono in gioco»: così le parole nell’intervista potenzialmente incendiaria concessa dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla CBS News nella serata di domenica, poche ore dopo la strage a Sumy. Kiev lancia un nuovo appello agli alleati in Occidente, segnatamente gli Stati Uniti, per far capire come la minaccia dell’aggressività russa sia elemento assai concreto: per farlo arriva a sottolineare in più occasioni che gli States sarebbero vittima di una «forte propaganda russa», così anche il loro Presidente Trump (con cui appena poche settimane fa andava in scena uno scontro durissimo alla Casa Bianca in diretta mondiale).
LA REAZIONE DI TRUMP CHE SI SCAGLIA CONTRO L’EMITTENTE (SENZA CITARE DIRETTAMENTE IL PRESIDENTE DELL’UCRAINA)
«Venite e guardate, poi agiamo con un piano per porre fine alla guerra», così ancora Zelensky nel considerare la visita di Trump sui luoghi degli attacchi in Ucraina, prima ancora di qualsiasi negoziato. Ma è proprio sui colloqui di pace in corso, seppur a fatica, tra USA e Russia che il monito del leader ucraino giunge come una “mannaia”: «Non possiamo fidarci della Russia. Il punto è che non possiamo fidarci dei negoziati con la Russia».
Per Zelensky il presidente russo va fermato subito e immediatamente, altrimenti la guerra in corso in Ucraina «può diventare davvero una terza guerra mondiale»: le richieste, in questo senso, sono le solite, aiuti militari aggiuntivi, difesa aerea e coalizione unita per far vincere la guerra a Kiev ricacciando indietro il nemico di Mosca. Da queste parole espresse nell’intervista alla CBS, Zelensky non intende né fidarsi davvero dei negoziati di pace in corso, e né tantomeno arrivare a riconoscere come perduti i territori occupati dalla Russia: «non accetto la perdita dei territori, l’Ucraina li riconquisterà».
Per il leader ucraino il grande problema è la narrazione russa che prevale anche nell’amministrazione Trump, sebbene apprezzi gli sforzi in termini di negoziati e trattative: immaginabile la reazione di Washington con un lungo post su Truth del Presidente americano, anche se il fattore diplomazia questa volte prevale con l’ira furente del tycoon che si scaglia solo sull’emittente tv e non sull’omologo ucraino. «Va revocata la licenza per “60Minutes”», attacca Trump contro il programma che appena poche ore prima aveva intervistato Zelensky.
L’intervista non viene mai citata, ma è difficile non collegare i fatti così vicini nel tempo e nel contenuto: il Presidente contesta agli autori del programma nazionale di aver presentato due reportage «con toni dispregiativi e diffamatori» contro la Presidente repubblicana, aggiungendo un «la trasmissione di questo weekend le supera tutte». Senza dunque citare Zelensky, Trump considera «fraudolento» il modo di condurre gli approfondimenti politici anti-GOP su tutti i dossier, dai dazi alla Groenlandia fino appunto all’Ucraina: «La CBS è fuori controllo, a livelli mai visti prima, e dovrebbero pagare un prezzo elevato per questo».