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Home » Esteri » Europa » GERMANIA IN LOCKDOWN/ Non bastano le (tante) terapie intensive a “salvare” la Merkel

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GERMANIA IN LOCKDOWN/ Non bastano le (tante) terapie intensive a “salvare” la Merkel

Marco Pugliese
Pubblicato 6 Gennaio 2021 - Aggiornato alle ore 07:06
Trasposto di un malato affetto da Covid-19 in Germania (LaPresse)

Trasposto di un malato affetto da Covid-19 in Germania (LaPresse)

Dall’estate in avanti la Germania ha fallito alcuni passaggi nella strategia anti-pandemia. E il paese oggi è molto lontano dal ritorno alla normalità

Angela Merkel in quest’inizio di 2021 ha dovuto ammettere una serie di passaggi a vuoto che hanno fatto traballare il sistema tedesco: dalle scuole fino alla gestione dei vaccini, Berlino sembra aver smarrito quella sicurezza che ne aveva caratterizzato il periodo marzo-giugno, quando, con l’Europa chiusa, in Germania andò avanti perfino il campionato di calcio e l’efficienza tedesca superò la crisi dei macelli abbastanza brillantemente, di fatto bloccando sul nascere i focolai. Una gestione che sembrò non lasciare sbavature.


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Parigi e Londra sono andate in crisi in ottobre. Mentre in Italia si discuteva sulla privacy dell’app Immuni, in Germania iniziava un periodo d’incertezza, segnato da contagi e decessi in crescita. Una testimonianza diretta raccolta proprio dal Sussidiario spiega molto bene la crisi tedesca. Uno scenario sempre più cupo, che ha indotto la cancelliera a mettere la Germania in lockdown dal 16 dicembre. Angela Merkel si presentò cupa e amareggiata dinanzi alla nazione, ammettendo almeno in parte il malfunzionamento dell’approccio anti-pandemico.


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Ieri un altro colpo di scena: la cancelliera ha di fatto deciso una proroga del lockdown fino al 31 gennaio. Un brutto colpo per l’immagine dell’efficienza teutonica, con una curva contagi/decessi che non accenna a scendere. Uno dei motivi per cui alla Merkel non è rimasto altro che ordinare, con un accordo bilaterale, altri vaccini da Pfizer, nel tentativo di abbattere la curva prima della terza ondata di primavera ed evitare una nuova chiusura.

Su Pfizer-BioNTech si gioca la partita tedesca. Il vaccino AstraZeneca, invece, riguarda la partita italiana e sarà decisivo da febbraio in poi. Secondo i modelli previsionali, pare un passo avanti rispetto agli altri (ricordiamo che non utilizza tecnologia mRna).


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La Germania invece scivola sui contagi, circa 23mila, e soprattutto arriva a più di mille morti al giorno, un bilancio che non si era mai registrato dall’inizio della pandemia. La Merkel aveva promesso una campagna vaccinale in grado di limitare la terza ondata primaverile, ma i numeri della seconda non perdonano. Ne è una prova la Gran Bretagna, dove nonostante tre vaccini in campo – oltre a Pfizer-BioNtech, anche Moderna e il recentemente approvato AstraZeneca – la variante inglese del virus ha portato i contagi oltre quota 50mila con più di 900 decessi, come avevamo previsto.

Si è mostrato preoccupato il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn: “i dati dimostrano con quanta brutalità possa colpire il virus. Non vedo come si potrebbe ritornare a un regime pre-lockdown”. E ha concluso: “Siamo ancora molto lontani dalla normalità”. Ieri la Merkel ha chiesto ai Laender di tenere le scuole chiuse per tutto il mese di gennaio.


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In Germania sono 78.109 le persone cui è stata somministrata la prima dose del vaccino Pfizer-BioNtech. Nonostante la campagna sia stata avviata, la normalità pare lontana, il sistema sanitario tedesco è sotto sforzo, fra la penuria del personale (una vera piaga, mancano gli infermieri) e il crescente aumento dei posti letto occupati nelle terapie intensive, che numericamente sono molte, ma nelle quali mancano le squadre di rianimazione.

I vaccini ci sono, hanno i loro tempi, e mentre l’Europa soffre il resto del mondo non sembra stare meglio. La lotta al virus è in stallo, non si è al punto prefissato dopo l’estate. L’organizzato Giappone rischia il collasso degli ospedali, l’aumento dei ricoveri è notevole, mentre in America Latina e nei Caraibi si supera la soglia del mezzo milione di morti. Calcoli ancora approssimativi, visto che in paesi come Perù o Ecuador il sistema è saltato e il bilancio lo si farà solo alla fine. In Russia, invece, si è passati da 55mila decessi a 186mila dopo un ricalcolo e ancora si aspettano i dati completi da Africa e India.

La Germania quindi è stata risucchiata dalla pandemia come tutto l’Occidente. Con lo sguardo rivolto al primo semestre 2021, l’obiettivo europeo è arrivare a vaccinare almeno il 70% del continente (per l’Italia circa 42 milioni di persone entro ottobre; per far questo servono circa 120mila vaccinati al giorno da gennaio a fine ottobre).

Nel grafico qui sopra una nostra comparazione tra Covid-19 e Spagnola basata su dati reali. L’andamento è simile con una sola variante: a differenza dell’influenza di 100 anni fa, il contenimento sanitario moderno ha risparmiato molte vite, il carico per il sistema sanitario mondiale risulta essere il 20% dei contagiati, i quali senza assistenza e tecnologia andrebbero incontro a complicanze gravi.

Questa percentuale, però, mette sotto pressione anche sistemi efficienti come quello tedesco, di fatto rendendo evidente quanto sia fondamentale il contenimento sanitario in quest’emergenza Covid, che ormai ha compiuto un anno.

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