L’INTRODUZIONE DEL CARDINALE ZUPPI ALL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI: “L’ABBRACCIO E LA GRAZIA DEL RISORTO”
Anticipata con il toccante momento di preghiera lunedì sera in Basilica San Pietro, è iniziata ufficialmente oggi la 79esima Assemblea Generale della CEI, in corso in Vaticano fino al prossimo giovedì 23 maggio 2024. Come da tradizione, in apertura della riunione con tutti i vescovi italiani protagonista è il Presidente della CEI, cardinale Matteo Maria Zuppi, con l’Introduzione che fissa i punti cardine dei lavori dell’Assemblea Generale “di primavera”.
«Che cosa possiamo offrire al mondo? La grazia del Risorto»: così l’Arcivescovo di Bologna sottolinea la grandezza del dono cristiano nella storia dell’umanità, tanto di ieri quanto soprattutto di oggi e domani dove la speranza di una vita buona non è così “esaltata”. Nel dono dello Spirito Santo appena celebrato con la Pentecoste, la grazia di Gesù – continua Zuppi – diventa un «segno concreto di comunione! Solo insieme e nella gioia di un “noi” condiviso e riconoscibile, potremo affrontare le tante sfide di oggi».
L’abbraccio del Signore, la continua relazione e comunione con lui, conserva quella felicità “promessa” da Gesù con la Sua morte e resurrezione dalla Croce: «Il Vangelo risponde al bisogno degli italiani, anche dei giovani, spesso isolati, che aspirerebbero a una pienezza di vita, ma non sanno dove trovarla», sottolinea il Presidente dei vescovi davanti alla folta platea, legando l’amicizia di Gesù al bisogno concreto, alla sete di compimento che ognuno oggi sperimenta anche fuori dal cristianesimo. Come ricorda Papa Francesco nella esortazione “Evangeli Gaudium” – riportato da Zuppi nella sua Introduzione all’Assemblea CEI – «A volte perdiamo l’entusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno». Proprio questa amicizia, secondo il cardinale, rende possibile la liberazione effettiva dalla «cultura del declino», una consapevolezza gioiosa che scommette sull’amore e sulla vita e rende feconda la felicità per ogni singolo individuo.
LA CHIESA, LA PENTECOSTE E IL PROBLEMA DELLA POVERTÀ ASSOLUTA: COSA HA DETTO ZUPPI
Nella sua Introduzione, il cardinale Zuppi mette in profondo contatto la fede con la cultura circostante in questo preciso momento storico della Chiesa italiana: «Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso». Lo ricordava spesso il Servo di Dio Don Luigi Giussani, da poco entrato nella seconda cruciale parte del processo di beatificazione per la Chiesa Cattolica: «La fede, mi pare, è sorgente di cultura proprio in quanto diventa principio di una percezione, di una conoscenza nuova del mondo, della realtà: come origine, come dinamismo, che ne costituisce l’effimero esistere, e come scopo» (dal libro “Un caffè in compagnia” con Renato Farina, ndr).
Nonostante l’originalità e la determinazione di Papa Francesco, rileva ancora il Presidente della CEI nell’apertura dell’Assemblea Generale (qui il testo integrale dell’Introduzione, ndr), la Chiesa deve continuare a chiedersi se non rischia di peccare di “timidezza” e di «mancanza di “fantasia creativa” in ambito culturale»,, ammonisce Zuppi. La Chiesa non deve essere mera militanza, ma neanche timida voce incerta: «La Chiesa deve aiutare la discussione critica delle ideologie, dei miti, degli stili di vita, dell’etica e dell’estetica dominanti. Se è vero che la Chiesa ha bisogno di cultura, aggiungerei che è anche la cultura ad avere bisogno del punto di vista cristiano».
Per questo motivo il cardinale Zuppi sottolinea più volte la necessità di legare i nostri tempi di oggi alla solennità della Pentecoste, in quanto è solo con la presenza viva e amicale dello Spirito Santo che l’uomo può superare problematiche, ideologie e paure profonde: «Con la sua grazia possiamo ancora compiere i prodigi della prima generazione cristiana nella nostra modestia personale, ma anche nella grandezza e nella forza del suo amore». Importante infine il passaggio legato alla realtà stringente della povertà, giunta per una fetta della società italiana come un problema quasi insormontabile: «Lo stato di salute del Paese desta dunque particolare preoccupazione. È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno». Serve un’apertura alla vita ma anche politiche in grado di colmare i divari e le povertà assolute, conclude il Card. Matteo Zuppi: «Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza. Pensiamo anche all’inverno demografico che chiede interventi lungimiranti». Non serve chiudersi alla vita, chiarisce l’Arcivescovo, anche perché – come ricorda il Papa sempre nella “Evangeli Gaudium”, in questo chiudersi si rischia di “ammalarsi”, di perdere sicurezza, mentre è l’annuncio del Vangelo a dare semplicità e continuo servizio per gli ultimi, i più poveri.