La richiesta di Zelensky alla NATO per aiuti e armi: “ci servono 150miliardi di euro”. I piani di riarmo e la difficile "partita" di Kiev in Occidente
LE RICHIESTE (INGOMBRANTI) DI ZELENSKY ALLA NATO
In attesa del bilaterale con il Presidente Trump (che stamattina lo ha definito «una brava persona in difficoltà»), il leader dell’Ucraina Volodymyr Zelensky prova a “battere cassa” al summit NATO, invocando l’aiuto dell’Occidente nel momento in cui le attenzioni internazionali sono giocoforza concentrate quasi unicamente sul Medio Oriente. Mentre però i raid russi su Dnipro e il Donbass non si placano, il Presidente ucraino ribadisce la necessità di un aiuto sostanziale delle forze occidentali per non abbandonare il dossier dell’ingresso nella NATO.
Il tema non è minimo e Zelensky sa bene che le implicazioni sono molto complesse per un futuro di Kiev all’interno dell’Alleanza Atlantica: questo però non toglie la necessità di richieste sempre più pressanti, come quelle emerse ieri nel suo discorso al forum dell’industria della Difesa NATO a L’Aja. Poco prima della cena con il segretario generale Rutte, la Presidente Von der Leyen e gli altri leader occidentali, il Presidente in arrivo da Kiev ha sottolineato la parola chiave, ovvero “la nostra capacità di difesa”.

Secondo Zelensky è solo con le armi che vengono prodotte anche nelle fabbriche ucraine che si potrò parlare di un’Europa sicura: da qui la richiesta di ben 150 miliardi di euro agli Alleati per la produzione di armi e materiali bellici, non solo per contrastare le minacce dell’Iran («il suo programma è una minaccia anche se conduce una guerra difensiva») ma per evitare che entro i prossimi 5 anni la Russia «invaderà un Paese europeo».
La previsione di Zelensky, fatta durante l’intervista a Sky News UK, mette al centro la “sfida” all’Alleanza Atlantica in merito alla guerra ancora oggi aperta in Ucraina: Kiev starebbe bloccando l’avanzare russo verso l’Europa ma questo non può proseguire a lungo «se non aiutano subito l’esercito e la popolazione ucraina».
GLI AIUTI DA UE E NATO, IL RIARMO E IL FUTURO DELL’UCRAINA
Sebbene solo dall’Unione Europea in questi tre anni di guerra – ha calcolato nei giorni scorsi la stessa Presidente della Commissione Europea Von der Leyen – siano stati sganciati 150 miliardi di euro in aiuti per l’Ucraina, le richieste di Zelensky proseguono e puntano a non far finire il conflitto con la vittoria sostanziale di Mosca. Il punto affrontato è sempre il solito: aiutare Kiev oggi significa “investire” sulla protezione dell’Europa, cui non può bastare lo sviluppo dei piani di riarmo “accelerati”: su questo punta Zelensky e per questo richiede che le aziende europee e filo-NATO non arrivino ad investire in Russia.
Da ultimo, nel suo discorso davanti ai delegati dell’Alleanza giunti al summit NATO de l’Aja, il Presidente ucraino ha appoggiato l’aumento della spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2030, proprio facendo suo l’alert sull’invasione possibile di uno Stato membro UE: «a partire dal 2030, Putin potrà avere capacità significativamente maggiori», rileva il Capo del Governo ucraino. Resta un dettaglio che continua a rimanere dirimente nel dossier Ucraina-NATO, ovvero il fatto che al momento il Paese invaso da Mosca non si trovi all’interno dell’Alleanza e perciò resta complicato il “pressing” per convincere i vari Stati atlantici ad investire nella difesa (ovvero oggi, sull’Ucraina, nell’idea di Zelensky).
