“SE È MORTO NON SERVIAMO PIÙ”/ Napoli, talassemico morì in attesa del 118: Borrelli, “responsabili paghino”

- Silvana Palazzo

“Se è morto non serviamo più”. Napoli, telefonate choc al 118: così talassemico muore aspettando l'ambulanza. Ritardo fatale per Marco D'Aniello: le ultime notizie sull'indagine

ambulanza_lapresse_2017 Ambulanza (LaPresse)

Il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, membro della Commissione sanità, è intervenuto sul caso dell’uomo talassemico morto aspettando l’ambulanza. «Chi ha avuto responsabilità nella morte del quarantaduenne morto alla stazione centrale di Napoli lo scorso anno in attesa di soccorsi deve essere licenziato immediatamente», ha dichiarato dopo aver letto le trascrizioni delle telefonate al 118, rese note dal Corriere del Mezzogiorno. «Tutti i protagonisti di quella vicenda devono essere puniti, anche chi non ha saputo gestire al meglio le telefonate che arrivarono quella sera», ha aggiunto Borrelli, come riportato da La Rampa. Il consigliere regionale ha spiegato poi che le telefonate in questione «lasciano una sensazione di pressapochismo che mal si concilia con un servizio d’emergenza come quello del 118 e con lo straordinario lavoro che, ogni giorno, fanno tutti gli operatori impegnati in questo servizio indispensabile». (agg. di Silvana Palazzo)

“SE È MORTO NON SERVIAMO PIÙ”

Un uomo di 42 anni talassemico è morto quest’estate nella stazione centrale di Napoli in attesa di soccorsi. «Non ci sono ambulanze», dicevano. Ma oggi sono emersi gli audio choc delle ripetute telefonate con il 118. E si scopre che un operatore al telefono ha detto: «Se è morto allora non serviamo più». Ma riavvolgiamo il nastro di questa assurda vicenda. Tutto accade la sera del 3 agosto 2017. Marco D’Aniello crolla a terra in stazione e vomita sangue. L’uomo era talassemico, affetto cioè da una malattia del sangue che ne comprometteva la salute. La sua morte ha suscitato scalpore però per un altro aspetto: è rimasto a terra per diverso tempo in attesa che si liberasse un’ambulanza. L’indignazione è stata sostituita dalla rabbia di familiari e amici quando dall’indagine interna dell’Asl Napoli 1 è emerso che un mezzo di soccorso libero c’era, ma inspiegabilmente non è stato inviato. Per la precisione, erano due le ambulanze disponibili. Per questo quattro infermieri della centrale operativa del 118 che risposero alle richieste di soccorso sono stati temporaneamente sospesi. «Non so se quell’uomo si poteva salvare, ma dovevano dargli una chance. Sono avvilito. Questa cosa è imperdonabile», ha dichiarato Giuseppe Galano, direttore del 118, a La Repubblica.

NAPOLI, LE TELEFONATE AL 118 MENTRE MARCO MORIVA

Il Corriere del Mezzogiorno ha riportato in esclusiva le incredibili conversazioni avvenute tra chi ha chiesto aiuto per Marco D’Aniello e chi, dall’altro capo del telefono, avrebbe dovuto inviare i soccorsi. «Abbiamo una persona a centro stazione, binario 14 che sta molto male e… caccia sangue dalla bocca», dice la vigilanza della stazione centrale di Napoli. «Binario 14, se possibile una cosa urgente, perché dice che sta molto male», aggiunge. L’operatore risponde semplicemente: «Va bene».

Passano diversi minuti, poi al 118 di Napoli arriva una seconda chiamata da una guardia giurata. «Salve, senta siamo le guardie giurate della stazione centrale. Senta noi abbiamo urgentemente… questa persona ha emesso più di 2 litri di sangue dalla bocca». Gli viene detto che «non ci sono ambulanze». La terza telefonata arriva dalla Polfer, la polizia ferroviaria: «Vabbè… appena si libera qualche ambulanza ve la mandiamo». Si aggiunge la segnalazione di un passante, qui la conversazione assume toni surreali. «Eh, sentite ma c’è un signore che sta vomitando sangue a Napoli Centrale, la stazione. Lo stanno facendo morire qui a terra. Io penso che già è morto anche…», dice il passante. «Ah, quindi non serve più l’ambulanza?», chiede l’operatore. «No, come non serve più?», replica il passante. «Lei ha detto che è morto», risponde l’operatore. «Noo, non lo sappiamo ancora. È a terra, ricoperto di sangue. Come non serve più?». L’operatore aggiusta il tiro: «E lei ha detto che era deceduto, scusate». Ma i toni cominciano a surriscaldarsi: «No, e che sono un medico io?». L’operatore sbotta: «E allora perché dice cose non vere, mi faccia capire». Il passante sorpreso: «Ma chi è che dice cose non vere?». Poi l’operatore: «Lei ha detto che è morto. Lei ha detto che è morto. Ha affermato che è morto». E allora il passante ribadisce: «No, io mica so se è morto». Quindi l’epilogo: «Ah vabbè, sta arrivando l’ambulanza. Arrivederci!».

La quinta telefonata è caratterizzata dallo stesso tono. A sollecitare i soccorsi è ancora una volta la guardia giurata: «Ci serve un’ambulanza urgentemente, urgentemente!». All’ennesimo sì sbotta: «Sì eh… sembra che stiamo parlando con lo scemo dall’altro lato che diciamo sempre sì». La risposta è assurda: «Ma lei vuole dire che io sono scemo allora?». La guardia giurata risponde: «Lei mi sta prendendo per scemo, perché se mi risponde sempre sì, sì, sì, sembra che io sono lo scemo della situazione. Io le sto dicendo che c’è una persona a terra che ha bisogno urgentemente di un’ambulanza e lei scherza su una situazione del genere». Dopo una serie di botta e risposta l’operatore spiega: «Signore ci sono altre 6 persone come la persona della quale lei parla che sta aspettando un’ambulanza e le ambulanze sono tutte impegnate». Seguono altre tre telefonate, ma quando l’ambulanza arriva finalmente sul posto per Marco D’Aniello non c’è più niente da fare.







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