RIFORMA PENSIONI/ Quota 41 e Quota 100, le mosse di Lega e M5s in vista del Def (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, ultimissime. Quota 41 e Quota 100, le mosse di Lega e M5s in vista del Def. Tutte le novità e le news sui principali temi previdenziali di oggi, 30 marzo

Camusso_Sorriso_Lapresse Susanna Camusso (Lapresse)

LE MOSSE DEI PARTITI IN VISTA DEL DEF

Il Sole 24 Ore ricorda che si avvicina la scadenza per la presentazione del Def e che i partiti stanno lavorando a proprie risoluzioni. Il quotidiano di Confindustria spiega che sulle pensioni il Movimento 5 Stelle “potrebbe impegnare il Governo a intervenire sulla Legge Fornero. I Cinquestelle non sono per una sua abolizione tout court, ma per un superamento con la Quota 41”. Anche per la Lega “la Legge Fornero va superata, ma con altre modalità: raggiungimento di Quota 100, ossia almeno 64 anni di età e non meno di 36 anni di contribuzione”. Forza Italia è invece cauta sul superamento della Legge Fornero “e contraria all’abolizione dell’aumento dell’età pensionabile in parallelo con l’aumento della speranza di vita”. Il Pd, infine, “è da sempre contrario al superamento della Fornero, mentre punta a un sistema più equo e a rendere strutturali gli elementi di flessibilità già introdotti come l’Ape”.

CAMUSSO: URGENZA PER DONNE E GIOVANI

A margine dell’assemblea dei candidati alla Rsu per il pubblico impiego, Susanna Camusso ha commentato i dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni, spiegando che essi mostrano come oltre l’86% delle donne riceva un assegno inferiore ai mille euro al mese. “Continua a esistere un problema molto serio nel nostro Paese relativo al reddito pensionistico”, ha detto la Segretaria generale della Cgil, aggiungendo poi, secondo quanto riportato da Fanpage, che “c’è l’urgenza di proseguire con la vertenza sulle pensioni per ottenere la pensione di garanzia per i giovani”. Questo perché “non si può pensare al futuro con l’attuale sistema che, in particolare per i giovani e per tutte le forme di precarietà, determinerà pensioni che non permettono di vivere dignitosamente”. Per la sindacalista, i dati Inps mostrano anche che “le molte polemiche fatte nei mesi precedenti non corrispondono a una situazione così tranquilla, come veniva descritta, del mondo delle pensioni”.

QUASI 16.000 DOMANDE PER L’APE VOLONTARIO

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, che sarebbe entrato in possesso dei dati ufficiali dell’Inps, alla data del 26 marzo sarebbero quasi 15.800 le domande di certificazione presentate per poi accedere all’Ape volontario. Inoltre, sul sito dell’Inps sarebbero state già fatte più di 186.000 simulazioni mediante l’apposito strumento predisposto. Il quotidiano di Confindustria spiega anche che al 9 marzo risultano pervenute all’Inps più di 48.000 domande per l’Ape social, mentre quelle accolte sono circa 18.500. Ci sono anche più di 34.600 domande per la Quota 41 dei lavoratori precoci, di cui oltre 11.300 già accolte. Non sono invece stati ancora pubblicati in Gazzetta ufficiale i decreti relativi alla creazione delle commissioni per separare spesa assistenziale e previdenziale e per definire i lavori gravosi da esentare dall’aumento dei requisiti pensionistici.

LA SFIDA DA AFFRONTARE PER I PEPP

In un articolo su Sanità24, l’inserto de Il Sole 24 Ore, Claudio Testuzza, evidenzia come nel 2016 in Europa l’indice di dipendenza complessivo, dato dal rapporto tra le persone a carico e quelle considerate in età lavorativa, era pari al 53,2%: di fatto, quindi, per ogni persona a carico ce n’erano circa 2 in età lavorativa. “È, pertanto, evidente, che la percentuale di persone in età lavorativa nell’Ue-28 è in diminuzione, mentre il numero relativo di pensionati sta aumentando”, scrive il medico, ricordando che questo trend è destinato ad aumentare visto che i baby boomers si avvicinano al pensionamento. “Ciò, a sua volta, determinerà un onere maggiore per le persone in età lavorativa, che dovranno provvedere alle spese sociali generate dall’invecchiamento della popolazione per fornire una serie di servizi ad esso correlati”. È per fronteggiare questa sfida che, ricorda Testuzza, la Commissione europea ha pensato di lanciare i fondi pensione europei Pepp.

LE PAROLE DI GHISELLI E CAMUSSO 

Dalla Cgil arriva un richiamo al Governo dato che ancora non è stato emanato il decreto per la creazione della Commissione tecnica che si dovrà occupare di stabilire la gravosità delle diverse professioni, in modo da poter arrivare a una differenziazione delle aspettative di vita su cui basare l’innalzamento dei requisiti pensionistici. “Il decreto doveva essere emanato entro lo scorso febbraio e questo ritardo rischia di pregiudicare la conclusione dei lavori della Commissione entro il termine, previsto dalla legge, del 30 settembre 2018”, fa notare il Segretario confederale Roberto Ghiselli. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, dal suo punto di vista “il rispetto di questo termine è fondamentale per poter intervenire, con la prossima Legge di bilancio, sull’ampliamento dei lavori gravosi a cui garantire requisiti anagrafici più favorevoli per accedere alla pensione”. Anche se poi tutto dipenderà da chi ci sarà al Governo.

Nei giorni scorsi Susanna Camusso aveva detto. “Con Cisl e Uil abbiamo una proposta comune: partiamo dalla pensione di garanzia per i giovani e risolviamo le storture e le ingiustizie della legge Fornero”. Secondo quanto riportato dall’Ansa, la Segretaria generale della Cgil aveva aggiunto che “vorremmo discutere di questo, ma serve un Governo”. Bisognerà quindi attendere la formazione di un esecutivo per tornare ad affrontare il tema pensioni e visto lo scenario politico potrebbe volerci del tempo. Tuttavia non sono mancati richiami, da parte di Bce, Fmi e Ocse, per esempio, sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano. La sindacalista ha in questo senso evidenziato la necessità di spiegare all’Europa che “non c’è sostenibilità sociale” nell’attuale sistema.





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