CONTRATTI STATALI/ Aumento stipendi Pa: tra rinnovo e ‘smartworking’ (ultime notizie)

- Niccolò Magnani

Contratti statali, ultime notizie di oggi 18 settembre 2017: rinnovo e aumenti stipendi Pa, maxi concorsone e assunzioni Giovani dopo pensione 500mila dipendenti pubblici

ufficio_lavoro_lapresse (LaPresse)

In questi giorni il Partito Democratico e il ministro della Pubblica Amministrazione hanno pubblicato un focus con tutte le novità attinenti al rilancio del Lavoro Pubblico, con la riforma Madia che entrerà in vigore nelle prossime settimane. Dal rinnovo per i contratti statali fino alle novità su stipendi e “lotta ai furbetti”, i punti affrontati dai dem sono molti e riflettono però – per i contestatori e le opposizioni – degli aspetti “secondari” rispetto al rinnovo del contratto pubblico che ancora latita. «Dalla riduzione dei comparti di contrattazione (da 11 a 4), passando per l’accordo sindacale del 30 novembre 2016, fino all’emanazione dell’atto di indirizzo all’ARAN, il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici è stato sin dall’inizio un obiettivo della legislatura dopo anni di blocco contrattuale. A differenza del passato, per gli aumenti economici ci sarà una particolare attenzione ai redditi bassi, che in questi anni hanno sofferto maggiormente la crisi»: il prospetto del Pd è chiaro, l’effettivo raggiungimento ad oggi non è per nulla scontato, viste le problematiche in copertura costi e risorse. Un punto interessante aggiunte alla riforma riguarda il fronte dello smartworking, voluto dal Governo Renzi prima e Gentiloni poi in questi termini: «Non è più il telelavoro ma un’organizzazione diversa che non conta solo le ore effettuate e il luogo fisico e si avvale dei nuovi strumenti (tablet, smartphone). L’obiettivo è conciliare meglio i tempi di vita e lavoro, in particolare per chi è genitore. Entro il 2020 le Amministrazioni pubbliche dovranno prevedere la possibilità di impiegare fino al 10% dei lavoratori pubblici in lavoro agile (“smartworking”), su base volontaria, mantenendo inalterate le opportunità di crescita e di carriera».

LA RICERCA DELLE RISORSE

Le risorse per il rinnovo dei contratti statali ammontano a poco più di un miliardo e mezzo di euro: questa la stima che circola a Palazzo Chigi in vista della stesura definitiva della manovra finanziaria. Questi numeri però non possono essere considerati certi, in ogni caso il Governo sta lavorando per individuare le coperture finanziare necessarie a finanziare il nuovo contratto del pubblico impiego, per il quale sono in corso i negoziati con i sindacati. Finora sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro, mentre meno di 2 miliardi dovrebbero essere recuperati dai bilanci di Regioni e Comuni. Per arrivare però a 5 miliardi, la somma necessaria per garantire l’aumento medio di 85 euro lordi, servono circa 1,5-1,6 miliardi.  Intanto, come riportato dall’agenzia di stampa Public Policy, si sta studiando la possibilità di inserire in manovra sconti fiscali per chi lavora negli uffici pubblici, una sorta di premio di produttività soggetto a un’aliquota agevolata e convertibile in benefit. (agg. di Silvana Palazzo)

IL BONUS PRODUTTIVITÀ

Il bonus produttività è uno dei punti in discussione nel complicato piano di rinnovo dei contratti statali, e a certificarlo è stata la stessa Ministro Madia più volte anche in questi ultimi mesi: l’aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici dovrebbe avere un punto consistente anche sul nuovo bonus produttività che sarebbe detestato e che dovrebbe aggiungersi proprio alla stessa busta paga. L’alternativa è che diventi una sorta di benefit, ma su questo punto ovviamente sono le risorse ad essere le principali indiziate ai dubbi di fondo dei sindacati: ci sono per coprire tale bonus? I premi sarebbero coperti “tutti”? Tra le prime ipotesi fatte dall’Aran ci sono certamente spese di trasporto e generi alimentarti, mense aziendali e rimborsi in generali. Ma non solo, anche istruzione familiare, servizi di assistenza e contributi per aggiungerli alle pensioni complementari.

LA DENUNCIA DEL SINDACATO DI POLIZIA

La mancata compensazione dei pensionamenti attraverso nuove assunzioni porterà le forze dell’ordine ad avere tra dieci anni un organico inferiore del 40%. La ripartenza dei concorsi pubblici e il ripristino del turn over rappresentano un’inversione di tendenza, ma non basta per il sindacato di polizia Silp Cgil, che è entrata anche nel merito dei contratti statali. «In primo piano oggi c’è poi la partita del rinnovo del contratto di lavoro delle forze di polizia, fermo da 8 anni. Servono aumenti dignitosi considerato che sparirà a breve il bonus 80 euro dalle busta paga che, ad oggi, non viene compensato da nuove quanto necessarie risorse», ha dichiarato Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil. Inoltre, sostiene che debbano essere incrementate «le cosiddette accessorie che rappresentano la vera specificità degli operatori del comparto senza dimenticare il tema dei diritti con l’estensione di quelli riconosciuti ad altre categorie di lavoratori che, ancora oggi, non riguardano donne e uomini in divisa». (agg. di Silvana Palazzo)

TRA RINNOVO E CONCORSONE STATALI

Sul fronte contratti statali la novità del weekend riguarda un punto “aggiuntivo” al rinnovo e aumento degli stipendi che sta letteralmente “bloccando” la discussione e lo scenario della Pubblica Amministrazione: dopo 8 anni di inerzia, si avvicina il momento della trattativa conclusa ma intanto si muove un secondo “filone” all’interno del mondo Pa. Tutto nasce dalla proposta, per ora solo informale, di un maxiconcorsone per i dipendenti pubblici: con l’intervento di Rughetti, sottosegretario Pa, alla Festa dell’Unità di Roma si apre forse una nuova stagione di concorsi pubblici all’interno della Pubblica Amministrazione. «500mila dipendenti pubblici nei prossimi 4anni andranno in pensione. Questa è una grande occasione per lo Stato con piano assunzioni giovani. Una grande scommessa che va fatta in questo momento sfruttando magari la prossima legge di bilancio, strumento non solo dal punto di vista delle risorse, ma da quello metodologico». Le parole di Rughetti hanno aperto ad accoglienza molto positiva per alcuni e forti polemiche per altri: «”Prima di dar luogo a nuove assunzioni la pubblica amministrazione azzeri i debiti commerciali contratti con le aziende fornitrici che, secondo le stime della Banca d’Italia, ammontano a 64 miliardi di euro, di cui 34 ascrivibili ai ritardi nei pagamenti», spiega una dura nota della Cgia Mestre di ieri sera. Rinnovi e aumenti stipendiali, come passati debiti: aprire a nuove assunzioni possono e devono essere fatte, ma non bisogna dimenticare tutti quei dipendenti che da anni attendono un rilancio sul proprio contratto nazionale (o il pagamento di lavori svolti magari anche molti mesi fa, come rileva la Cgia).

CONTRATTI STATALI E I BONUS RENZI DI 80 EURO, I RISCHI

Sul comparto Sanità e sul rinnovo dei contratti statali, torna ancora sul forte tema del bonus 80 euro il Migep – sindacato e federazione nell’area sanitaria – denunciando il forte rischio di perdere quel diritto a fronte degli aumenti previsti dalla riforma Madia. «È giunto il tempo di riconoscere il disagio della professione e in ogni caso i lavoratori non possono essere penalizzati», spiega il leader del Migep Angelo Minghetti. «Ci troviamo con due atti d’indirizzo, quello del Governo – Ministro Madia – e quello del Comitato di Settore Regioni Sanità che lasciano perplessità con vuoti su alcuni temi importanti come la mobilità, il fabbisogno, fasce economiche, ecc. Inoltre, il rischio, che con l’aumento contrattuale si può avere una perdita del bonus di 80 euro», allerta il sindacato sanitario. Da ultimo, tenendo conto della disponibilità dell’Aran di andare incontro alle esigenze del settore Sanità riconosciuta anche dallo stesso Migep, «non si comprende – conclude Minghetti – su quale categoria e fascia verrà calcolato l’aumento medio di 85 euro mensili a regime sulla retribuzione stipendiale».





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